Magners Celtic League, le italiane prendono forma

Riccardo Bocchino, apertura dell'AlmavivA Capitolina Esaurito lo stucchevole teatrino (situazione gestita nel modo peggiore possibile) del processo di candidatura e scelta delle due realtà italiane in Magners Celtic League che ha visto ricadere la scelta finale su Benetton Treviso e Aironi (lo pseudonimo ornitologico scelto dai dirigenti del Viadana per accreditare un’idea di franchigia che non esiste nella realtà), i due club hanno cominciato a lavorare all’assemblaggio delle rose dei giocatori. Diverse, finora, le strade scelte dai due sodalizi perchè profondamente diversi sono i presupposti di partenza.

A molti potrà risultare poco simpatico il General Manager del Treviso Vittorio Munari, ma pochi possono eccepire sulla sua competenza.

I Leoni della Marca possono vantare un gruppo di giocatori già piuttosto solido e che nella scorsa estate era già stato integrato con elementi funzionali al progetto celtico.

Zanni, Ghiraldini, Rizzo, Rouyet e Cittadini erano già approdati alla Ghirada.

In questi giorni hanno sposato i colori biancoverdi elementi di qualità come Bernabò, Nitoglia, Burton, Sepe, Minto e Vosawai.

Un qualificazione della rosa mirata, dunque, che alza notevolmente il livello medio del gruppo.

Più quantità che qualità, invece, in riva al Po dove il Viadana sembra seguire la logica dell’ “intanto prendiamoli, poi si vedrà” alla quale non dovrebbero essere estranei i contributi garantiti dalla FIR per i giocatori inseriti nelle liste di interesse nazionale pubblicate in un post precedente.

Come spiegare altrimenti l’ingaggio di Bortolami quando si hanno già nel ruolo Del Fava e Geldenhuys mentre un giovane interessante come Furno ammuffisce in panchina?

Quanta utilità per gli interessi della nazionale ha ingaggiare il 32enne Ongaro, giocatore peraltro di tutto rispetto, quando nel ruolo di tallonatore un talento come D’Apice sembra non trovare posto in Celtic?

La realtà è che i club fanno, giustamente, quello che vogliono perseguendo i propri interessi perchè sulla distribuzione dei giocatori nelle due squadre non c’è un indirizzo tecnico unitario imposto dalla Federazione come succede, per esempio, in Scozia o in Irlanda.

E quando poi qualche “suggerimento” in merito sembra arrivare, ne sfugge la logica.

Questo è il caso, per esempio, di quanto accaduto per Bocchino ora ufficialmente agli Aironi.

Il ragazzo, imprudentemente gettato in campo a Cardiff da Mallett nell’inedito ruolo di mediano di mischia, è rimasto in sospeso per settimane perchè Gower aspettava di conoscere la sorte del Bayonne in Top14 per rispondere alle avances di Tonni.

Arrivato il rifiuto dell’australiano finalmente il mediano di apertura più promettente del vivaio nazionale ha firmato per gli Aironi ma, certo, non deve essersi sentito la prima scelta.

Ora, cosa ne sarebbe stato di Bocchino se Gower avesse scelto di venire in Italia?

Insomma, la programmazione dei giocatori giovani e nati in Italia manca completamente e il rischio di continuare a bruciare i pochi talenti che produce il movimento è molto alto.

In ogni caso gli Aironi hanno messo a segno anche colpi interessanti come Aguero, Buso, Cattina, Tebaldi, Rubini, Quartaroli e tanti altri.

Si tratta ora di vedere come verrà definito il gruppo e in che modo lo saprà gestire uno staff che è stato integrato dal coach della difesa Rowland Phillips, gallese.

Tra l’altro, i rumors che arrivano da Treviso raccontano che da quelle parti la liste dei giocatori pubblicate dalla FIR non sono piaciute per niente, prefiguarando uno scenario di conflitto che molti giudicano inevitabile.

Difficile dare torto a Munari e compagni se si pensa, per esempio, che non è stato inserito un elemento come Pavanello, capitano del Treviso convocato per i test match e autore di ottime prestazioni nella A di Guidi, mentre sono presenti giocatori che hanno faticato a mettere insieme quattro o cinque presenze in Super10.

