Anche a Roma si fa buon rugby

Il pack delle Fiamme Oro contro Piacenza - foto Fabio Bonessi Nell’anno della scomparsa della Rugby Roma, che peserà a lungo su un ambiente incapace di produrre alternative attendibili alla gestione precedente, la palla ovale regala segnali di grande vitalità nella città eterna. Se nel campionato Eccellenza è la Mantovani Lazio del presidente Biagini a difendere l’onore di Roma – nonostante la difficoltà della mancanza di una casa da gestire in proprio – nei due gironi della Serie A sono Fiamme Oro e Unione Rugby Capitolina a dimostrare che anche a Roma è possibile fare buon rugby. Due realtà diverse tra loro ma con alcuni punti in comune, primo tra tutti quello di avere solo giocatori italiani (la Lazio annovera solo quattro stranieri più Pelizzari, il resto dei giocatori è fatto in casa).

Per le Fiamme Oro Rugby, sezione del gruppo sportivo della Polizia di Stato, questa è una scelta obbligatoria per statuto ma che il coach Sven Valsecchi avrebbe adottato comunque:” Il rugby italiano ne ha abbastanza di stranieri, magari sopravvalutati rispetto alla realtà, che tolgono spazio ai giovani nati qui.

Se hai un mediano di apertura promettente deve poter giocare per fare esperienza, non appassire in panchina come spesso è accaduto in passato.

Per noi, dunque, la scelta di una squadra completamente italiana è in linea con la nostra filosofia”.

Un sistema che sta dando i suoi frutti.

Negli ultimi tre anni i Cremisi, primi nel Girone 1 con 7 punti di vantaggio sul Firenze secondo, hanno acquisito una serie di giocatori importanti che vanno a integrare un gruppo in grado di lottare per la promozione come dimostrano le sei vittorie in campionato:”Non ci nascondiamo, senza fare proclami possiamo dire che il nostro obiettivo è salire di categoria – spiega Valsecchi – l’esperienza della stagione scorsa con lo scivolone di Livorno ci ha insegnato a mantenere alta l’intensità per tutta la stagione”.

Con giocatori della classe di Sapuppo e Forcucci lavora uno staff tecnico che oltre a Valsecchi si avvale di Salvan, del Direttore Tecnico Troiani e del fitness trainer Di Majo nella splendida struttura di Ponte Galeria.

Ecco il secondo punto in comune con la Capitolina che ha nel Campo dell’Unione di via Flaminia Vecchia 867 un vero fiore all’occhiello dove crescere i propri giocatori:”Il nuovo campo in sintetico che affianca quello in erba ci consente allenamenti a ciclo continuo indipendenti dalle condizioni meteorologiche – spiega il Director of Rugby Daniele Pacini – e arricchisce una serie di servizi per i giocatori sui quali abbiamo scelto di investire”.

Servizio medico completo, palestra, foresteria e uno staff da realtà di alto livello.

I rossoazzurri hanno invertito la tendenza: basta pagare i giocatori, la società ora investe in servizi da offrire agli atleti che, anzi, pagano una retta per partecipare al club.

La Capitolina, che vanta tra prima squadra e settore giovanile circa 550 atleti, ha rinunciato tre stagioni fa alla massima serie per tornare al core-business della formazione dei giocatori centrando l’obiettivo e rientrando in due anni in A2 dove occupa con la prima squadra il terzo posto.

Sotto la guida di Cococcetta e Caffaratti la Capitolina produce giocatori e buon rugby, ricreando uno spicchio di Galles a Roma nord e indicando un esempio da seguire nella nuova impostazione del rugby in Italia dove l’Alto Livello professionistico è separato da un livello amatoriale che si deve ricondizionare in fretta rispetto agli ultimi anni.


One Response to “Anche a Roma si fa buon rugby”

  • M-URC Says:

    Bellissimo l’articolo, che mette in risalto l’ottimo lavoro svolto in questi anni da queste società. Nel rugby italiano, non c’è spazio per investimenti fuori luogo, anche perchè prima o poi i nodi vengono al pettine.

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