Magners Celtic League, per l’Irish Independent si allontana l’ingresso delle italiane

Lo spettacolo della Magners Celtic League Lo avevamo annunciato da tempo e oggi dalle colonne dell’Irish Independent arriva la conferma nell’articolo firmato da Brendan Fanning : il Board della Magners Celtic League sembra orientato a non concedere due posti per le rappresentanti italiane nella Lega Celtica. Il quotidiano irlandese racconta dell’incontro avvenuto circa dieci giorni (a Milano) fa tra il presidente FIR Giancarlo Dondi, il chairman della Celtic League John Hussey e il director of operations David Jordan e delle richieste poste come condizioni dagli esponenti della Lega all’ingresso delle entità sportive prescelte dalla FIR, Benetton Treviso e Aironi.

Nell’articolo si riferisce di un Dondi furioso al termine della riunione per aver considerato tali condizioni come uno slittamento dell’obiettivo di portare due squadre italiane nella Lega.

In aggiunta alle richieste già note sulla forza delle squadre e sulle strutture di supporto ad esse, i Celti hanno chiesto la somma di 3 milioni in Euro come “entry fee” da dividere tra i due clubs, così da coprire i costi imposti alle attuali dieci partecipanti al torneo dall’arrivo dei nuovi soggetti.

Inoltre, agli italiani è stato chiesto di fornire un contributo da contratto TV pari a 1,2 milioni in Euro, più spese di produzione a carico.

 Complessivamente, dunque, si tratterebbe di garantire circa 5 milioni in Euro, pena il mancato ingresso.

Ma c’è di più.

Nell’articolo dell’Irish Independent si fa riferimento anche a problematiche politiche in Italia (riferimento ai ricorsi in atto da parte degli esclusi Praetoriani Roma) e alla scarsa affidabilità tecnica di Treviso e Viadana in base ai risultati in Heineken Cup.

Se i risultati sono questi con i roster al completo, cosa faranno gli italiani quando saranno costretti a giocare senza i giocatori nazionali nelle finestre dei test di novembre e durante il Sei Nazioni?

Questa è solo una delle domande senza risposta che hanno convinto i dirigenti della Celtic League ad alzare la posta per fare in modo che l’ingresso delle italiane diventi impossibile o, almeno, venga posticipato.

 Se così sarà, la crisi del rugby italiano di eccellenza (ma è ancora lecito chiamarlo così?) diventerà ancora più profonda e i suoi effetti potrebbero essere devastanti.

 In un quadro che ha visto negli ultimi mesi l’incredibile balletto delle candidature gestito quanto meno con leggerezza e dilettantismo e terminato con l’esclusione di Roma (oggettivamente l’unica piazza appetibile per la Celtic League dal punto di vista commerciale, a prescindere da ogni altra considerazione), la colpevole trascuratezza con cui non si è lavorato per reperire un contratto Tv all’altezza richiesto fin dall’inizio dai Celti, la leggerezza con cui si è avviata una riforma dei campionati – peraltro ancora tutta da definire – che ha generato la rinuncia di due realtà importanti come Calvisano e Capitolina senza che la FIR abbia ritenuto di muovere un dito in tal senso, c’è di che essere preoccupati.

 Molto probabile che la FIR, in caso di parere negativo da parte del Board celtico, ripieghi sulla soluzione di due selezioni federali che partecipino all’Heineken Cup, magari facendo rientrare con dei contributi economici gli Azzurri oggi all’estero e distribuirli poi tra le squadre italiane.

 Una delle tante e necessarie assunzioni di responsabilità organizzativa ed economica finora evitate con cura dai vertici FIR.


4 Responses to “Magners Celtic League, per l’Irish Independent si allontana l’ingresso delle italiane”

  • M-URC Says:

    Mi sembra un bel giochino che stanno facendo i celti, per metterci in condizione di farci rinunciare. Alla fine saremo noi che diremo di no all’ingresso nella competizione. Contemporaneamente, mi sembra un giusto atteggiamento quello dei celti, che si sono accorti che davanti a loro hanno un interlocutore che ha eluso le loro richieste fin dal principio. Oppure vogliamo ancora affermare che nel tempo ci hanno spostando i paletti. Credo che queste condizioni fossero al centro di qualsiasi trattativa già dal primo giorno. Il nostro motto? IMPROVVISARE.

  • Alessandro Says:

    @M-URC:
    nessun giochino. Come affermi nell’ultima parte del commento, le condizioni erano precise dall’inizio. Il problema è proprio quello della mancanza di programmazione. Non sembra, a giudicare da quanto succede, che le mosse politiche siano ispirate da una strategia, si naviga a vista. Se così fosse i risultati non potranno essere positivi.

  • Bruno Says:

    La questione Celtic League è soltanto l’ultima di una serie di errori grossolani della federazione che, nell’ultimo decennio, sembra aver navigato a vista, anzi, al buio.
    Sull’onda emotiva suscitata dall’ingresso nel 6 nazioni, si è pensato soltanto a campare di rendita, credendo forse che la nazionale da sola potesse far crescere l’intero movimento. Molti osservatori “esterni” alla federazione avevano peraltro fatto notare come il ricambio generazionale dei giocatori della nazionale (e dei club di punta) si fosse poi ridotto in quantità e qualità per essere soltanto ripianato dalla presenza degli oriundi e di come, nel frattempo, il nostro campionato e tutta la filiera a monte (campionati minori, vivai, tecnici) si stesse in realtà allontando dagli standards di un paese rugbysticamente evoluto. Ma i nodi purtroppo stanno venendo al pettine. La serie di insuccessi organizzativi e sportivi che la gestione dondi sta accumulando è soltanto la logica conseguenza della mancanza di una programmazione seria. E’ stato buttato via un decennio. Vediamo di non perdere ulteriore tempo, nella speranza che il rugby italiano sia posto finalmente nelle mani di gente capace.

  • Principe Namor Says:

    All’estero nel Rugby c’e’ piu’ serieta’. E’ possibile comunque che gli Organizzatori del Torneo spostino in alto l’assicella per verificare se l’ingresso in Magner da parte di SuperClub italiani e’ basato su basi solide, o se e’ un punto di arrivo “pubblicitario” per rivendere positivamente l’operato dei dirigenti FIR in Italia. Credo che chi organizza la Magner abbia scoperto che si tratta del secondo caso, quindi non sono gli altri a chiedere sforzi irraggiungibili a noi, ma siamo noi che non siamo adeguati al momento a quel tipo di Gara. Colgo l’occasione per rammentare che il livello medio personale/professionale degli operatori del mondo del Rugby in Italia e’ basso, se confrontato con altri lavori professionali in Italia stessa ed e’ basso anche se confrontato con lo stesso lavoro fatto all’estero, e non ci si cura molto di elevarlo. Alla fine le differenze si vedono sia in campo, purtroppo, che in fase organizzativa.

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