Rugby Roma, Abbondanza lascerà la presidenza ma intanto la squadra resta sola

Paolo Abbondanza Un suicidio perfetto. La conferenza stampa indetta oggi al Tre Fontane dalla Rugby Roma – nella persona del Direttore Generale Corrado Capradossi – si è rivelata un clamoroso autogol. La società aveva inteso rispondere ad una serie di articoli comparsi sulla stampa nei giorni scorsi che hanno descritto la situazione in cui versa la gestione della squadra. Scarsa, o inesistente, assistenza sanitaria ai giocatori infortunati soprattutto nelle cure post-infortunio, poca cura nei rapporti tra società e giocatori, latitanza dei dirigenti sia in occasione degli allenamenti che delle partite (nessun dirigente presente alla finale del Trofeo Eccellenza vinto dalla Rugby Roma e definito in conferenza stampa “… sì, un torneino così …”), insomma allenatori e giocatori abbandonati a loro stessi da una dirigenza che non pare avere nella competenza specifica la propria dote migliore.

Una situazione cui si arriva dopo un cammino che la storia e la tradizione della Rugby Roma, che lo scorso ottobre ha compiuto 80 anni, non merita.

Inutile in questo momento soffermarsi sulle responsabilità, del resto molto chiare, o su alcune “perle” affiorate qua e là in una conferenza che si è spesso trasformata in un duello verbale tra il Direttore Generale e alcuni giornalisti “rei” di aver fatto il proprio lavoro, il tutto sotto gli occhi dei capitani Nicola Leonardi e Saccardo che in alcune occasioni hanno confutato le parole del dirigente.

L’unica notizia emersa è quella che annuncia l’abbandono da parte di Paolo Abbondanza della carica di presidente, pur manifestando l’intenzione di mantenere la proprietà.

Nei mesi scorsi, dopo il fallimento del progetto – Praetoriani, si è navigato a vista cercando ora un acquirente per la società bianconera, ora l’incontro col presidente FIR Dondi per cercare invano di “piazzare” l’impianto in costruzione a Spinaceto che, a questo punto, difficilmente manterrà il nome originario di “Città del Rugby”.

I rumors che giungono dalla via Pontina raccontano che rapidamente le linee sui campi da gioco cambiano per assomigliare sempre di più a quelle dei campi di calcio e calciotto, attività ritenute più remunerative e certamente più vicine ai dirigenti cui è affidato il progetto.

Sullo sfondo c’è la quasi certezza che il Comune di Roma, anche perchè convinto che la Rugby Roma si trasferirà a Spinaceto, non rinnoverà la concessione del Tre Fontane, storica sede della Rugby Roma che rischia al 31 maggio di ritrovarsi di nuovo senza campo.

Uno scenario indegno della storia del sodalizio bianconero.


14 Responses to “Rugby Roma, Abbondanza lascerà la presidenza ma intanto la squadra resta sola”

  • Corrado chiatti Says:

    Magari potrà essere l’inizio di na nuova era del Rugby a Roma magari pensando alla fusione delle prime squadre con Lazio e Capitolina così tanto per abbassare i costi rimanendo indipendenti con il settore giovanile e trovando sistemi di allenamento più avanzati mettendo insieme gli staf tecnici ! Dalle difficoltà secondo me se ne esce solo unificando le forze !

  • Francesco Says:

    Non capisco perchè il Comune dovrebbe omettere di rinnovare la concessione, visto il grottesco fallimento del Gran Premio di Roma.
    Se salta il rugby la zona sportiva del Tre Fontane sarebbe definitivamente morta, e quindi non credo che sia una buona politica.
    Per il resto, Abbondanza ha il merito di averci messo soldi suoi pur non essendo – eufemisticamente – un grosso appassionato di rugby, in un mondo di gente che di chiacchiere ne fa tante (o dobbiamo ricordare la transizione da Speziali ad Abbondanza che cosa è stata) prendendo una squadra alle soglie dello scioglimento e riportandola in Eccellenza.
    Colpa grave è che, dopo aver progressivamente allontanato alcui personaggi assolutamente pregiudizievoli, non si è tenuto, ossia non si è voluto tenere, quelli competenti, a cominciare dal General Manager della promozione (Fazzini) che è stato uno che a portato Todeschini a giocare in Serie A, e non aggiungo altro.
    Da qui, allontanato pure Franconi (ma come si fa) una non dirigenza (a parte rari casi) di yes-man assolutamente incapaci di relazionarsi con i giocatori.
    Ed il lato comico è che la Rugby Roma ha potenzialmente il miglior ambiente sportivo in Italia per un curioso mix di scarsa pressione da parte della città, cui del rugby cala poco, e rete di relazioni interpersonali (gli old) che permetterebbe ai giocatori di allenarsi serenamente e dare il meglio.
    Ovviamente se ci fosse una dirigenza degna di questo nome, che non si limitasse a pagare gli stipendi, che non è cosa da poco ma non basta certo a creare una squadra

