Gavazzi:”Voglio il Pro12 a Roma e Milano”

AlemannoGavazzi Il presidente della Federazione Italiana Rugby Alfredo Gavazzi ha un sogno:”Vorrei che una delle squadre italiane che giocano in Pro12 (ex-Celtic League) fosse di stanza a Roma dove abbiamo tutto : uno stadio come il Flaminio, perfetto per il rugby e sul quale condividiamo la stessa visione con Roma Capitale; il successo del Sei Nazioni che riempie l’Olimpico e funzionerebbe da eccezionale traino; l’appeal turistico che convoglierebbe migliaia di spettatori stranieri in occasione delle partite (al Pro12 partecipano squadre irlandesi, gallesi e scozzesi oltre alle due italiane), una potenzialità enorme per tutto il movimento”. Pronunciata da un dirigente nato a Brescia la dichiarazione è tutto meno che banale:”Ormai è chiaro per tutti che realtà professionistiche come sono quelle del Pro12 hanno una possibilità di sviluppo economico e commerciale solo nelle grandi piazze.

La mia visione è quella di portarne una a Roma, dove con il Sei Nazioni abbiamo sviluppato un rapporto eccezionale col sindaco Alemanno che mi auguro venga rieletto, e una a Milano.

Se poi potessimo averne una terza squadra allora mi piacerebbe fosse nel Veneto”.

Per chi ricorda la vicenda Praetoriani Roma, prima ammessi e poi bocciati alla candidatura al Pro12 è una vera rivoluzione che il grande successo del Sei Nazioni all’Olimpico ha reso necessaria. “Sono convinto – ha spiegato Gavazzi – che per lo sviluppo del movimento dobbiamo mettere a frutto tutte le risorse di cui disponiamo.

Roma lo è, Benetton lo è.

La mia visione prevede proprio lo spostamento della franchigia Benetton attualmente a Treviso nella Capitale.

Del resto, con Autostrade, Autogrill e Aeroporti a un imprenditore come Benetton gli interessi di sviluppo a Roma non mancano.

Con la squadra che hanno (praticamente la nazionale italiana) se prendono 4/5 stranieri di qualità possono davvero vincere molto e le vittorie dei club faranno bene a tutto il movimento.

La seconda franchigia (le Zebre attualmente a Parma) dovranno diventare il laboratorio nel quale il ct Brunel sperimenterà le nuove soluzioni per la nazionale”.

Questa la visione del presidente del rugby italiano, se tutti i soggetti in campo sapranno condividerla per il movimento il definitivo salto di qualità sarà solo questione di tempo.


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