La sfida di Eugenio

Una sfida. L’ennesima ma non l’ultima per chi, come Eugenio Eugenio coach della Mantovani Lazio prima in classifica, ne ha fatto un sistema di vita. Da giocatore esordì in A giovanissimo -17 anni- a Casale al fianco di Wayne Smith, oggi uno dei coach degli All Blacks. Poi, Eugenio ha conosciuto la sofferenza. Un grave incidente stradale gli ha tolto, a soli 23 anni, la gioia di giocare ma non la voglia di “fare rugby”.


Naturale, per lui, cominciare ad insegnare.

A 42 anni l’allenatore veneto ha già tre promozioni all’attivo (con Venezia e S.Donà) ma ha scelto di accettare l’offerta del presidente Biagini e di uscire dalla sua regione per mettersi alla prova:”Ho voluto vedere se il mio sistema, il mio modo di fare rugby poteva adattarsi a situazioni diverse, a ragazzi con un’altra mentalità e un’altra formazione.”

I risultati dell’avvio di stagione sembrano rispondere nel modo migliore.

La Lazio è prima a tre punti dalla seconda, la formazione cadetta del Benetton Treviso, nel secondo girone della serie A:”Vogliamo il massimo, ma dobbiamo continuare a volare basso e a lavorare duro”.

Eugenio indica una via che spesso a Roma è risultata troppo impervia:”Rispetto a quello che ho trovato ho cambiato molto.

Io – spiega Eugenio – voglio solidità nella conquista statica(mischia e touche, n.d.r.) e pretendo che la difesa cominci dalla pressione che riesci a mettere all’avversario quando ha il possesso dell’ovale.

Stiamo lavorando molto anche sui punti d’incontro, dobbiamo migliorare nella disciplina e nella fluidità del gioco.

Abbiamo tanto talento tra i tre-quarti, li dobbiamo mettere in condizioni di esprimerlo.”

Idee chiare anche nella gestione del gruppo:”Abbiamo la fortuna di avere 40 ragazzi al campo, in cinque partite ne abbiamo già utilizzati 29.

Io faccio le scelte, nessuna discussione.

Il campionato è lungo e con poche soste, serviranno tutti.”

I giocatori della rosa sembrano entusiasti dei sistemi di allenamento, all’Acquacetosa non ci si annoia:”Mi piace utilizzare materiali inusuali.

Per esempio, rovesciamo copertoni di camion per riprodurre il lavoro in ruck, lo scopo è quello di far lavorare i giocatori senza rischio di infortuni.”

La sua vita a Roma si divide tra l’Acquacetosa, i Prati Fiscali dove abita ed il lavoro:”Rispetto ai piccoli centri nei quali ho vissuto qui è tutto più fenetico, vanno tutti a 100 all’ora perchè il tempo se ne va per gli spostamenti, ma mi adatto.

Certo, la famiglia mi manca.

Ho visto i miei due figli solo per il ponte del 1° Novembre, ma bisogna accetarlo.”

Domenica all’Acquacetosa(ore 14.30) scende il Noceto, un’altra sfida per Eugenio e le sue aquile.


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