Lazio 1927-Rugby Roma, parlano i coach

stefano bordon Eugenio Eugenio

Ci siamo. Domenica 11 Maggio (Acquacetosa, ore 16.30) andrà in scena il derby tra Mantovani Lazio e Futura Park Rugby Roma valido per la semifinale play-off della serie A. L’evento, atteso da più di un decennio e con una straordinaria storia alla spalle, vedrà sulle panchine due tra i migliori tecnici italiani emergenti. Stefano Bordon (Rugby Roma) è nato a Rovigo e ha un grande passato da giocatore, crede molto in sè e in ciò che fa e i risultati gli danno ragione. Eugenio Eugenio (Mantovani Lazio)è di Casale e la sua storia nel rugby l’ha costruita in panchina (già quattro promozioni al suo attivo) perchè il campo gli è stato tolto da un crudele incidente. I due sembrano molto diversi ma, oltre alle origini venete, hanno parecchie altre cose in comune. Gli abbiamo posto alcune domande e loro hanno risposto.


Queste le domande:
1)Cosa significa rugby per lei?
2)Che rapporto ha con Roma?
3)Il suo rapporto con la squadra?
4)Lei ed il suo avversario?
5)Quale futuro per il rugby a Roma?
6)Che futuro ha il rugby italiano?

Stefano Bordon (all. Futura Park Rugby Roma):
1)Il rugby è la mia vita. Senza il campo, i suoi odori, i colori, l’erba e il fango mi sentirei fuori dal mio elemento, non saprei cos’altro fare. Ho cominciato a giocare ad 8 anni e non ne sono più uscito. Al rugby ho dato molto ma ho ricevuto di più. Sono un tipo diretto, schietto e se oggi sono contento di ciò che sono lo devo al rugby e ai suoi valori.

2)Ho realizzato un sogno, Roma - almeno per ora – è il posto ideale per allenare. Il mio club ha storia e tradizione, ho un gruppo forte e la città è meravigliosa. Non si può volere di più.

3)Intanto, dico che un buon allenatore senza una buona squadra è nulla. Sono molto contento del gruppo di giocatori che alleno e il modo in cui abbiamo vinto il girone mi dà ragione. Io ho solo cercato di dare delle regole e un sistema per farle rispettare, la maggior parte del merito è dei giocatori. Inoltre, abbiamo intorno un ambiente che ti dà sicurezza grazie alla tradizione del club, alla competenza di tutti coloro che fanno parte dell’organizzazione.

4)Per quel che riguarda Eugenio lo stimo molto e lo rispetto per i risultati che ha già raggiunto e per come lavora. Ha dimostrato il suo valore anche a Roma e, a parte domenica prossima, gli auguro di continuare così. In generale, il rugby ti insegna a rispettare tutti e a non temere nessuno. Con la nazionale ho giocato contro gli All Blacks prendendo più di 70 punti. Avrebbero potuto fermarsi a 30 o a 40 ma in quell’occasione ho capito che il miglior rispetto per l’avversario e non risparmiargli nulla.

5)Il mio desiderio è allenare la Rugby Roma in Super10 l’anno prossimo! Abbiamo tutto per riuscirci, squadra, società, stadio, storia. Del resto, il movimento romano in una piazza come questa merita almeno due squadre nella massima serie. Il successo dei settori giovanili e la crescita delle società lasciano intravedere un futuro bellissimo.

6)Per me lo sviluppo è nelle Selezioni. Speriamo che il progresso vinca rispetto alla voglia di coltivare ciascuno il proprio orticello.

Eugenio Eugenio (all. della Mantovani Lazio):
1)Il rugby è una passione che dura da 35 anni(ne ha 43, n.d.r.). A 8 anni giocavo già con i più grandi, ho esordito nella massima serie a 17 e a 23, nel 1988, ho dovuto smettere per un terribile incidente stradale. Stare lontano era impossibile, così ho cominciato presto ad allenare. Credo molto nei valori del rugby e nel suo messaggio formativo e in termini umani ho avuto la possibilità di coltivare amicizie con personaggi straordinari come Wayne Smith (attuale assistant-coach della Nuova Zelanda).

2)Roma è una metropoli con tanti problemi ma io sono un ragazzo veneto con le spalle larghe abituato a risolverli. Ne vale la pena, la città è un vero museo a cielo aperto e se ho un rimpianto è quello di non avere più tempo per girare ma rimedierò presto.

3)Bellissimo. Ho sempre instaurato un rapporto di condivisione con i giocatori e ho fatto così anche qui. Non ho un carattere impositivo, anche se ciò non significa rispetto dei ruoli, soprattutto a Roma bisogna mettere dei paletti. Abbiamo ancora molto da fare ma sono molto contento soprattutto del gioco espresso.

4)Da giocatori non ci siamo mai incontrati con Bordon. Da allenatore nei confronti con lui non ho mai perso, ma io ho sempre avuto squadre migliori. Ho un grande rispetto per lui, stiamo frequentando lo stesso corso allenatori(IV livello)della Federazione cui Bordon ha voluto partecipare come uditore nonostante gli spettasse di diritto per la sua carriera azzurra, un bel segno.

5)Il futuro del rugby a Roma per me si chiama Lazio. Abbiamo la possibilità, dopo aver conquistato la promozione nel girone 1 della serie A, di giocarci questo derby senza patemi, con la mente sgombra. Per noi è il premio migliore per oggi, per domani stiamo costruendo il futuro insieme con una società in crescita. Vogliamo lavorare per dare continuità al rapporto tra me e la Lazio, nonostante i problemi familiari e di lavoro. Unendo un pizzico di pragmatismo veneto alla goliardìa romana possiamo fare ancora tanto.

6)Oggi in Italia viviamo di luce riflessa. Il successo straordinario degli Azzurri nel Sei Nazioni non deve far dormire sugli allori. Questo è il momento giusto per seminare i successi di domani, a patto che le decisioni che verranno prese siano nella direzione del bene comune. Peraltro, è fondamentale che la crscita non faccia perdere il contatto con i valori del rugby.


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