The Big Red

Bortolami contrasta O'Connell Beati quegli allenatori che possono contare su veri leader per le proprie squadre, il loro compito sarà già svolto per la metà. Declan Kidney, neo-ct dell’Irlanda, in fatto di leadership è chiamato a gestire un autentico patrimonio. Se è vero che il suo avvento alla guida della nazionale del trifoglio coincide con l’inizio del declino del divino O’Driscoll che perde i galloni da capitano dopo tanti anni, è altrettanto chiaro che i successori all’altezza del compito non mancano.


La decisione non è ancora presa ufficialmente, ma il destino dei gradi di capitano dell’Irlanda sembra scontato.

Kidney è stato il deus ex-machina del Munster e ha guidato i rossoblu all’età dell’oro con due Heineken Cup in bacheca.

Ebbene, quella squadra ha avuto il leader perfetto, un capitano vero, il classico capo per il quale gli uomini morirebbero in battaglia.

Sono queste le caratteristiche di Paul O’Connell, un’esistenza votata alla vittoria, un probabile futuro da skipper dell’Irlanda .

Di lui, che ha tra le sue ossessioni quella di riuscire un giorno a battere gli All Blacks, si dice che sia una fortuna per i suoi compagni e per gli allenatori, ma anche per i registi televisivi le inquadrature in primo piano del suo volto sono una manna.

Lo sa bene chi ha assistito alla finale di Heineken Cup del 2006 contro i francesi del Biarritz.

Nei minuti finali i suoi lineamenti erano quasi trasfigurati nella spasmodica ricerca della vittoria, l’unica Dea cui sembra votato, nell’espressione del supremo desiderio.

Per quanto vi sforziate cercando nelle pieghe della vostra memoria di appassionati di rugby sarà difficile che possiate trovare un giocatore che abbia un’intensità maggiore di Paul O’Connell, una più forte tensione alla vittoria, una superiore capacità di uscire dal campo solo dopo aver dato tutto quello che c’è da spendere, e anche qualcosa di più.

Questo è ciò che, con ogni probabilità, fa di lui quello che nei paesi anglosassoni chiamano “leader by example”, un elemento che trascina con il proprio comportamento i compagni a dare il meglio di sé.

Paul O’Connell ha esercitato tale virtù fin dal primo giorno in cui si affacciò alla prima squadra del Munster:”Paul è stato un leader da subito e nessuno ha avuto bisogno di indicarlo come tale – racconta Frankie Sheahan, a lungo suo compagno di squadra – si è capito immediatamente che lui era il ragazzo in grado di fare in campo il tipo di cose che fanno urlare la folla.

Quando non gioca o non si allena lo vedi spesso leggere libri.

Una volta era così assorto nella lettura che gli chiesi cosa stesse leggendo con tanto interesse.

Lui mi rispose che era la biografia di un campione di football americano, voleva capire perché avesse quella capacità di infiammare la folla.

Paul vive per migliorarsi”.

Anche Donncha O’Callagahan, il suo “gemello” in seconda linea sia nel Munster che con la maglia verde dell’Irlanda, racconta dell’incredibile competitività di O’Connell:”Una volta eravamo in ritiro con la Nazionale e su YouTube vedemmo un tale che faceva piegamenti su un solo braccio.

Paul ci provò immediatamente ma fallì, così si rivolse subito ai fitness trainer della squadra per farsi insegnare la tecnica.

La sera dopo gli allenamenti eravamo distrutti dalla stanchezza ma passando dalla sua camera lo trovai a fare piegamenti su un braccio, incredibile”.

Alto 198 cm. per 111 kg. il gigante di Limerick ha avuto la sua carriera punteggiata da numerosi infortuni, una delle poche cose che possono frustrarne lo spirito insieme con la sconfitta.

Del resto, il tipo di gioco che O’Connell pratica in campo lo espone parecchio.

Innumerevoli placcaggi, tantissime portate di palla, presenza costante e abrasiva in ogni ruck.

Il raggio d’azione e la mole di lavoro di una delle seconde linee più forti di sempre sono enormi e lo avvicinano ai grandi di sempre del suo ruolo.

L’australiano John Eales o l’inglese Martin Johnson sono con lui sul podio di ogni tempo.

Il futuro capitano dell’Irlanda non risparmia nulla del suo enorme patrimonio di giocatore e il suo corpo è esposto più di altri, ma sarà difficile a 28 anni arrestarne la carriera nel momento della sua massima maturazione.

Per la gloria di “Big Red” i galloni di capitano dell’Irlanda potrebbero non bastare, nel 2009 i British Lions hanno in programma il tour in Sudafrica e lui, potete giurarci, non vorrà mancare.


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