RWC ‘ 07, la Scozia respinge l’Italia. Niente quarti di finale per gli Azzurri

Il pianto di TronconLa maledizione dei quarti di finale deprime di nuovo i sogni del rugby azzurro. La Scozia, senza fare nulla di più che seguire il manuale e sfruttare gli errori tattici di una generosa Italia, vince 16-18 un match che colora di amarezza la Rugby World Cup italiana. L’inizio del match era tutto in salita per gli Azzurri. Dopo soli 6’ gli scozzesi erano avanti per 6-0 grazie a due calci sfruttati al massimo dall’implacabile Paterson.


Le due punizioni scaturivano da incertezze italiane soprattutto nella ricezione dei palloni alti sui quali gli uomini di Berbizier subivano la pressione avversaria.

Sembrava di rivedere l’Italia grigia e insicura delle prime tre partite, poi all’8’ un giallo a Mauro Bergamasco per un placcaggio su un avversario senza palla faceva crollare il mondo sulle speranze azzurre.

Ed invece, proprio l’inferiorità numerica sembrava scuotere Troncon e compagni che ritrovavano il gusto per la lotta e la giusta intensità.

Al 13’ gli Azzurri passavano addirittura in vantaggio.

La mischia conquistava un ovale che Pez calciava alto e forte.

Sotto il pallone si avventava Mirco Bergamasco che, dopo aver travolto anche l’arbitro Kaplan che aveva l’impudenza di essere sulla sua strada, metteva pressione sulla ricezione di Rory Lamont.

L’ovale rimbalzava ed era lesto Sole ad agguantarlo e a creare la base a 2 metri dalla meta.

Troncon raccoglieva l’ovale, fintava il passaggio al largo per creare il buco nella rete avversaria nel quale si avventava come uno squalo sulla preda.

Tuffo e meta, la trasformazione di Bortolussi fissava il 7-6 per l’Italia.

L’Italia prendeva coraggio e gli Highlanders si smarrivano creando i presupposti per il momento migliore per gli Azzurri.

Al 18’ un piazzato di Bortolussi portava lo score sul 10-6.

A questo punto, recuperata la parità numerica, gli italiani mostravano di nuovo lacune nella concretizzazione non sfruttando un paio di limpide occasioni da meta.

Soprattutto un incredibile passaggio in avanti di Canale vanificava lo scatto di Robertson che aveva davanti solo un pilone.

Le mancate occasioni favorivano il rientro della Scozia che cominciava a calciare lungo per portare il gioco nella metà campo e cercare il fallo degli Azzurri.

Troncon e compagni perdevano lucidità concedendo un paio di punizioni al 32’ e al 35’ che Paterson trasformava chiudendo all’halftime con gli uomini del cardo in vantaggio per 10-12.

L’inizio della ripresa era di nuovo difficile con gli scozzesi bravi a decifrare le chiamate in touche degli Azzurri e a prevalere nel possesso continuando con lo stesso piano di gioco che fruttava altri due calci.

Manco a dirlo, Paterson , incedibile il suo 100% al piede al termine,li trasformava al 47’ e al 52’ per il 10-18.

Di nuovo, gli Azzurri si scuotevano grazie ad una grande mischia e alla prestazione, finalmente sicura in ricezione di Bortolussi e di un Masi presente e tonico.

Troncon guidava e calmava i suoi che conquistavano altri quattro calci di punizione.

Il destino però, voleva che proprio Bortolussi ne marcasse solo due, al 56’ e al 62’, fermando la rimonta azzurra sull’amaro 16-18 finale.

Più furbi nella gestione ed infallibili dalla piazzola gli scozzesi, tanto cuore e minore lucidità da parte degli Azzurri cui nulla può essere imputato in generosità e dedizione.

Questa è stata l’ultima carica per due cavalieri come Troncon, che lascia un vuoto incolamabile al suo 101° cap, e Berbizier che torna nella sua Francia.

Il rugby italiano li saluta in piedi, grato.

Un aereo riparte dalla Francia, riporta in Italia una squadra che ha tutto per guadagnarsi un futuro radioso, ma il presente è troppo amaro per pensarci.


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