  • M-URC Says:

    Momento difficile questo per la RR. Immagino che l’unico rimedio sia quello di riuscire a trovare un imprenditore o una cordata di imprenditori (l’ipotesi di una specie di azionariato popolare modello Rovigo non mi sembra del tutto cavalcabile), magari già vicino a questo sport, che riescano a ritirare su le sorti di questa società, mettendo mano in primis al problema della sede e coltivando con preziosa pazienza il settore giovanile che ha sempre avuto, negli anni passati, una grande tradizione. Effettivamente l’antieconomicità del nostro campionato Eccellenza, non favorisce gli investimenti da parte di alcuno. La stessa situazione, sto parlando sotto il profilo economico, lo attraversano quasi tutte le altre società che giocano lo stesso campionato. Le società che in questo momento, cosi sembrerebbe, soffrono di meno questo aspetto sono Padova e Lazio. E sono quelle che ad oggi hanno i migliori vivai. Tantochè, la Lazio, con quasi tutti giocatori autoctoni, è riuscita ad allestire una squadra più che dignitosa (magari di profilo non proprio altissimo) per il campionato d’Eccellenza.

  • Roma Rugby, storia di harakiri? | Il Grillotalpa Says:

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  • Bruno Says:

    Alle considerazioni sacrosante (e che condivido al 100%) fatte da Francesco, vorrei porre una questione: ma il campionato eccellenza così concepito non doveva abbassare i costi e rendere la vita più facile alle società fuori dall’asse (intrallazzone/spendaccione) treviso-viadana-fir ? Roma non sembra essere un caso isolato. Siamo sicuri che un campionato ulteriolmente ridimensionato in termini di interesse e visibilità non sia diventato un disincentivo e un deterrente per imprenditori e sponsors ?
    Comunque, per rimanere alle faccende (tristi) di casa nostra, Abbondanza ha avuto il merito di mettere soldi, pur in una gestione discutibile. Ora si rischiano tempi bui ma potrebbe questa anche essere l’occasione per tutto il rugby romano per mettersi intorno ad un tavolo e sfruttare le sinergie che la base offre. Roma, Lazio, Capitolina, e tutta la rete di società regionali hanno un patrimonio di vivai, esperienza e tradizione che pochi vantano in Italia. Ripartiamo da queste basi solide e pensiamo a rilanciare seriamente il progetto Praetorians per l’alto livello che ritengo essere al momento l’unica soluzione praticabile.

  • Massimo Says:

    Il progetto Pretorians credo abbia senso “solo” se in chiave Celtic League. Per il Campionato di Eccellenza se i dirigenti riescono a mantenere intatta la presenza Rugby Roma e Lazio Rugby ben distinte lo considero un plus. Certo se non ci sono soldi da entrambe le parti, l’unione delle forze e’ l’unica soluzione possibile. Cio’ significherebbe comunque la perdita di atleti validi tra i 25-28 anni, quindi nel pieno delle forze, che potrebbero non trovare spazio in una sola compagine. Sarebbero scelti gli atleti professionisti piu’ validi a discapito degli altri. Insomma ci perderebbe credo di piu’ la Lazio che si comporta bene con cio’ che ha in casa, senza ovviamente eccellere, almeno per ora. Mi auguro che la Roma riesca e risolvere positivamente anche questo momento difficile, come ha fatto in passato. Ce la puo’ fare. La Lazio comunque ha un punto di forza e di debolezza allo stesso tempo che e’ proprio il Vivaio.

  • Alex Says:

    Mi sembra di capire da questo ed altri articoli che il rugby a Roma a livello di solidita’ societaria non sia messo granche’ bene.

