Italrugby, giovani Azzurri crescono

Edoardo Gori Cronaca di un pomeriggio da sogno. A Edoardo Gori, per tutti Ugo a causa della madre che cominciò a chiamarlo così per comodità, all’esordio contro l’Australia è mancato solo il risultato. Del resto, se col primo cap contro gli Wallabies sul campo di Firenze fosse arrivata anche la storica vittoria il sogno si sarebbe tramutato in favola. Per ora al 20enne Gori, che in settimana per dormire aveva dovuto ricorrere alla camomilla, va già molto bene così.

A fine partita i complimenti di Mallett per il promettente mediano di mischia:”In un’ora ha fatto dodici placcaggi, ha dato ritmo passando il pallone con grande precisione mostrando grande personalità, sono soddisfatto di lui”.

Sabato prossimo contro le Fiji sarà chiamato ad un’ importante conferma nel terzo test di novembre.

Ma a Firenze quello di Gori non è stato l’unico germoglio azzurro a fiorire sul prato del Franchi.

A ben guardare, anzi, a parte difesa e mischia chiusa, le note migliori per l’Italrugby giungono proprio dai giovani.

Protagonisti del match sono stati Paul Derbyshire (24 anni), Alberto Sgarbi (24) e Tommaso Benvenuti (20).

Se aggiungiamo anche Robert Barbieri, autore dell’unica meta italiana, che a 26 anni è al nono cap e per il gruppo è una new entry ecco che si profila una nuova generazione pronta ad affacciarsi sulla scena internazionale per rilevare quella che ha caratterizzato il primo ciclo decennale dell’Italia nel Sei Nazioni.

Derbyshire è un flanker che ha nel dinamismo, nella tecnica individuale e nell’intelligenza di gioco le sue doti migliori ma contro le terribili folate dell’attacco multi-fase australiano si è messo l’elmetto e ha placcato con grande intensità dando sostanza al fortino azzurro.

Sgarbi gioca con regolarità in Magners Celtic League con la maglia del Treviso e la cosa ha accelerato la sua maturazione.

Benvenuti è il suo gemello in biancoverde ma ha doti diverse.

Finalizzatore dal grande istinto e dalle linee di corsa devastanti, in nazionale è stato finora impiegato da ala ma meriterebbe una chance nella posizione naturale di centro.

Considerato che sulla rampa di lancio ci sono Majstorovic, Bocchino, Sepe, Andrea Pratichetti e giocatori in prima linea come D’Apice e Ravalle e un n.8 come Cicchinelli si può guardare al futuro e, soprattutto, si può smentire chi dice che il movimento non produce buoni giocatori.

Facciamoli giocare.


17 Responses to “Italrugby, giovani Azzurri crescono”

  • Simone Says:

    A me a dire il vero Gori non convince tanto, ora come ora è meglio Tebaldi. Derbyshire è il più promettente…ma Favaro qualcuno mi dice che fine a fatto?

  • Simone Says:

    Benvenuti se non gioca centro è al 65% del potenziale, Bocchino se dovunque va -Rovigo e Nazionale comprese – non gioca, inizio a pensare che abbia dei limiti di qualche natura. D’Apice mi pace moltissimo e non capisco davvero perchè non venga chiamato, forse è infortunato?

  • Alessandro Says:

    @Simone :
    D’Apice è reduce da un’operazione al ginocchio e anche nella RR è rientrato da poco. Anche Favaro è stato a lungo infortunato, però a mio modesto avviso lui è un poco indietro rispetto, per esempio, a Derbyshire dal punto di vista tecnico.

  • Bruno Says:

    Anch’io vedrei meglio Benvenuti centro anche se alle ali abbiamo carenze maggiori e dobbiamo fare di necessità virtù.
    Più in generale direi che siamo ormai troppo vicini al mondiale per rivoluzionare tutto, ma spero che il dopo Mallett sia affidato davvero ad un (capace) supervisore dell’intero settore tecnico (franchigie comprese). Mallett si è limitato a fare il compitino di limitare i danni e fare contenti federazione e …procuratori. Credo serva qualcuno in grado di guardare oltre e di dare uno straccio di gioco a questa squadra. Mi chiedo pure se a questo punto non sia utile sfruttare le competenze create da Treviso (ben superiori allo staff tecnico-manageriale azzurro) per avere una base di partenza già strutturata senza andare a pescare altrove e fare il solito salto nel buio. E’ forse fanta-rugby vedere un Munari presidente di federazione con Franco Smith allenatore della nazionale ? A me l’idea non dispiacerebbe.

  • Ale85 Says:

    Si, non una grande partita, speriamo nei giovani contro le FIJI!

  • Francesco Says:

    Munari presidente ? ma ha una lista di nemici giurati più lunga dell’elenco telefonico…
    Detto questo, se la FIR andasse a Treviso ad imparare come gestire una squadra di alto livello sarebbe una seria analisi di realtà ed un gesto di buon senso

  • Dan Says:

    Ma siamo sicuri che non ci sia anche lo zampino di Munari nel fatto che lo staff della nazionale non sia all’altezza? Dopo i piagnistei ed il coinvolgimento della politica, la mia già scarsa fiducia in certi personaggi è calata ancora. Farli entrare nella FIR sarebbe una disdetta. In quel che caso la sigla diverrebbe sicuramente FPR (dove P sta per Padana). A proposito, come mai nelle culla del rugby non si è riusciti a riempire lo stadio due sabati fa?!

  • Simone Says:

    Bruno analisi (purtroppo) perfetta.
    Munari può stare sulle scatole a chiunque ma nessuno può eccepire sulla sua competenza.
    E mette sul tavolo risultati concreti dal punto di vista sportivo e manageriale. Mi dispiace dirlo ma Padania o non Padania Treviso è il miglior prodotto di alto livello che abbiamo in casa, che piaccia o no bisogna utilizzarlo. Lo dico da Romano.

