Magners Celtic League, accettato l’ingresso delle italiane dalla prossima stagione

Lo spettacolo della Magners Celtic League Dunque è fatta! Dopo quasi due anni di selezione delle candidature, polemiche e ribaltoni è arrivato il comunicato congiunto Magners Celtic League - FIR che annuncia l’ingresso di Benetton Treviso e Aironi nel campionato celtico dalla prossima stagione. La decisione giunge al termine di un week end all’insegna di frenetiche trattative sull’asse Dublino – Edimburgo – Roma che ha livellato le resistenze scozzesi sulle questioni ormai note : quote nella governance della Lega e ampliamento della struttura di gestione.

Va dato atto a Dondi di aver saputo riprendere i fili di una trattativa che sembrava morta solo pochi giorni fa.

Le prossime questioni sul tavolo riguardano il numero di stranieri concessi alle due squadre italiane accettate in Celtic League e la formula del prossimo massimo campionato nazionale.

 Intanto, i migliori auguri alle due realtà che rappresenteranno nei prossimi anni il rugby italiano nell’eccellenza europea.

Di seguito il testo del comunicato congiunto:

Celtic Rugby e FIR sono liete di annunciare che dalla stagione 2010/2011 la Magners League includerà due squadre dall’Italia.

 

La decima stagione del torneo vedrà la Magners League espandersi a 4 nazioni con l’Italia che si aggiunge ad Irlanda, Scozia e Galles in una competizione internazionale di alto livello per 12 squadre progettata per migliorare sia gli standard di gioco che l’appetibilità commerciale nelle Nazioni coinvolte.

 

Le tre Union celtiche hanno acconsentito all’unanimità all’introduzione di due nuove super-squadre italiane e l’accordo quadriennale vedrà Benetton Treviso e Aironi Rugby affrontare i Campioni in carica del Munster e le altre nove squadre Celtiche secondo un calendario di andata e ritorno.

La scelta di accogliere le squadre Italiane arriva alla fine di un processo di revisione sull’attuabilità di un ampliamento della competizione: l’analisi dettagliata e le dovute verifiche sono state effettuate dal dipartimento sportivo di Deloitte e si sono concentrare sulla capacità a lungo termine di sostenere economicamente le squadre e di impegnarsi nella lega.

L’ampliamento della competizione non comporterà l’allungarsi della stagione, dal momento che gli incontri si disputeranno anche durante le finestre internazionali del mese di novembre e del 6 Nazioni.

David Jordan, direttore di Celtic Rugby, ha detto: “Si tratta di un nuovo, grande passo avanti per la Magners League e fa seguito alla decisione di passare ad un sistema di play-off per le prime quattro classificate per determinare la squadra campione. Oltre a garantire un numero maggiore di impegni agonistici per le squadre già partecipanti, l’inclusione italiana garantirà maggiori benefici economici e una maggiore visibilità in Europa. L’implementazione dei Play-off e della Grand Final, già dalla stagione in corso, ha già fatto registrare un miglioramento della competitività della Magners League e l’ingresso di due squadre italiane con molti atleti internazionali darà un’ulteriore spinta alla competizione. Da un punto di vista operativo questo cambiamento presenta sia nuove sfide che nuove opportunità, e l’ingresso italiano aumenterà considerevolmente l’appeal del nostro prodotto. Le squadre italiane potranno contare su moltissimi atleti della Nazionale, dell’Italia A e dell’Under 20, oltre che su alcuni atleti stranieri di altissimi livello che potranno aggiungere qualità ed interesse al torneo”.

In merito al raggiungimento dell’accordo tra FIR e il Board di Celtic Rugby il Presidente della Federazione Italiana Rugby, Giancarlo Dondi, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Sono molto soddisfatto che, dopo mesi di intense trattative, sia stato raggiunto un accordo che vedrà due squadre italiane al via della prossima Magners Celtic League. Desidero ringraziare il Board di Celtic Rugby, in particolare il Presidente John Hussey e il Direttore David Jordan, per la collaborazione che ci hanno dimostrato in questi mesi e, al tempo stesso, voglio rivolgere un ringraziamento al Presidente della Benetton Treviso Amerino Zatta e a Silvano Melegari, Presidente degli Aironi Rugby, per avermi affiancato durante tutto il periodo di trattativa. Sono certo che la partecipazione alla Magners Celtic League porterà vantaggi a tutto il nostro movimento e avrà ripercussioni positive sulla competitività della nostra Nazionale”.


10 Responses to “Magners Celtic League, accettato l’ingresso delle italiane dalla prossima stagione”

  • Lucio Says:

    E il campionato italiano?

