Mallett : “Grazie Italia, Checchinato l’unica delusione”

Mallett legge sui giornali le notizie sugli Azzurri Un silenzio assordante e, per molti versi, inspiegabile. Questa è la sensazione che deriva dal disinteresse totale da parte dei media che si occupano di rugby intorno alla dichiarazione che Nick Mallett, CT uscente dell’Italrugby – ormai ufficiale il divorzio dopo la prossima Rugby World Cup in favore del successore Jacques Brunel – ha speso su Carlo Checchinato e che sono state amplificate dalle colonne de La Gazzetta dello Sport. “Solo nell’ultima stagione il mio rapporto con Dondi è stato perfetto, di reciproca, totale fiducia.

Il merito – ha spiegato Mallett alla Rosea – è di Gino Troiani, un uomo che lavora nell’ombra ma che è un manager perfetto.

Chi lo ha preceduto nel ruolo, Carlo Checchinato (attuale Responsabile dell’Alto Livello) lavora solo per se stesso e per la sua carriera”.

Un’ affermazione gravissima che nessuno ha ripreso, colpevolmente.

Torno sull’argomento perchè già in passato, e in perfetta solitudine, avevo già chiamato in causa quello che, a mio avviso, è un vuoto assoluto verificatosi in una funzione che in questo momento storico del movimento rugby in Italia riveste una importanza strategica.

In alcuni pezzi pubblicati su Il Tempo e su questo blog ho già chiesto allora, e lo faccio ancora oggi rafforzato dalla dichiarazione di Mallett, quale sia stato il rendimento di un dirigente gratificato da un ricco contratto quadriennale circa un ruolo che avrebbe dovuto far rispettare le linee guida di una rivoluzione cominciata con l’ingresso di due squadre italiane in Magners Celtic League.

Tale rivoluzione avrebbe dovuto avere come unico obiettivo quello dello sviluppo dei giocatori italiani nell’Alto Livello.

Per ora, alla luce della gestione dei giocatori, è sempre sfuggita la logica di certe scelte, basti pensare ad esempi illuminanti come quelli di Tebaldi, Bocchino, Toniolatti, etc., chiarendo fin da ora che nessuno pensa che tra loro alligni il Fenomeno in grado di garantire vittorie contro gli All Blacks, ma siamo convinti che avrebbero potuto essere valorizzati in maniera più produttiva per l’interesse generale.

Dopo la dichiarazione di Mallett su Checchinato, sembra tutto molto più chiaro.

Ora, mi aspetto che anche in altri colleghi si desti l’interesse per una questione cruciale per lo sviluppo del rugby italiano.


8 Responses to “Mallett : “Grazie Italia, Checchinato l’unica delusione””

  • Stefano Il Nero Says:

    Ok come vuoi ma la sparata su Checchinato di Mallett conferma la bassa statura di questo sudafricano che solo ora e solo per riprovevoli motivi personali e solo dopo aver saputo che andrà a casa (era ora) ci racconta che il Checchinato pensa per se.
    Squallido Mallett, lui è il campione dei “pensoperme” ed in più lui c’ha anche il titolo indiscusso di “chssenefregadelmovimentorugbyitaliano”.
    Intanto vado fuori dai piedi lui e poi Checchinato, che qui ci rimane, avrà da spiegare e dimostrare.
    Mi risulta talmente riprovevole il comportamento del sudafricano che mi riesce difficile sperare in una sua vittoria ai Mondiali.
    Tanto lo hanno capito tutti, il sudafricano vuole farsi mandare a casa fin da subito, prendere il soldo, non fare il campionato e passare pure da eroe. A ri-squallido!!!

  • Simone Says:

    Mallett a mio avviso è un ottimo allenatore, ma non ha capito la complessa mentalità italiana, dove il tecnico della nazionale deve occuparsi attentamente anche degli aspetti mentali e motivazionali non solo della prima squadra ma dell’intero movimento. Io mi ricordo George Coste presentarsi all’Acqua Acetosa il sabato pomeriggio mentre allenavo l’Under12 della Primavera e chiedermi se poteva assistere all’allenamento…personaggio straordinario e vero leader di tutto il rugby italiano. Mallett va a giocare a golf…

  • Francesco Says:

    Georges Coste non è nemmeno comparabile a tutti i suoi successori. E non per i risultati.
    Il campionato con due sottogironi e due gironi finali (scudetto e salvezza) fu inventato per quello che ne so su suggerimento di Coste per permettere ai giovani delle squadre emergenti (Padova, Roma, Rovigo) di giocare più partite contro gli juggernaut Milano-Berlusconi e Treviso, partendo dal concetto che più ne giocavi più apprendevi.
    Ora vedo campionati cambiati per questa o quella sconsiderata ragione ma senza alcun disegno serio ed organizzativo, Celtic insegna

