Celtic League, un posto a tavola per le italiane (ma vicino alla porta…)

Lo spettacolo della Magners Celtic League La stagione 2010-2011 della Magners Celtic League è stata presentata nei giorni scorsi a Cardiff nel sacro tempio del Millennium Stadium. L’ingresso di due squadre italiane – Benetton Treviso, l’unica a portare il nome di una azienda nel torneo, e Aironi Viadana – non è il solo cambiamento epocale nella storia e nella gestione del campionato sovranazionale.

Proprio intorno al processo di accettazione delle due candidate italiane si era combattuta una battaglia più o meno scoperta tra irlandesi, fino a ieri egemoni, e scozzesi con gli Highlanders a chiedere maggiori spazi e cariche meglio distribuite.

Le nuove nomine suggeriscono che la Scozia ha ottenuto un buon successo dal momento che l’irlandese John Hussey, storico presidente, cede il posto allo scozzese Andy Irvine (ex-estremo con la maglia del Cardo di cui trovate un profilo nella sezione Storie di rugby).

Insieme con i play-offs (già introdotti nella stagione appena trascorsa), l’ingresso degli italiani, la nomina del nuovo direttore John Feehan e con il nuovo Board composto da due rappresentanti per nazione (Irlanda, Scozia, Galles e Italia) rappresenta un pacchetto di novità sufficienti ad appianare le proteste scozzesi.

A proposito dei rappresentanti nel Board, l’Italia si è come per solito distinta per l’utilizzo di procedure, per così dire, insolite.

I due rappresentanti saranno Checchinato e Besio, consigliere federale in quota-Dondi.

Ora, senza voler entrare nel merito delle professionalità e delle competenze che non discutiamo, è parso quantomeno singolare che la scelta non sia stato frutto di un processo democratico che coinvolgesse il Consiglio Federale e che sia stata calata dall’alto senza interpellare chi, nelle due squadre, investe fior di quattrini.

Ancor più singolare il fatto che i rappresentanti delle due squadre italiane non ne abbiano saputo nulla fino all’immediata vigilia della presentazione a Cardiff, per la gioia di Vittorio Munari e Franco Tonni, manager di Benetton e Aironi.

Del resto, il loro umore era già volgente allo scuro visto che il tavolo riservato agli italiani alla cena di gala della presentazione era piuttosto periferico, come se gli amici celtici volessero ricordarci che siamo appena entrati e, dunque, siamo ancora molto vicini alla porta da cui si entra ma si può anche uscire.

L’augurio è che le due rappresentanti italiane possano crescere e fare bene nell’interesse dell’intero movimento, magari con una collaborazione più condivisa da parte della FIR.


7 Responses to “Celtic League, un posto a tavola per le italiane (ma vicino alla porta…)”

  • Bruno Says:

    Premetto che non sono uno di quelli che tifa “contro”. Non fà parte della mia cultura sportiva (di chi ha praticato sport per 40 anni e passa) e non vorrei vedere contaminazioni di stampo calcistico nel nostro sport. Eppure io proprio non riesco a sentire alcuna simpatia e coinvolgimento per la partecipazione italiana in celtic league. Sarà per come è stata gestita la cosa, sarà per la mancanza totale di stima nei confronti di questa dirigenza federale, però mi chiedo se è questo il risultato che la FIR voleva ottenere e se si sono mai posti il problema, aldilà delle coperture finanziarie e/o sportive, di come lo sport sia anche e soprattutto partecipazione territoriale. Credo che se anche le due franchigie terminassero in testa alla CL (cosa peraltro assai difficile) la ricaduta positiva in termini reali sarebbe comunque inferiore a quella che si sarebbe potuta avere se le due franchigie fossero state davvero due mini-nazionali, se davvero fossero state sentite come proprie da tutto il movimento.
    Amo e seguo tutto il rugby, ma la CL non sarà davvero in testa ai miei pensieri. Lo sport deve farti battere il cuore e tutta questa faccenda, farcita di intrallazzi e incompetenze, ha un sapore piuttosto amaro per essere “appetibile”.
    Sarò al solito, partita dopo partita, sulle tribune del tre fontane come sempre. Là dove il cuore batte davvero.
    La celtic league siffatta la lascio volentieri a Dondi e Checchinato.

