Il Sudafrica si illude, So’oialo e Mc Caw respingono gli Springboks

Oggi poteva essere una giornata disastrosa per lo sport neozelandese. Dopo la sconfitta nella America’s Cup ad opera di Alinghi anche nel rugby la Nuova Zelanda è andata ad un passo dalla clamorosa debàcle in Sudafrica. Ma gli All Blacks non sono divenuti una leggenda per caso. Nel sole di Durban, sotto nel punteggio di nove punti a 13’ dal termine, i guerrieri di Graham Henry hanno rovesciato le sorti del match fissando lo score finale sul 21-26 che scaccia lo spettro dell’imbattibilità perduta.


Già nel pre-gara i volti dei giocatori segnati dalla tensione raccontavano la storia di battaglie cominciate un secolo fa.

Dopo gli inni nazionali la folla che gremiva lo stadio sfidava la feroce Kapa O Pango dei neozelandesi cantando a squarciagola in Afrikaaner, la lingua dei boeri.

Le ostilità si aprivano con un Sudafrica in grado di prevalere nella conquista dell’ovale grazie alla straordinaria rimessa laterale guidata da Matfield e alle numerose palle strappate agli avversari sui breakdown.

Nella terra di nessuno attorno ai punti d’incontro era selvaggia l’applicazione degli avanti sudafricani che imponevano la propria legge agli All Blacks, mai così contratti e nervosi.

Man mano che si avvicina l’appuntamento della Rugby World Cup, diviene più difficile gestire la pressione del ruolo dei super-favoriti.

Tutto questo, insieme con l’inusuale imprecisione di Carter dalla piazzola – tre i calci di punizioni falliti al termine – producevano il 6-0 al 20’ grazie ai piazzati di Montgomery e Pienaar.

A questo punto i Tutti Neri si scuotevano e raggiungevano il pareggio al 38’ macinando il proprio gioco totale e dando vita a sequenze prolungate ricche di passaggi off-load che fruttava due calci di Carter.

Quando tutti pensavano di chiudere così all’halftime il ruggito del pack sudafricano scuoteva il match.

Al 40’ una touche ai 5 metri in attacco veniva trasformata dagli Springboks in una formidabile base da cui partivano i guastatori che trascinavano in meta il biondo Schalk Burger con l’ovale stretto tra le braccia, 11-6 e tutti a riposare.

La ripresa si apriva con un drop di Mauger che illudeva gli ospiti mentre già al 45’ l’apertura Butch James intercettava un off-load dello stesso Mauger toccando tra i pali per la trasformazione di Montgomery che fissava il 18-9.

Pienaar continuava a dirigere meravigliosamente le operazioni dando l’impressione di condurre in porto la barca sudafricana, ma due episodi marcavano la svolta contraria ai Boks.

Al 53’ un giallo a Wannenburg lasciava in sette per 10’ gli uomini della mischia che, sottoposti alla feroce pressione degli All Blacks, non si sarebbero più ripresi fino al termine.

Al 65’ White sostituiva l’ottimo James per fare posto a Steyn, protagonista sabato scorso.

Ma il giovanotto stavolta era meno ispirato e perdeva un paio di palloni che davano linfa alla riscossa neozelandese.

Un calcio per parte, di Montgomery e di Carter, portava il punteggio sul 21-12 al 67′.

Poi in tre minuti dal 69’ al 72’gli All Blacks marcavano due mete, entrambe trasformate da Carter, con il capitano Mc Caw e con Rokocoko definendo la clamorosa rimonta che entrerà negli annali.

Per una volta in ombra Carter e Mauger, mediocri i saltatori, la Nuova Zelanda ha messo in mostra un So’oialo vera anima, insieme con Mc Caw, della squadra più forte del mondo.

Sabato prossimo la Nuova Zelanda si trasferirà a Melbourne per strapazzare i Wallabies a domicilio.


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