    Ovviamente perdonatemi l’eufemismo, non voleva essere ironico od offensivo.
    So che in molti di voi avete cara l’idea di avere una compagine romana e laziale in celtic, ma vi chiedo, onestamente, ritenete che sia possibile che si possa rilanciare il progetto Pretoriani con una base simile?

    A Roma ci devono essere molti appassionati ed anche una buona base di tesserati.
    Quello che manca oltre a societa’ solide, sembr essere la partecipazione degli enti locali (comune di Roma su tutti) e dell’imprenditoria al mondo del rugby..

    Io credo che la vera diferenza rispetto ad alcune zone al Nord sia proprio che in certe parti dell’Italia, il rugby attiri l’interesse, non tanto di PIU’ tifosi (anzi in molti casi molti di menO) ma di chi ha Il denaro per dare slancio ai progetti…(cioe’ enti locali ma soprattutto sponsor ed imprednitori).

    Quando i Pretoriani non sono stati scelti come progetto pensai come molti al fatto che si volesse premiare questioni politico federali al posto dell’interesse vero della gente e del rugby.

    Oggi credo alla luce della debolezza del “tessuto” sportivo/economico-sociale del rugby nelmeridione credo che forsequella scelta discutibile non fosse tale (anche se magari fatta per le ragioni sbagliate).

  • Alessandro Says:

    @Alex:
    grazie per il tuo intervento! Mi sento di rispondere per chiarire un paio di cose.
    Nessuno può offendersi se qualcuno dice che a Roma c’è poca solidità societaria, anche se non si possono accomunare due realtà così diverse come Lazio e Rugby Roma e anche se il livello medio delle altre società italiane di Eccellenza non sia poi così lontano.
    L’idea di una compagine romana in un campionato professionistico come la Celtic League non solo è cara a “noi” – come tu affermi – ma ho ragione di credere che sia sempre più probabile che si realizzi nel giro di un paio di anni per motivi soprattutto commerciali e poi di politica interna federale. Da giornalista che ha qualche competenza nel marketing sportivo ti dico che secondo me Roma – e lo confermano tutti gli stranieri che hanno parte in questa questione – è l’unico posto in cui sarebbe ragionevole piazzare una franchigia per motivi, ripeto, di bacino commerciale (direi lo stesso se le medesime condizioni sussistessero a Bolzano, a Mondovì o a Marsala). Tieni presente che una eventuale franchigia romana non dovrebbe necessariamente nascere da le società già esistenti, anzi! Stiamo parlando di una realtà professionistica che deve essere affidata a un management di provata competenza che può essere assunto in qualsiasi parte del mondo. A parte Treviso, che da sempre in fatto di competenza – piaccia o meno – non ha rivali in Italia e lo sta dimostrando, il resto è tutto più o meno sullo stesso piano, come dimostra il caso-Aironi. Per informazioni dirette, credimi, ti posso inoltre assicurare che nella retromarcia federale sui Praetoriani la “debolezza del tessuto sportivo/economico-sociale del rugby nel meridione (!)” ha avuto davvero poco a che vedere!
    nella speranza che tutto quello che succederà da oggi in poi sarà concepito nell’interesse del rugby italiano ti ringrazio ancora per il tuo intervento!
    A presto

  • M-URC Says:

    Volevo tornare a parlare del Presidente Abbondanza. Sicuramente, almeno a mio giudizio, ai primi posti della classifica delle sue doti migliori non c’è ne la simpatia ne la diplomazia. Però quando lui stesso dichiara che oggi per partecipare con una squadra che può lottare per i playoff (in pratica una squadra da 4° o 5° posto) ti servono 1,5 milioni di euro mi chiedo, quanti imprenditori sono interessati oggi a spendere queste cifre ogni anno? Per avere quale ritorno? E’ chiaro che il centro di Spinaceto, deve, per motivi imprenditoriali, essere il risultato economico e di sostentamento a questi sforzi profusi. Ora, sfumata almeno momentaneamente la vicenda CL e partecipando ad un campionato nazionale che non ha nessuna visibilità, tutto questo investimento è ancora leggittimo? Qui si parla di investimenti pesanti che debbono avere un ritorno economico. Sotto questo aspetto mi sento pienamente di appoggiarlo.

