Storico:l’Italia espugna la fortezza di Murrayfield!

Con una partita bella come un romanzo l’Italia della palla ovale scrive la storia vincendo la prima partita in trasferta nel Sei Nazioni. Per farlo sceglie Murrayfield la leggendaria tana della Scozia battuta 17-37 dove, solo un anno fa, Inghilterra e Francia avevano perduto. La partenza degli azzurri è devastante. Neppure il tempo di riprendersi dall’emozione dell’inno Flower of Scotland e per gli Highlanders arriva la prima doccia scozzese.


Godman raccoglie l’ovale e calcia per alleggerire la pressione ma Mauro Bergamasco è un falco che stoppa il pallone e lo insegue verso la terra promessa.

Il rimbalzo è favorevole, il gladiatore azzurro schiaccia la palla in meta e regala il primo vantaggio all’Italia.

Siamo al 1’, la trasformazione di Scanavacca fissa lo 0-7 e lo stadio non crede ai propri occhi, ma il meglio per gli azzurri deve ancora venire.

Solo 2’ più tardi Scanavacca è il più lesto ad intercettare un maldestro passaggio di Cusiter indirizzato a Dewey.

Il n.10 rodigino vola tra i pali e trasforma, 0-14.

Nemmeno il tempo per assaporare il vantaggio e per 5000 italiani c’è di nuovo l’occasione per saltare dalla gioia.

Ancora un intercetto, questa volta di Robertson, su un long-pass di Cusiter sugli sviluppi di uno schema da rimessa laterale.

L’ala azzurra è troppo veloce per non sfruttare l’occasione e deposita in mezzo ai pali agevolando la trasformazione di Scanavacca, 0-21 dopo 6’, da non credere.

A questo punto gli uomini di Hadden si guardano negli occhi e capiscono che sono sul campo per giocare a rugby.

I ragazzi del cardo si stabiliscono nella metà campo italiana producendo una sterile supremazia territoriale ma Bortolami e compagni placcano tutto quello che si muove sopra l’erba di Murrayfield respingendo gli assalti degli Highlanders.

Un solo episodio favorevole agli scozzesi al 14’ vede il gigantesco Dewey bucare la difesa di Scanavacca, incerto nel placcaggio.

Ovale in mezzo ai pali e trasformazione di Paterson per il 7-21.

A parte un calcio piazzato ciascuno, il resto della prima frazione fila via così, con gli scozzesi a sbattere con ardore contro il fortino degli azzurri che difendono ferocemente e nulla concedono all’ardore dei padroni di casa.

Dopo il riposo il copione non cambia e la difesa azzurra assume toni epici.

Gli scozzesi non risparmiano energie negli attacchi sempre più veementi scegliendo di giocare tutte le punizioni che il direttore di gara accorda loro, la pressione costringe gli azzurri nella propria metà campo ma il risultato non cambia.

Zanni, Lo Cicero, i Bergamasco, Dellapè e gli altri presidiano i valichi lottando senza tregua, ma al 61’ Paterson infila un intervallo tra Dellapè sfinito ed Ongaro in ritardo e vola in meta, che trasforma per il 17-24.

Il momento migliore della Scozia finisce qui perché è il pack azzurro a suonare la carica ed a costringere Paterson e i suoi ad indietreggiare nella propria metà campo.

In mischia gli azzurri sono devastanti e la loro forza sfianca la Scozia producendo due calci piazzati che Scanavacca trasforma ristabilendo le distanze sul 17-30 al 73’.

A questo punto il dominio è totale, la Scozia è sulle ginocchia e Troncon, simbolicamente, si merita il secondo titolo di Man of the Match realizzando la quarta meta e scrivendo un’altra pagina di storia del rugby azzurro.

Il tricolore sventola su Murrayfield.


One Response to “Storico:l’Italia espugna la fortezza di Murrayfield!”

  • Gianluca Says:

    Lollobattista, un rugbysta

    Lollobattista era un signore che dimostrava più anni di quelli che in realtà aveva.
    Nella faccia i segni dell’alcool e di tante battaglie sui campi di rugby.
    Aveva smesso di bere. Però troppo tardi.
    Nei primi anni novanta iniziò a frequentare il Pub ,chiedendo di vedere il rugby, la coppa del mondo e il 5 nazioni, che all’epoca andavano solo via satellite.
    Per noi, amanti del calcio e della Lazio, fù una sorprendente novità. Guardare le partite insieme a un ex-giocatore, a cui rivolgersi per capire bene regole e meccanismi, ci fece appassionare a questo sport, che poi essendo di matrice britannica, si sposava molto bene con le nostre passioni.
    Lollo, come voleva essere chiamato, sognava un giorno di vedere gli Azzurri nel cinque nazioni, ovvero il sei nazioni, e alla metà degli anni novanta si cominciò a parlare di questa affascinante ipotesi, grazie alle buone prestazioni dell’Italia di George Coste.
    E così fino a tarda notte si restava a parlare di un po’ di tutto, di rugby, delle sue tradizioni, dei suoi costumi, di speranze e di futuro.
    Noi più giovani, ottimisti e inesperti, speravamo nei nostri discorsi di poter essere competitivi subito, sempre nell’eventualità che ci avessero invitato a disputare il Torneo, ma il buon Lollo, più pragmatico ci metteva di fronte la storia e per fare la storia devono passare gli anni.
    Poi un giorno Lollo, non passò più. Non eravamo talmente amici da sapere che fine avesse fatto.
    Dopo qualche mese incontrai un altro rugbysta di Piazza Vescovio e provai a chiedere se avesse notizie di Lollo, visto che avevo cominciato ad imparare che nel rugby si conoscono tutti, come se appartenessero a una setta o meglio, un circolo elitario.
    Purtroppo era accaduto quello che temevo, Lollo ci aveva lasciato già da un po’ di tempo e noi “pischelli” neanche lo avevamo saputo. Nemmeno la possibilità dell’ultimo saluto.

    Nel 2000, dopo anni di attesa, l’Italia esordisce nel Torneo delle Sei Nazioni e il sogno di generazioni di rugbysti si avvera, competere con le migliori squadre dell’emisfero nord.
    Per sette lunghi anni, solo sconfitte e un pareggio in Galles, lontani dalla tana del Flaminio.
    E invece oggi pomeriggio è cambiata la storia, gli Azzurri hanno espugnato Murrayfield, il tempio scozzese, davanti a migliaia di tifosi italiani in delirio.

    Quando a pochi minuti dalla fine la mischia Azzurra ha letteralmente frantumato quella scozzese, mandando in meta Troncon, ho pensato a Lollobattista, e a tutti i discorsi e i racconti fatti fino alle tre del mattino.
    Lui ce l’aveva detto, per fare la storia devono passare gli anni e gli anni sono passati.
    Ciao Lollo, oggi il tricolore sventola pure per te.

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