La logica dell’ingresso in Celtic League dovrebbe essere quella dello sviluppo dei giocatori che presentano potenzialità azzurre, quello che sta accadendo finora sembra seguire altre direzioni lasciando presagire un futuro immediato ricco di incognite.

Di seguito i giocatori che hanno firmato per le due squadre :

BENETTON TREVISO
Arrivi
Valerio Bernabò (26, seconda/terza linea, Futura Park Rugby Roma)
Cristopher Burton (29, apertura, Consiag I Cavalieri Prato)
Francesco Minto (22, terza linea, Banca Monte Parma)
Ludovico Nitoglia (26, ala/estremo, Ferla L’Aquila)
Michele Sepe (23, ala, Viadana)
Manoa Vosawai (26, terza linea, Banca Monte Parma)

AIRONI DEL PO
Arrivi
Matias Aguero (29, pilone, Saracens ING)
George Biagi (24, seconda linea, Consiag I Cavalieri Prato)
Riccardo Bocchino (22, apertura, Femi CZ Rovigo)
Marco Bortolami (29, seconda linea, Gloucester ING)
Paolo Buso (23, apertura/estremo, Futura Park Rugby Roma)
Nicola Cattina (24, terza linea, PlusValore Gran Parma)
Alberto De Marchi (24, pilone, Banca Monte Parma)
Andrea De Marchi (21, pilone, Femi CZ Rovigo)
Simone Favaro (21, flanker, Banca Monte Parma)
Salvatore Perugini (32, pilone, Bayonne FRA)
Fabio Ongaro (32, tallonatore, Saracens ING)
Roberto Quartaroli (21, centro, Banca Monte Parma)
Giulio Rubini (23, estremo/ala, Banca Monte Parma)
Tito Tebaldi (22, mediano di mischia, PlusValore Gran Parma)
Giovanbattista Venditti (20, centro/ala, PlusValore Gran Parma)



8 Responses to “Magners Celtic League, le italiane prendono forma”

  • bruno Says:

    Precisa l’analisi di Alessandro, come sempre.
    Una (amara) considerazione a margine da parte mia riguarda il fondato sospetto che la partecipazione in Celtic League sia stato il pretesto perfetto per creare un comitato d’affari per i soliti noti. Ora l’alto livello (e relativi introiti) di Nazionale, Celtic League e Heineken Cup è saldamente nelle mani dei soliti personaggi. Sull’asse FIR-Viadana-Treviso si capisce facilmente chi si sta arricchendo con la scusa di fare il bene del rugby italiano. Ma il progetto Celtic League, così come è concepito e slegato da una riforma vera e sana di tutto il movimento, non ci porterà lontano.
    Come dire… a pensar male si fà peccato, ma spesso ci si coglie.
    Speriamo bene…

  • Giovanni Says:

    Ciao Alessandro. Buona analisi, ma c’è un grosso problema che rimane nella formazione di nuovi giovani. A parte le scommesse su alcuni giocatori, ci si fà affidamento sui “nomi noti” del panorama rugbystico nazionale (ed oriundi).
    Ma le giovanili? oramai i giocatori “designati” per l’alto livello vengono formati a partire dai 16 anni se non prima.
    Allo stato attuale delle cose a mio parere ci sono poche possibilità di avere un adeguato ricambio generazionale per i prossimi anni, nè tantomeno per innalzare l’attuale livello che, per certi aspetti, è molto ma molto basso.

  • simone Says:

    Secondo me ormai è fatta, questa è la realtà. Io a questo punto spero solo di aver avuto torto ad essere stato scettico e che i giovani italiani trovino spazio in queste franchigie.

  • Pico Says:

    Beh, intanto c’è da dire che gli Aironi non saranno solo Viadana, che certo avrà un ruolo preponderante, ma ci sono anche altre squadre che non faranno solo da portatori di borracce.

    Perugini non è stato ancora ufficializzato e visto che la stagione del Bayonne è già finita, la cosa un pò puzza.