  • Simone Says:

    Favaro ha limiti tecnici e non ha grandissimi margini, ma per il gioco che abbiamo ora e che penso ci porteremo ai mondiali, va più che bene, visto che è uno che gli dici di placcare godzilla e lui lo fa. Derbyshire è più completo, è una terza linea moderna ma deve avere una maturazione, anche se non è giovanissimissimo, e non penso che possa fare 5 match di 6N di fila.

  • M-URC Says:

    Bruno, mi permetto di dissentire dalla tue riflessioni, che comunque rispetto. E’ chiaro che nessuno può mettere in discussione le qualità tecniche e manageriali del Benetton Treviso. I risultati sono dalla loro parte, anche se, gli investimenti profusi in questi anni, hanno certamente aiutato i risultati stessi. Che poi di quali risultati parliamo, dei risultati in campo nazionale o in campo internazionale, perchè la differenza è piuttosto profonda. Con l’avvento di qualche anno fa del “professionismo” in Italia, sono andate avanti le società che investivano di più. Certo, se paragoniamo Treviso con Viadana allora ti do perfettamente ragione: il primo investe, il secondo sperpera.
    Detto questo, voglio fare un parallelo con Roma. Io credo che a Roma per essere “vincenti” alla Treviso, tanto per interderci, manchino solo gli investimenti. Le capacità tecnico-organizzative e forse anche le strutture, ci sono. E mi riferisco alla Roma, alla Lazio e alla Capitolina (senza considerare le altre squadre del circondario). In particolare la Lazio e la Capitolina hanno i migliori vivai d’Italia. Da questo punto di vista possiamo considerarle tra le prime 4 società italiane. E per arrivare a questi livelli servono capacità. E come se servono.

  • Simone Says:

    M-URC la bontà dei vivai romani è ormai assodata da anni, il problema è che esiste un “collo di bottiglia” quando a livello strutturale, dirigenziale e gestionale ci si deve rapportare con l’alto livello europeo. E’ lì che difetta know-how in alcune realtà come la nostra. Basando il discorso solo sulla bontà del lavoro giovanile è limitante perchè allora il Sannio sarebbe la migliore società italiana, ma purtroppo non è così. “Investimenti” non significa soltanto “soldi” come tu hai dimostrato con il giusto esempio Viadana-Treviso, ma creare una struttura adeguata a tutti i livelli per competere in campo internazionale, ed io la vedo per ora solo a Treviso.

  • Bruno Says:

    @M-URC
    ma io sono d’accordo con te al 100%. E’ infatti da tempo che auspico un coordinamento tra le società romane che possa portare ad un progetto “appetibile” da qualche sponsor importante. Ed i Praetorians in questo senso sono l’unica possibilità che il rugby romano ha di emergere se, superando personalismi ed interessi da orticello, si riuscisse a veicolare il potenziale delle varie società e dei rispettivi vivai.
    Il mio riferimento alla situazione FIR è soltanto dettato dalla consapevolezza che se proprio dobbiamo avere al momento un traino “celtico” allora tanto vale portare al vertice un’organizzazione e delle persone che negli anni si sono dimostrate competenti e hanno saputo portare frutti. Credo inoltre che uno come Munari si preoccuperebbe ben più di quanto faccia la banda-Dondi dello sviluppo del rugby su tutto il territorio nazionale. Il movimento rugbistico italiano, con i suoi limiti quantitativi e qualitativi non può permettersi di perdere una solo stilla di potenziale, da qualsiasi parte d’Italia provenga, e anzi le piazze storiche del centro-sud, da Roma a L’Aquila, da Benevento a Catania, tanto per fare qualche esempio, devono essere aiutate a tornare un punto di riferimento e ad attrarre interesse e giovani. Questa federazione non è semplicemente in grado di farlo, chiusa com’è tra interessi di bottega ed incapacità manifesta. Non è con i Dondi, gli Ascione e i Checchinato che il rugby italiano può crescere.

  • M-URC Says:

    @Simone
    Continuo a pensare, anche se non ne abbiamo la riprova, che fare peggio degli Aironi per i Praetorians, non sarebbe stato poi così facile.

    @Bruno
    Se il punto di riferimento è Dondi, va bene tutto. Scusami per la risposta stringata ma Munari proprio non ce la faccio a digerirlo.

  • Bruno Says:

    @M-URC
    no problem. Neanch’io sono un fanatico di Munari. Ma pur di liberarci di Dondi…
    Buon week-end. Vediamo cosa riusciamo a combinare contro Fiji. Bisognerà usare il cervello e sfruttare la loro innata indisciplina perché se la buttiamo “in caciara” saranno problemi.

  • M-URC Says:

    Scusami alessandro, non credo di fare uno sgarbo a nessuno postando questo link, veramente molto molto interessante e con abbondanti spunti di riflessione: http://www.solorugby.org/cuttitta-pronto-a-portare-in-italia-la-cura-scozzese.htm

  • Simone Says:

    Cuttita citando 4 semplici fatti ha sintetizzato tutto.

  • Alessandro Says:

    @M-URC:
    Figurati! Christian Marchetti è un amico e le idee non sono mai abbastanza. Piuttosto, non è la prima volta che Cuttitta esprime queste giuste impressioni, proprio su questo blog lo intervistai mesi fa in occasione di una cerimonia in Campidoglio, trovi l’intervista nella categoria Six Nations con il titolo “Massimo Cuttitta, un italiano tra gli Highlanders”.

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