  • Dan Says:

    Amici, permettetemi una battuta: se invece di gettarli al vento per il Gran Premio, il sig. Flammini avesse investito i fantomatici 14 milioni di euro nei Praetorians, avremmo avuto un vero squadrone! (Se non ricordo male il budget dello Stade Toulousain è di circa 20 milioni).

  • Bruno Says:

    Si fà in effetti fatica a credere che si stia parlando soltanto di un paio di milioni di euro per una stagione di alto livello in una città dall’enorme potenziale, con tutte le cifre ( a volte discutibili) che girano per altre attività o per altri sport. Ma questo stà una volta ancora ad indicare come in questo decennio il rugby non sia riuscito ad imporsi al grande pubblico e di conseguenza si sia reso appetibile per sponsors e imprenditori, pur con il volano del 6 nazioni. E se non fosse per Benetton e MPS (oggi ci sono, domani chissà) anche le “magnifiche” treviso e viadana sarebbero alle prese con gli stessi problemi (e qualcosa all’orizzonte già si delinea…).
    La verità è che prendersela con gli Abbondanza di turno serve a poco. Questo è quanto il rugby italiano porta a casa. Se il “brand” rugby, con tanto di 6 Nazioni non è decollato, la colpa è principalmente di chi ha gestito il giocattolo finora. La dirigenza FIR sarebbe stata da tempo presa a calci da qualsiasi azienda seria se il proprio prodotto fosse stato gestito così male.
    Il piccolo cabotaggio che ruota intorno alle società di rugby non è la causa, ma la conseguenza di una pessima gestione nella stanza dei bottoni.

  • Bruno Says:

    Leggo e sento dire in giro che Abbondanza si accontenterebbe di trovare 300mila euro. Mi chiedo se non sia anche praticable l’idea di una sorta di azionariato popolare tra i tifosi. Possibile non trovare 1000 volenterosi disposti a versare una quota di 300 euro, abbonamento compreso ? E il comune non potrebbe poi contribuire ? In fondo stiamo parlando di cifre davvero piccole. Roma deve assolutamente rimanere almeno nel campionato eccellenza, in attesa di tempi migliori.
    E che si rimanga al tre fontane è indispensabile.
    Ma che qualcuno si muova, e presto. Gli 80 anni di storia si meritano ben altro impegno.

  • Alessandro Says:

    @Bruno :
    Caro Bruno,
    credo proprio che la soluzione da te invocata, e condivisibile in termini ideali, sia purtroppo impraticabile nella realtà. I motivi sono molti, primo fra tutti quello che riguarda la totale incapacità di impegno da parte del cosiddetto “ambiente” bianconero che, a mio modesto avviso, potrebbe e dovrebbe mettersi a lavoro per trovare al suo interno una valida alternativa alla proprietà attuale, esercizio che se fosse praticato con le stesse energie con cui ci si lamenta della situazione avrebbe già dato i suoi frutti, fermo restando che ciò non solleva la proprietà dai propri errori e limiti.
    Detto ciò il futuro della Rugby Roma, proprio a compimento avvenuto degli 80 anni di storia, appare in base alle informazioni in mio possesso piuttosto incerto. Gli ingredienti per un finale “tragico” ci sono tutti : una proprietà “stanca” e sempre più priva di motivazioni, una dirigenza incompetente, un ambiente sterile, un’amministrazione comunale mal consigliata e non ben disposta (con alcune ragioni per esserlo), un “competitor” le cui competenze e i cui investimento hanno prodotto una imitazione bianconera mai andata oltre la serie B/C. C’è poco da stare allegri.

  • M-URC Says:

    Dato che i tuoi articoli (compresi i tuoi post)sono sempre piuttosto moderati, leggendo quest’ultimo post è calata completamente la notte. Il “c’è poco da stare allegri” è praticamente un “siamo alla frutta”. A questo punto credo che l’unica soluzione sia quella dei Praetorians, come indicato anche da Bruno nel suo primo post. Non credo, anche se spero di sbagliarmi, che ci sia qualcuno che si sobbarchi 1,5 milioni di euro l’anno per affrontare una stagione, con la speranza di trovare un posto tra le prime 4 (che potrebbe tranquillamente non arrivare). In questo, quello che è successo alle squadre di Parma, dovrebbe farci scuola. Speriamo bene.

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