  • Alessandro Says:

    A quanto è dato sapere è probabile che la settimana prossima la FIR emanerà un comunicato in cui spiegherà quale sorte attende il campionato nazionale. La prima proposta di riforma prevedeva un torneo a 12 squadre divise in due gironi, ma l’orientamento pare essere cambiato sia a causa della crisi che attraversa il campionato e che potrebbe riservare amare sorprese, sia perchè è improbabile che Treviso e Viadana lascino una seconda squadra nel campionato. Si dovrebbe, dunque, rimanere a dieci partecipanti. Resta un mistero la formula della partecipazione italiana alla seconda coppa europea, considerato che in Heineken Cup andranno le due “celtiche”. Grazie per l’intervento e a presto!

  • Alex Says:

    Ciao Alessandro,

    dopo molto tempo ti scrivo, e per ora dico solo che sono solo molto soddisfatto della decisione annunciata oggi.
    Spero che la dimensione europea di questa competizione che si avvicina come spirito al Super14 australe, ci permetta il salto di qualita’ sperato, ed in un futuro l’aggiungersi della sperata (per te e per molti altri) compagine romana.
    Chiudo solo dicendo che come vedi, il fatto che le sedi delle squadre di celtic, in Italia non siano ROma e Milano, e che si giochera in stadi da 7/8 fino a 12 posti non ha influito molto sulla decisione.
    Mi e’ capitato dileggere il numero di presenzemedie allo stadio per la Guinness Premiership Inglese….beh credo che sorprenderebbe a molti sapere che non raggiunge le 10000 unita’ dimedia.

  • Dario Says:

    Se non sbaglio 10000 unità di media sono numeri da capogiro per il nostro rugby!

    La presenza negli stadi è una problematica comune per tutti gli sport, qui in Italia.
    Anche la federazione calcio e le squadre della nosrtra serie A si lamentano della scarsa affluenza di pubblico (a parte alcune eccezioni).
    Spero che le due franchigie sappiano sfruttare questa enorme occasione che gli si presenta e aumentare l’affluenza allo stadio da parte dei propri tifosi.
    All’inizio, forse, sarà un pò più facile, grazie all’effetto novità, ma a lungo termine dovranno essere brave a creare interesse tra il pubblico, fornirsi delle adeguate infrastrutture e, non ultimo, ottenere qualche risultato sportivo di rilievo. Solo in questo modo potranno proporsi come valida alternativa ad altri sport e giustificare la nostra presenza in Celtic League.

    Spero vivamente che Treviso e Viadana riescano a vincere questa sfida.

  • Francesco Says:

    Intanto scordiamoci di vedere una partita di rugby di qualità a sud del Po. Ovviamente se non si ha sky.
    Temo che il rugby italiano vada verso una deriva “beneventana”, ossia bella fucina di giocatori sino ad una certa età, poi valigia e a cercar fortuna al Nord

  • Alessandro Says:

    La mia idea era e resta questa. La Magners Celtic League è un campionato professionistico multinazionale che si ispira a logiche completamente diverse da quelle che conosciamo. per questo ero e rimango convinto che le due realtà italiane dovevano essere due vere franchigie (oggi entriamo con un club, Treviso, e un ibrido che vede Viadana leader, un altro club) e avere come sedi Milano e Roma, per una logica squisitamente commerciale che vede queste squadre sportive come veicoli privilegiati capaci di creare reddito e – dunque – sostenersi nella continuità, due piazze che hanno le potenzialità per produrre popolazione. Senza questi presupposti vedo difficile la stabilizzazione economica delle due realtà. Tutto il resto è ciarpame campanilistico da cui, per mio fortuna, sono completamente scevro. Peraltro, questi due club dovrebbero – a mio avviso – avere necessariamente il sostegno delle istituzioni locali, costituendo una grande opportunità di turismo e indotto per il territorio, senza il quale faranno fatica a sopravvivere. Insomma, queste realtà si giustificano finanziariamente solo se riescono a portare alle partite medie di 6000-8000 spettatori con continuità per 14 incontri interni(11 di Celtic e almeno 3 di Heineken Cup). Ora, pensare che ciò sia possibile per il nostro rugby a Viadana, a Reggio Emilia, a Treviso o dove volete voi mi pare molto difficile, soprattutto considerando che è presumibile si debbano gestire stagioni con più sconfitte che vittorie. Detto ciò, rinnovo i più sinceri auguri di grandi successi sportivi alle due squadre che rappresenteranno tutti gli italiani nel rugby europeo, ne abbiamo tutti bisogno. Grazie a tutti e a presto!

