JPR Williams, professione estremo

JPR Williams JPR Williams è stato il primo estremo d’attacco della nuova generazione. Un’autentica leggenda degli anni ‘70, che in molti non dimenticano soprattutto in Galles, il paese dove nacque e dove deliziò le folle con le sue capacità offensive e per l’impeccabile gioco in difesa.Diversamente da Andy Irvine, leggendario estremo scozzese suo grande rivale nei British&Irish Lions che basava il proprio gioco su  un’incredibile capacità di corsa,Williams era devastante nella metà campo avversaria con le sue terribili incursioni tra le linee nemiche.

Nonostante le sue corse sfrenate, non ha mai trascurato l’interpretazione difensiva del suo ruolo.

Il suo quasi soprannaturale senso della posizione gli permetteva di non fallire mai una presa, come ha dimostrato nel Tour dei British Lions in Sudafrica, al punto che i mediani di apertura avversari rinunciavano a calciare l’ovale vicino a Williams, perché avrebbero solamente concesso al gallese la possibilità di contrattaccare.

Grazie a un mix di tempismo, posizione e coraggio anche la sua abilità nel placcaggio divenne presto parte della sua leggenda.

 Gli avversari che si scontravano con lui sembravano infrangersi contro un muro di mattoni.

Memorabile il suo intervento miracoloso sull’ala francese Gourdon nei pressi della linea di touche che permise al Galles di vincere il Grand Slam nel 1976.

Al di là delle indiscutibili capacità tecniche, ciò che lo rendeva unico era il suo spirito competitivo e la sua fierezza, doti su cui si fondarono le vittorie dei due Tour dei Lions  nel 1971  e nel 1974, quando con i suoi placcaggi spettacolari e la sua sicurezza in difesa diedero a tutta la squadra la  giusta carica per sconfiggere i giganti dell’emisfero australe.

John Peter Rhys Williams era figlio di due medici e divenne studente di medicina nel famoso istituto per traumi sportivi Millfield, nel Somerset.

Iniziò a fare sport giocando a tennis e ottenendo grossi risultati al punto che una delle storie che circolano su di lui narra che nel 1966 si impose nel tabellone dei giovani al Torneo di Wimbledon.

Ma il suo sport non era il tennis e così passò al rugby.

 Dopo aver giocato alcuni incontri con il Bridgend, il giovane universitario frequentò l’istituto St Mary’s di Paddington  e in seguito entrò a far parte del  mitico London Welsh Club, mettendosi subito in luce e guadagnando un posto nella squadra gallese con cui partì per l’Argentina nel 1968.

Il suo debutto internazionale fu l’inverno successivo contro la Scozia a Murrayfield, fianco a fianco con il terza-centro Mervyn Davies, anch’egli all’esordio.

Entrambi si guadagnarono la fama di giovani promesse spianando la strada verso quello che sarebbe strato un grande futuro internazionale.

 Williams aveva solo 19 anni e prima di compierne 21 aveva collezionato altre dieci vittorie con la maglia dei Dragoni Rossi  mentre tutti lo acclamavano per il suo coraggio e la determinazione.

Ebbe modo di confermare a tutti queste sue qualità anche contro gli All Blacks nel 1969, nonostante il tour fosse stato un disastro con i neozelandesi vittoriosi in entrambe le partite.

Ma il riscatto era alle porte e nel 1971 i Lions resero pan per focaccia guadagnandosi il loro primo Grand Slam dal 1952  e intascando la loro prima vittoria contro gli All Blacks grazie alla sua difesa perfetta e a un incredibile drop da 40 metri.

 L’anno successivo a Twickenham realizzò la sua seconda meta con la maglia del Galles ma dopo aver vinto tre incontri internazionali, i problemi politici in Irlanda gli impedirono di infilare il Grande Slam nel 5Nazioni.

La sua corsa di 28 presenze consecutive  fu interrotta nel 1974 quando un infortunio lo costrinse a saltare la partita contro l’Inghilterra a Twickenham, quando si fratturò la mandibola dopo un placcaggio sull’ala scozzese Billy Steele.

Willie John McBride disse di lui: “Dubito che i Lions in Sudafrica senza Williams avrebbero avuto lo stesso successo, è stato fondamentale”.

Barry John suo compagno di squadra in molti incontri internazionali  disse che il ruolo di JPR  nell’ epoca d’oro del rugby gallese deve essere senz’altro sottolineato: “Williams aveva un tempismo eccezionale sapeva quando muoversi e soprattutto quando non farlo, era una sicurezza per tutta la squadra”.

La seconda metà degli anni ’70 fu un altro periodo d’oro per il  rugby gallese, che mise in bacheca quattro  Triple Crown e due  Grand Slam.

Ma poi la legge del Tempo cominciò ad esigere il suo ineluttabile tributo e, uno dopo l’altro, i protagonisti della vecchia guardia si ritirarono.

Mervyn Davies, Gerald Davies, Gareth Edwards e Phil Bennett  lasciarono la scena.

 JPR, che si era laureato, tornò agli studi per specializzarsi in chirurgia e ortopedia.

I suoi impegni di studio e lavorativi lo costrinsero a rinunciare così al tour dei Lions del 1977, ma l’anno successivo tornò a giocare per il Bridgend e fu nominato capitano proprio nell’anno del centenario trionfando nella finale della Coppa gallese contro il Pontypridd.

Quella fu la sua ultima stagione.

Il più famoso estremo della storia del rugby si ritirò con 55 caps di cui 5 da capitano e una vittoria in meno rispetto al record gallese di Gareth Edwards.

JPR decise di rimanere comunque nel mondo del rugby e di aiutare a mettere in piedi una clinica sportiva specializzata nel trattamento degli infortuni sportivi e rugbistici in particolare.

Nella sua ultima apparizione internazionale i tifosi gallesi gli tributarono un saluto commovente, fu il loro eroe per più di dieci anni.

Il mitico Rugby World gli dedicò la copertina, così come aveva fatto soltanto con Gareth Edwards.

 Oggi JPR è un chirurgo ortopedico di successo e vive tranquillamente nella Valle del Glamorgan.


2 Responses to “JPR Williams, professione estremo”

  • Bruno Says:

    Grande Alessandro. Articoli del genere servono ai più giovani per capire chi ha fatto la storia del rugby, e ai più “maturi” (sono del 62) per fare un salto indietro nel tempo non senza un pizzico di nostalgia per il rugby che fù. In quei tempi soddisfare la fame di rugby per gli appassionati italiani non era facile; notizie scarse, rari filmati, e quel Galles era per questo reso ancora più “mitico”.
    Auguri a tutti.
    Forza Rugby Roma !!!

  • Concezio Says:

    Grandissimo alessandro.
    Sono cresciuto come te saziandomi di telecronache di paolo rosi, inseguendo il sogno di colore rosso di gareth edwards, barry john, phil bennet e di quel mitico galles, il cui condottiero magnifico e leader mistico è stato j.p.r.williams.oggi a distanza di 30 anni cerco di continuare a sognare seguendo le gesta dei nuovi eroi che continuano ad alimentare la gioia di aver potuto gustare simili spettacoli con gli occhi di ragazzo.Continua così e grazie per questi preziosi frammenti.ti seguo con attenzione

Leave a Reply