L’Italia a testa alta

Furia azzurra Cominciamo dalla fine, gli ultimi 12’ belli come un romanzo, amari come la cicuta. Il 6-20 finale in favore degli All Blacks pesa come un macigno sulle spalle del direttore di gara. Solo l’australiano Dickinson, un arbitro indecentemente incapace di saper applicare il regolamento in situazioni di gioco classiche come il maul e la mischia ordinata ha impedito agli Azzurri di perdere dagli All Blacks con lo scarto migliore di sempre.  Parliamo del sacrosanto 13-20 (nel ’91 finì 21-31) che una straordinaria mischia italiana si è guadagnata schiacciando quella della Nuova Zelanda  a 5 metri dalla vergogna per gli ultimi 12’ della partita.

Dieci minuti indimenticabili in cui lo scandaloso Dickinson fischia otto falli, si giocano otto mischie ordinate per scelta di Parisse, tutte dominate dagli italiani che umiliano gli avversari, senza che il direttore di gare decreti una meta tecnica per manifesta inferiorità.

Con un altro arbitro sarebbe arrivata dopo il terzo crollo della prima linea neozelandese, a Dickinson non sono bastate otto infrazioni, un giallo a Tialata e due richiami al capitano So’oialo, mai visto nulla del genere.

Le riprese televisive di Sky regalano sul maxi-schermo primi piani epici.

Perugini, partita monumentale la sua, sembra un guerriero sannita a caccia di cinghiali, Ongaro, subentrato allo splendido Ghiraldini, presidia il valico sfidando gli avversari ad ogni ingaggio, Rouyet non fa rimpiangere Castrogiovanni appena sostituito, Man of the Match al termine, gli altri sono all’altezza.

I volti avversari, invece, tradiscono la sconfitta tecnica ma, soprattutto, morale.

Per un pilone subire un trattamento del genere è devastante.

Tialata e Crockett vengono brutalizzati dagli avversari diretti e c’è da giurare che per un po’ non si vedranno in giro.

In patria una “sconfitta” simile guadagnerà processi a non finire al ct Henry, che da poco ha assunto la responsabilità diretta proprio della mischia. 

Intanto, però, per gli Azzurri resta solo l’amarezza per un giusto premio mai arrivato e uno sforzo individuale e di gruppo che consacra definitivamente il pack italiano tra i primi del pianeta.

Non è questa l’unica, grande soddisfazione che questo match ha regalato al rugby italiano.

I numeri parlano di 80.018 spettatori per un incasso di 2.588.000 euro, ma non raccontano le emozioni.

Già dalle prime ore torme azzurre e colorate con le maglie di tutta Italia invadono l’area di S.Siro.

La Scala del calcio è adusa alla folla, non al meraviglioso clima di festa del mondo ovale,oggi le forze dell’ordine sono inutili.

Sugli spalti campeggiano molti striscioni goliardici ma l’oscar lo vince quello che reca la scritta in dialetto barese :”Mallett, almeno tu mitt ‘a Cassan”.

La cerimonia degli inni è indimenticabile.

Quando tocca a Mameli la voce dell’ex-azzurro Dallan guida 80.000 cuori alla migliore esecuzione di sempre, c’è la sensazione che una Nazione intera spinga in mischia con gli Azzurri.

Il match comincia con la certezza che per l’Italia sia un’occasione speciale, di fronte ad una Nuova Zelanda alla portata.

La conferma arriva al primo pallone quando l’esordiente Ben Smith manca una presa al volo da dilettante. 

La mischia ordinata azzurra esprime un dominio assoluto regalando certezze e possesso.

Proprio grazie a Castrogiovanni che umilia Crockett guadagnando una punizione da mischia chiusa l’Italia passa al vantaggio al 3’ con Gower.

All’8’ e al 15’ gli italiani regalano due piazzati in modo ingenuo che Mc Alister trasforma per il 3-6.

A questo punto torna a dominare la mischia azzurra che, insieme con un’ammirevole aggressività e a una difesa avanzante regalano momenti esaltanti ma nessun punto segnato.

Al 22’ dopo una serie di mischie ordinate il tallonatore Flynn, esausto, impiega un paio di minuti ad allacciarsi una stringa dello scarpino opportunamente sciolta.

Ancora il pack guadagna un piazzato che Gower fallisce al 24’.

Qui comincia l’opera nefasta di Dickinson che, con tre errori consecutivi, riporta gli All Blacks nei 22 metri italiani, ma la difesa di Mauro BergamascoZanni e Del Fava spalma una mano di cemento armato sulle mura del fortino azzurro che resiste fino al 28’, quando Flynn marca in bandierina dopo un drive nato da un pallone di recupero, 3-11.

Due piazzati di Mc Alister a cavallo dei tempi fissano il 3-17, metre Garcia rimedia un giallo discutibile.

La sua assenza si avverte su un attacco ispirato da Gower – straordinaria la sua prova difensiva – che porta Canale fin sotto ai pali ad un passo dalla meta, dove viene fermato.

Un piazzato per parte, Gower al 61’ e Mc Alister al 75’, chiudono lo score, prima che Dickinson ordisca il suo orribile finale.

Finisce con gli Azzurri sugli scudi, abbiamo una squadra.

