Dondi:”Il rugby azzurro verso il futuro”

Giancarlo Dondi Il presidente Giancarlo Dondi è salito in Val d’Aosta a godersi gli Azzurri di domani, in ritiro ai piedi del Monte Bianco, e a riposare prima di una nuova sfida. Il prossimo 13 settembre, con ogni probabilità, sarà rieletto nella sua carica per il quarto mandato. “Mantenere e migliorare”, saranno questi i punti fermi del programma elettorale.


Il rugby italiano esce dai quattro anni più importanti della sua storia, i prossimi potrebbero addirittura superarli:”Noi dobbiamo seguire l’evoluzione del rugby internazionale – attacca Dondi – e abbiamo bisogno di lavorare con costanza e programmazione.

Lo sviluppo è ormai nel professionismo e l’obiettivo è quello di costruire un prodotto che sia appetibile sul mercato, mantenendo ben presenti quei valori di riferimento che fanno del rugby un fenomeno unico”.

In Italia la Nazionale vola ma il campionato è in crisi.

Dopo l’uscita dell’AlmavivA Capitolina dalla Lega di Super10 la massima serie andrebbe ripensata:”Il problema oggi non è la sopravvivenza o meno della LIRE (la lega dei club si Super10, n.d.r.) ma quello di creare un prodotto che sia appetibile, che possa incrementare la media-spettatori e, dunque, interessare maggiori sponsor.

Tutto questo passa per alcuni processi fondamentali – basti pensare che, ad oggi, il campionato non ha un contratto televisivo – e per una gestione che tenga conto dell’evoluzione in senso professionale.

Non bisogna dimenticare che fino a poco tempo fa il campionato italiano era puramente dilettantistico e che stiamo vivendo una fase di crescita che presenta le sue difficoltà”.

La scelta federale di creare un evento che vedrà tutte le finali dei campionati nazionali (Super10, serie A e U.19) al Flaminio nel week-end del 30-31 maggio prossimi va in questa direzione?:”Certamente vi è la necessità di ripensare l’intera organizzazione dei campionati, ma ciò dovrà esser fatto trovando un equilibrio tra le esigenze di tutte le parti in causa nell’interesse generale.

Inoltre, è importante per noi mantenere più vivo possibile l’impianto del Flaminio”.

A proposito dello stadio teatro del Sei Nazioni, a che punto sono i lavori di ristrutturazione?:”Siamo molto preoccupati.

Recentemente ho incontrato il delegato del Sindaco per l’impiantistica sportiva Cochi al quale ho espresso i nostri dubbi.

I lavori sono fermi da gennaio e, se non riprenderanno all’inizio di settembre, non si farà in tempo per l’inizio del Sei Nazioni.

Non possiamo permetterci altri ritardi e vogliamo restare a Roma, ma abbiamo bisogno del Flaminio ristrutturato”.

Torniamo ai campionati.

La soluzione delle franchigie sembra ormai inevitabile:”Noi abbiamo idee chiare in proposito, i vantaggi di una soluzione simile sarebbero evidenti.

Sarebbe un cammino in linea con l’evoluzione del movimento, non saremmo più costretti a vedere i nostri migliori giocatori all’estero e si creerebbe un prodotto appetibile.

C’è bisogno, però, di scelte forti e condivise da tutti.

Bisognerà trovare un sistema di divisione dei costi che la soluzione professionale imporrebbe.

I modelli ci sono, anche se non bisogna dimenticare che quello che si fa, per esempio, in Irlanda non sempre è riproponibile da noi”.

Tutto ciò sarebbe in linea con la candidatura avanzata per l’organizzazione della Rugby World Cup in Italia:”Noi abbiamo la possibilità di organizzare una dei più importanti avvenimenti sportivi del mondo, considerato che l’ultima World Cup ha elevato dello 0,2% il PIL della Francia.

Abbiamo bisogno del sostegno forte del governo che deve sposare in pieno il progetto”.

Uno sguardo alla squadra ritornata tra le prime dieci del ranking IRB:”Mallett è un vero capo.

Riesce a far rendere al meglio i suoi uomini, come nel caso di Troncon, un fuoriclasse che riesce a trasmettere tanto al gruppo. Per il prossimo Sei Nazioni potremmo essere la vero sorpresa, a patto di crederci tutti fino in fondo”.


Leave a Reply