  • Bruno Says:

    L’intera questione celtic league è stata gestita in maniera così vergognosa da parte della FIR che l’iniziale entusiasmo del sottoscritto si è tramutato col tempo in avversione. Credo ci fosse l’assoluta necessità di coinvolgere, almeno formalmente, l’intero movimento rugbistico con la formazione di due franchigie federali, ed invece si è scelto di premiare due realtà che, dopo aver seguito una politica di sperperamento di risorse in (mediocri) stranieri e non aver fatto nulla per potenziare i loro settori giovanili, si ritrovano adesso a formare una triade (con la FIR) che gestirà l’intero rugby professionistico, dalla nazionale alla celtic league all’heineken cup, ridimensionando di fatto il campionato italiano e clubs di lunga tradizione al ruolo di comparse. Mi chiedo cosa faranno adesso quei (pochi) imprenditori e sponsor che ancora mantenevano in vita i clubs e mi sorge il dubbio che la forbice tra alto livello e base si allarghi ancora di più. Il professionismo è un “organismo” che prende nutrimento dall’intero movimento e dai vivai. temo che in questo modo si vada verso una desertificazione rugbistica in italia, con le ovvie conseguenze che nazionale e franchigie si ritroveranno in pochi anni senza ricambi di qualità. In fondo la nazionale si trova già in questa fase e se non fosse per il massiccio impiego di oriundi ed equiparati, sarebbe già alle corde. Vista la politica miope di questi anni della FIR (e dei soggetti coinvolti in CL) non vedo perché ciò non accadrà anche in celtic league. Non sono ottimista per niente al riguardo e non mi aspetto un miglioramento del rugby italiano nel prossimo decennio. Anzi.
    Non mi arrogo la capacità di preveggenza e spero ovviamente di sbagliarmi.

  • duesicilie Says:

    pienamente d’accordo con bruno ora nasceranno problematiche con la gestione dei giovani(se sono di talento chi li paga?? li si mandano tutti in franchigia???) mal gestita molto male

  • Alessio Says:

    Anche io concordo con Bruno, anche perchè, a grandi linee, sposa le tesi che ho esposto negli altri commenti riguardanti l’argomento negli articoli che Alessandro aveva scritto in passato. Molto bello tutto quanto, ma ci serve veramente? Non era meglio dirigere gli sforzi verso l’interno (campionato italiano)? Non credo che l’accademia “Francescato” riuscirà a risolvere i problemi di una nazionale che, per i prossimi anni, è ancora tutta da inventare. Ribadisco quello che ho detto tempo fa: non credo che il discorso oriundi (almeno quelli qualitativamente validi) potrà reggere ancora a lungo; e da quale serbatoio attingerà la compagine azzurra? Ho visto parecchi ragazzi arrivare ad un passo dal grande salto verso serie maggiori che si sono persi perchè nessuno li ha seguiti, valorizzati e che con il rugby hanno chiuso proprio perchè sfiduciati per questa mancanza di una politica che guardi, innanzi tutto, a loro. Ribadisco: è morto il re, viva il re; ma a me le menti che governano il rugby italiano, continuano a piacermi e convincermi sempre meno. A maggior ragione dopo questo ingresso nella lega Celtica…

  • Bruno Says:

    Aggiungo a quanto detto, che adesso, oltre a capire cosa sarà di realtà storiche come rovigo, padova, roma, l’aquila (il sud è già stato sacrificato da tempo purtroppo) dove imprenditori e sponsors (e pubblico !!!) potrebbero scappare da un campionato ridimensionato, c’è anche la questione dei giocatori migliori (e dei giovani migliori) che inevitabilmente saranno dirottati verso le franchigie.
    Sinceramente sono infastidito dal fatto che la squadra che seguo regolarmente (rugby roma, ma amo tutto il rugby romano) che pure ha intrapreso una sana politica di valorizzazione dei giocatori italiani giovani o di altri che in altre squadre non trovavano spazio per colpa di mediocri stranieri, debba adesso essere condannata al ruolo di formare giocatori che dovranno necessariamente lasciare il territorio per uno sbocco professionistico. E poi l’idea che i vari toniolatti, buso, vannini, bernabò, d’apice, etc, potranno essere saccheggiati da treviso e viadana mi trova alquanto… contrariato.
    L’idea delle franchigie federali, magari con sedi a roma e milano ma con la possibilità di giocare anche a treviso, padova, rovigo (selez. nord) e firenze, l’aquila, napoli, catania (selez. centro-sud) risolveva anche la questione di far partecipi tutte le realtà locali e di convogliare interesse per il rugby di alto livello su tutto il territorio nazionale, nonché di sfruttare meglio le sinergie tra clubs e franchigie.

Leave a Reply