    Per fare CL e HC non bastano 2 nazionali in seconda linea e poi il vuoto, per cui Bortolami serve per fare il giusto turnover.
    Furno avrà spazio, specie nei w-e in cui giocherà la nazionale, visto che dall’anno prossimo la Celtic League non si fermerà più per queste partite.

  • Francesco Says:

    Anche a me gli Aironi non sembrano un ricopertinato del Viadana, in quanto un minimo di società gli gireranno intorno
    Per il resto, come dice Alessandro, non si capisce il progetto della FIR (se c’è) sia nella rosa dei nomi, sia nella selezione dei giocatori presi specie dagli Aironi.
    A meno che il progetto sia “gli amichi mia”
    E poi, pensate se alla fine quest’anno vincesse Rovigo

  • Maurizio Says:

    Rosica rosica…. che notizie hai per affermare che la franchigia non esiste nella realtà? Mi spiace deluderti ma la franchigia esiste e lavora insieme, naturalmente viadana è la capofila e ha la maggioranza ma da mesi tutte le società lavorano insieme. Poi se vuoi prendertela con la decisione di concentrare due franchigie al nord oltretutto vicine hai perfettamente ragione ma chi ha deciso si sa chi sono, chi non ha programmato si sa chi è, chi faceva progetti che poi da nord a sud sono rimasti nell’aria si sa chi sono ma non prendertela con chi ha lavorato da mesi per entrare seguendo il più possibile i dettami della Fir come viadana. L’etica professionale di un giornalista non sono io a doverla insegnarla ma un giornalista anche se pubblicista dovrebbe saperla e qualche falsità su Viadana è stata scritta…

  • Alessandro Says:

    Caro Maurizio, grazie per il tuo intervento.
    Mi dai l’occasione per chiarire alcuni concetti.
    Io non so cosa significhi “rosicare”, credo di sapere qualcosa in più sulla deontologia, quanto meno quella che riguarda le mie attività. Nonostante ciò, sono sempre pronto a ricevere lezioni perchè sono convinto che chiunque possa insegnarci qualcosa, in qualsiasi momento qualora dimostri di averne la possibilità. Detto questo, la mia impressione in base alle informazioni che ho è che il coinvolgimento delle altre società nel progetto Aironi (Mantova, Noceto, GRAN Parma, Modena, Reggio Emilia) sia alquanto marginale e non potrebbe essere altrimenti, vista la differenza di budget e caratura rispetto al Viadana che resta l’incarnazione della “franchigia”. Legittimo, ci mancherebbe, visto che l’investimento è tutto viadanese, ma mi sembra evidente che buttare giù qualche nome di società del territorio sia servito ad accreditare un progetto allargato che esiste solo sulla carta. Se così non è ti invito a dimostrare il contrario, e non basta certo qualche riunione “programmatica” tra presidenti a smentire che gli Aironi sono Viadana. Ripeto, non c’è niente di male, l’importante è non mistificare come fa, ad esempio, Treviso che non ha avuto bisogno di cortine fumogene. Dico questo senza intenti polemici, ma solo per amore della verità. Quanto alle falsità che sarebbero state scritte su Viadana, non riesco a capire se ti riferisci a qualcosa che ho scritto io. Se è così, ti prego di darmi un ulteriore spunto di riflessione indicandomi con precisione a cosa ti riferisci, così che io possa chiarire.
    Grazie per l’attenzione e a presto.

  • Maurizio Says:

    Alessandro riguardo alle falsità su Viadana non mi riferisco a te in particolare ma in generale a chi continua da mesi a gettare fango su viadana e a mettere in dubbio l’effettiva consistenza della franchigia. La franchigia c’è ed esiste e lavora ognuna secondo le proprie capacità e disponibilità, almeno le società fondatrici e nno quelle società che si definiscono partner che un giorno criticano la celtic e il giorno dopo la definiscono come la medicina per curare tutti i mali del rugby. Tra l’altro dimentichi di includere il Colorno. Riguardo poi Treviso non è corretto scrivere che non ha avuto bisogno di cortine fumogene perchè ha sempre detto che avrebbe coinvolto tutte le società venete nel progetto e lo ha fatto fino al giorno della sicurezza, poi più niente. La cortina fumogena mi sembra più alta in veneto che nella bassa lombardia.

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