 

Milano, Stadio “Giuseppe Meazza” – sabato 14 novembre

Cariparma Test Match

ITALIA v NUOVA ZELANDA 6-20 (3-14)

Marcatori: p.t. 4’ cp. Gower (3-0); 7’ cp. McAlister (3-3); 14’ cp. McAlister (3-6); 26’ m. Flynn (3-11), 38’ cp. McAlister (3-14); s.t. 4’ cp. McAlister (3-17); 18’ cp. Gower (6-17); 29’ cp. McAlister (6-20)

Italia: McLean; Robertson, Canale, Garcia, Bergamasco Mi.; Gower, Tebaldi (21’ st. Picone); Parisse S. (cap), Bergamasco Ma., Zanni (26’ st. Favaro); Geldenhuys, Del Fava (16’ st. Sole); Castrogiovanni Mar. (24’ st. Perugini), Ghiraldini L. (28’ st. Ongaro), Perugini S. (18’ st. Rouyet)

All. Mallett

Nuova Zelanda: Jane (28’ st. Muliaina); Smith B., Ellison, McAlister, Sivivatu; Delany, Ellis A. (18’ st. Cowan); So’oialo (cap), Latimer, Messam (38’ st. Crockett); Boric, Donnelly; Tialata, Flynn, Crockett (18’ st. Afoa)

All. Henry

Arbitro: Dickinson (Australia)

Giudici di linea: Rolland (Irlanda), Changlend (Scozia)

TMO: Hayes (Galles)

Note: 3’ st. giallo Garcia (I), 38’ st. giallo Afoa (N)

Cariparma Man of the Match: Castrogiovanni (Italia)


5 Responses to “L’Italia a testa alta”

  • Sergio Says:

    Perfino i francesi dell’Équipe hanno scritto che ci saremmo meritati di avere almeno la meta tecnica, e gli inglesi (Times, Guardian) hanno scritto che “abbiamo demolito la prima linea avversaria”, e che una tecnica ci poteva anche stare. Ho l’impressione che se gli All Blacks avessero vinto 20-13 a Wellington avrebbero dichiarato il lutto nazionale…

  • Simone Says:

    Ci è stato tolto qualcosa che ci eravamo meritati e questo non è giusto, a prescindere dalla vittoria o dalla sconfitta o da altri significati.
    Nello sport la cosa più importante è dare il massimo, e questo è stato fatto. Orgoglioso della mia squadra.

  • Luca Raviele Says:

    Purtroppo siamo stati penalizzati pesantemente da un arbitro dell’emisfero sud. Ancora una volta sono chiare la differenza d’interpretazione e l’applicazione del regolamento tra i due emisferi. Come giustamente hai scritto “con un altro arbitro (e aggiungo dell’emisfero nord, in particolare un inglese) sarebbe arrivata la meta tecnica dopo il terzo crollo della prima linea”. In tutta la mia vita non avevo mai visto tutti quei reset a 5 metri dalla linea di meta. Quanto è accaduto ieri è vergognoso. E’ l’ennesima dimostrazione che agli All Blacks troppo è concesso. Assegnare una meta tecnica a causa della mischia dei tutti neri, a quanto pare è una cosa impossibile. Che cosa sarebbe successo a parti invertite? Non c’è dato saperlo ma è facile intuirlo. E per finire, anche se fosse stata assegnata, con tutte quelle “ostruzioni” avevano comunque permesso una perdita di tempo che non avrebbe consentito un probabile recupero. Ma è cosa nota, i down under sono maestri nel gioco sporco. Scusate lo sfogo.

  • Alessio Says:

    Mi spiace Alessandro, ma come avrai intuito quando intervengo sono un fiume. Partiamo dalle cose belle: la FIR me l’ha fatto strapagare quel biglietto di primo anello, ma ne è valsa la pena. La scelta di portare una partita del genere in uno stadio simile è stata una delle poche mosse azzaccate che si potessero fare. E’ stato uno spettacolo incredibile, dentro e fuori, prima, durante e dopo. Mi verrebbe voglia di andare anche a Udine, ma purtroppo, per motivi famigliiari non si può. Credo che anche lì sarà stupendo. Ora le cose meno belle. Ieri ho rivisto la partita. La meta tecnica, come si capisce dalle immagini, veniva invocata anche dagli spalti con sonore proteste e fischi a profusione. Forse Mr. Dickinson credeva fossero rivolte ai giocatori in campo? Comunque, dalla visione in differita, mi sono accorto di una cosa: se meta tecnica, come secondo chi scrive, fosse stata data in maniera sacrosanta e corretta, con il giusto timing, rimanevano ancora da giocare almeno, e lo sottolineo, 4 minuti. Con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte, lo so anche io, ma in quei 4 minuti… Non parliamo di onorevole sconfitta se quella meta fosse stata assegnata. A parte che i punteggi sono spesso bugiardi: la nostra è stata una sconfitta onorevole, perchè abbiamo giocato! La Nuova Zelanda, perchè quelli non erano All Blacks, è sembrata spesso rinunciataria, nervosa, contratta: non ha mai provato a mettere in rimessa laterale nei 22 avversari ogni calcio di punizione che le veniva assegnato, tentando sempre la via dei pali come se si stessero giocando chissà quale trofeo, ignorando il fatto che quella era una partita amichevole e la gente era venuta per gioco e spettacolo.

  • Alessandro Says:

    @Simone
    giusto il tuo orgoglio, per tutto quello che il rugby italiano ha espresso sabato scorso, in campo e fuori. Quanto al pronostico, purtroppo, non sono andato molto lontano…Adesso tutti a Udine!
    @Alessio
    gli interventi sono graditissimi. Il ritorno alle vecchie regole esalta le nostre dote migliori, il prossimo passo deve essere lo sviluppo del gioco offensivo, cosa che la presenza di Gower consente, soprattutto quando avrà Masi che, a mio avviso, potrà essere un ottimo primo centro con le linee di corse dettate dai passaggi dell’ex stella del rugby XIII. A presto!

Leave a Reply