  • Luca67 Says:

    Possiamo criticare Mallett fino alla nausea per alcuni suoi comportamenti, uno su tutti colpevole di aver accettato lo status quo (leggi staff della nazionale), alcune sue affermazioni del tipo: “italiani no buoni per il rugby”, però non possiamo dire che Mallett sia un incompetente. Non vi devo ricordare che in Sudafrica è considerato un Dio vivente, in Francia ancora lo rimpiangono mentre i Barbarians ancora lo invitano (e scusate se è poco). Il signor Checchinato, che gode del mio rispetto solo come giocatore, nell’ultimo C.F. (stando a quello che ho letto nei vari blog), ha presentato una relazione tecnica che giudicava l’operato di Mallett. Chi è il signor Checchinato per poter giudicare Mallett? Non si è trattato di criticarlo, le critiche sono sempre ben accette purchè costruttive, ma di giudicarlo. E aggiungo. Oggi come oggi chi in Federazione può permettersi una cosa del genere? N E S S U N O. Dunque “Stefano il Nero” credo che a chiunque sarebbero girate le scatole. Anche a me e a te. Uno del calibro di Mallett, giudicato da un buon giocatore (buono per il campionato italiano). Mallett quelle dichiarazioni le ha fatto pochi giorni dopo l’ultimo C.F. quando gli hanno dato il benservito anche con quella relazione (pagherei oro per poterla leggere). A proposito. Stiamo come 4 anni fa. Non è cambiando gli allenatori che risolviamo le cose. Se alcuni personaggi non schiodano il deretano dalle loro sedie, non andremo da nessuna parte. Intanto anche questa volta, a mondiali conclusi e spero tanto di sbagliarmi, avranno l’alibi dell’allenatore in partenza.

  • Pino Says:

    C’è veramenet qualcosa che non va nell’ambiente. Sicuramente quando uno staff dirigenziale annusa il “vil denaro” difficilmente riesce più guardare oltre il suo luccichio. Difficile quindi vedere spiragli e/o soluzioni per crescere in questo sport: abbiamo adottato le franchigie, portando carrettate di soldi alle due squadre interessate, ma il nostro livello di gioco è lo stesso degli scorsi anni con o senza Magners. Nessuno si preoccupa dei vivai e di come questi vengono gestiti; in Italia a oggi esiste un campinato di veramente buon livello a livello giovanile, l’Under20, che il prossimo anno sarà annullato non si capisce alla luce di quale soluzione a favore di un campionato Under23. Migliaia di ragazzi tra i 18 e 19 anni e mezzo saranno persi dal vivaio rugbystico italiano ma nessuno ne parla, si elogia anzi un campionato mondiale di categoria che suggellera il funerale della stessa. Nei post sopra il mio ho letto di poltrone, ma sempre alla luce del “vil denaro” chi abbandona mai una mucca grassa? Ci vuole fegato e consentitemi attributi che non vedo in giro.

  • Stefano Il Nero Says:

    @Luca67
    bel commento, sei riuscito a rasserenarmi.
    Togli Checchinato dal discorso e lasciaci il Mallett che parla nel post-licenziamento e pre-mondiale e guardalo con questi occhi: quello è solo un volpone c’entra niente il rugby
    Poi scusa “uno del caliibro di Mallett”, in Italia ‘sto calibro non si è visto, sarà anche tutta colpa nostra vabbhè ma ha fatto ripiangere tutti gli ultimi coach. In questo ha fatto un record.

  • Maurizio Says:

    Se Petrucci (CONI) non avra’modo e quindi interesse ad entrare nei “conti” FIR, Dondi ed i suoi uomini resteranno dove sono e noi continueremo a vedere allenatori mediocri,ad esempio, con l’auto aiendale come benefit del contratto FIR. Queste persone molto verosimimmente non troverebbero mai un altro lavoro dove poter ottenere tale benefit,che nella vita “normale” viene accordato a dirigenti d’aziena o a chi svolge attivita’ commerciale,ovvero a quelli che vengono “misurati” nel raggiungimento degli obiettivi aziendali. Il bello e’ che se non raggiungono gli obiettivi,dirigenti e commerciali vengono licenziati. In FIR, basta vedere i risultati delle Nazionali giovanili, si parla da anni di “quasi vittorie” e di “sconfitte onorevoli” e gli allenatori restano sempre al loro posto. La FIR vive nell’Isola che non c’e’ ma le Squadre Nazional fanno poi partite reali.Cio’e’ aberrante e lontano dalla “realta’” quindi il sistema e’ malato.

  • Allis Oncharge Says:

    Non ho mai amato Mallet ma su Checchinato ha sfondato una porta aperta.
    Solo i ciechi non lo vedevano!!
    10 e lode a Mallet per la sincerità, che forse e’ anche
    Stato il suo peggior difetto…

Leave a Reply