  • Francesco Says:

    Alessandro, ma Checchinato quanti incarichi ha in Federazione ? Ora pure questo !!

  • Alessandro Says:

    @Francesco:
    Checchinato ha rinunciato (bontà sua) al ruolo di Team Manager della nazionale e a quello di consigliere federale, ricopre ora quello di Responsabile per l’Alto Livello e siede nel Board della Celtic League, speriamo che abbia comprato un’agenda…

    @Bruno:
    come spesso capita, sono quasi completamente d’accordo con te.
    L’analisi è ineccepibile, sulla conclusione dissento nella seguente misura:
    in ogni caso, queste squadre scenderanno in campo come rappresentanti del rugby italiano all’estero e saranno piene di giocatori di interesse nazionale, dunque non posso non sostenerle sul campo. La politica che le ispira e, soprattutto, la cattiva gestione da parte della FIR invece è – finora – talmente fallimentare da spegnere questa passione. Speriamo che il campo sconfigga la “politica” ma sarà molto difficile. Ribadisco che, a mio personale avviso, Treviso reggerà meglio degli Aironi che a medio termine pagheranno le difficoltà logistiche e la scarsità del bacino commerciale che li dovrebbe sostenere.
    Grazie e a presto

  • Dan Says:

    Caro Alessandro,
    ma il bacino commerciale di Treviso qual’è? Credi che arriveranno tifosi da tutto il Veneto a Monigo? Rammento che proprio la Benetton aveva rifiutato sdegnosamente di aderire all’iniziativa di Rovigo, Padova e Venezia, salvo poi piangere per l’esclusione del “Veneto” dal rugby di alto livello.
    Tra l’altro mi chiedo: chi sarà il mediano di apertura che Treviso lancerà verso un radioso futuro nella nazionale italiana? Se continua lo stesso apporto degli ultimi anni (nel 6 Nazioni 2010 i quattro nazionali del Benetton erano tutti ex Calvisano!) non ho molte speranze di vedere giovani veneti in nazionale!

  • Alessandro Says:

    Caro Dan,
    non siamo in disaccordo. Sottolineando il mio pensiero sugli Aironi non intendevo dire che per il Benetton Treviso la situazione sia opposta circa il bacino di utenza. Semplicemente, sono convinto che il club trevigiano abbia spalle forti economicamente garantite da uno dei maggiori imprenditori italiani che potranno sopportare meglio di altri eventuali carenze commerciali, e che l’impianto della squadra poggi su fondamenta ben più solide rispetto agli Aironi.
    Grazie e a presto
    PS= a proposito dell’apertura e della gestione dei talenti italiani, mi pare di capire cjhe il titolare della maglia n.10 degli Aironi sia Mercier e che per Bocchino si profilino diverse ore in panchina, mentre Treviso è alla ricerca del mediano, come giustamente ricordi tu. Qui la responsabilità è, a mio avviso, della FIR che non ha voluto gestire in prima persona la destinazione dei giocatori e il loro utilizzo come avviene invece nelle altre nazioni.

  • Salvatore Says:

    Ciao Alessandro,
    il problema è proprio questo: perchè la Fir non ha gestito direttamente le “franchigie” come avviene negli altri paesi?
    e’ stata una scelta, o non ha saputo imporsi ai clubs?

  • Alessandro Says:

    ciao Salvatore e benvenuto!
    A quanto mi è dato sapere è stata una scelta della FIR, per me assai discutibile. In questo modo si rischiano pericolose sovrapposizioni (tipo le tre seconde linee azzurre agli Aironi che impediranno a Furno di giocare qualche volta) o buchi inspiegabili, vedi Treviso alla ricerca di un’apertura quando bocchino siede sulla panchina degli Aironi. Vedremo…

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