Castrogiovanni, un ariete contro gli Highlanders

Martin Leandro Castrogiovanni vocazione colosso, professione pilone. Porta in giro il suo metro e 88 centimetri ed i suoi 110 kg. con grande naturalezza, così come esibisce una zazzera che cambia in continuazione. Adesso porta i capelli disordinati come onde dell’Oceano con i colpi di sole a schiarirli qua e là.


Quando è andato a giocare ai Leicester Tigers, primi nella Guinness Premiership inglese, gli hanno spiegato che anche il cognome era fuori misura, troppo lungo da scrivere sulla maglia, lui ha risposto che potevano scrivere semplicemente Castro.

Lo chiamano così anche nel ritiro della nazionale i suoi compagni, per i quali è un vero punto di riferimento quanto a scherzi e compagnia:” Il mio carattere è questo, mi diverto a scherzare, contribuisce a far gruppo. E poi qui ho tanti amici.”

Dopo la buona prova in Inghilterra l’Italia sale a Murrayfield a sfidare la Scozia.

Che partita sarà?:”La Scozia è una squadra che, specialmente in casa, gioca con un grande cuore.

Sono fortissimi in difesa e dispongono di un calciatore bravissimo (Paterson, n.d.r.).

Contro il Galles sono stati bravi con gli avanti e nella rimessa laterale.

Sarà fondamentale ridurre gli errori al minimo giocando consapevoli delle nostre potenzialità.”

Ashton e Wilkinson hanno elogiato la prova del pack azzurro a Twickewnham, mentre oggi il ct scozzese Frank Hadden lo ha definito “formidabile”. Voi della prima linea avvertite il peso di questa responsabilità?:”Siamo consapevoli delle nostre possibilità.

Un tempo quando giocavano contro di noi gli avversari non avevano molto rispetto, oggi hanno imparato a proprie spese cosa significa.

Il rovescio della medaglia è che ora tutti ci attaccano proprio sul nostro punto di forza, così aumenta la pressione. Dobbiamo dimostrare ancora molto.”

L’Italia di Berbizier ha alzato il livello del gioco ma spesso manca il risultato che sembra sempre vicino e non arriva. Perchè?:”Credo sia un discorso che riguarda la maturità del gruppo.

Come singoli siamo cresciuti moltissimo, giochiamo in tanti nelle squadre più forti d’Europa, ma durante le partite a volte perdiamo lucidità nei momenti decisivi, facendo qualcosa di troppo.

Fu così a novembre contro Australia ed Argentina.

Ora sappiamo cosa fare in ogni situazione, sono certo che arriverà il momento in cui non sbaglieremo più, e succederà presto.”

Su questa lucidità di gestione del gruppo quanto incide il fatto di essere dispersi in giro per l’Europa?:”Certamente ha il suo peso, basta pensare all’Irlanda che ha tutto il pack ed i mediani che giocano nel Munster, gli automatismi sono oliati.

Per noi giocatori sarebbe il massimo se anche in Italia adottassimo una soluzione simile a quella delle nazioni celtiche, con selezioni o Super-club, ma per la nostra realtà non sarà facile.”

Cosa significa essere allenati da un personaggio dell’esperienza e del carisma di Berbizier?:”Pierre, ma anche Carlo Orlandi (coach della mischia, n.d.r.) ci riempie di consigli, importanti soprattutto in partita.”

A proposito di maturazione, in Inghilterra lei gioca sia a destra che a sinistra:”L’ho chiesto io. Mi dà la possibilità di avere maggiori opportunità di essere impiegato e mi completa come giocatore.

A Leicester ho trovato un ambiente ideale, il rugby è seguito come il calcio qui ed il gruppo è giovane e molto affiatato.

Inoltre ho ritrovato i miei due amici Alejandro Moreno e Ayerza, mi sento a casa.”

Questa è una stagione fondamentale per il rugby azzurro, cosa serve per renderla indimenticabile?:”Abbiamo costruito molto, adesso ci vogliono le vittorie.

Possiamo ottenerle solo se riusciremo a scendere in campo contro qualsiasi avversario come se fossero gli All Blacks, a cominciare da sabato con la Scozia.”


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