La marea nera travolge i tenaci Wallabies La Nuova Zelanda conserva la corona

Con il punteggio di 34-27 la Nuova Zelanda conquista matematicamente, a tre giornate dalla fine del torneo, il Tri-Nations e la Bledisloe Cup.


Di fronte ai 47000 dell’Eden Park l’Australia ha reso la vita difficile agli avversari di sempre chiudendo il primo tempo in vantaggio per 20-11 ma gli All Blacks, piazzando un parziale di 23-7 nella seconda frazione di gioco, hanno risposto alla provocazione dei Wallabies con la ferocia che li ha resi celebri in tutto il mondo.

La Haka all’inizio è la Kapa o Pango, anche se in una versione edulcorata nel gesto finale con il braccio che compie il movimento del taglio all’altezza del petto e non della gola e il pollice evocativo della lama ripiegato tra le dita, ma la sostanza non cambia.

I guerrieri delle isole sono pronti alla battaglia.

Fin dall’inizio gli uomini di Henry impostavano il match praticando un rugby totale che vedeva piloni e seconde linee schierati al largo dopo i breackdown al centro del campo, è stato uno spettacolo vedere Jack e Eaton ricevere palla sulla linea laterale dopo due, tre fasi di gioco e quattro passaggi a largo, o Carl Hayman ricevere l’ovale quattro volte nei primi 10′!

ma l’Australia del capitano Gregan, ottima la sua prova, si difendeva con grande ordine e dipanava il piano di gioco predisposto da Connoly con altrettanto rigore.

Il prodotto, dopo un duello di calci tra Carter, meno preciso del solito dalla piazzola nel primo tempo, e Mortlock che fissava il 6-6, era la meta al 25’ di Tuqiri che intercettava un lungo e presuntuoso passaggio di Collins per Mealamu schierato a largo(ancora rugby totale!) forzato dalla pressione Wallabies.

La potente ala australiana si avventava sull’ovale come un falco sulla preda e con lo stesso istinto omicida volava in meta dopo una cavalcata di 40 metri, trasformazione di Mortlock e 6-13.

Dopo mezzora a livelli disumani i canguri tiravano il fiato, impossibile per chiunque mantenere quel ritmo capace di tenere lontani gli All Blacks dal controllo del match.

Ne approfittava Eaton che rifiniva in meta una rolling maul del suo pack dopo una rimessa laterale sui 22 metri in attacco.

Perfettamente organizzata la mischia nera nella spinta capace di produrre un avanzamento di 22 metri senza che gli australiani riuscissero a fermarli, il n.5 schiacciava l’ovale appena a tiro della linea bianca, 11-13.

Un paio di errori di Carter dalla piazzola ridavano fiato all’Australia che al 37’marcava con Elsom dopo un turn-over forzato da Palu e in capo ad una azione in linea che portava l’ovale dal lato opposto del campo, trasformazione e 11-20 all’intervallo.

Il secondo tempo diventava un monologo nero con tre piazzati di Carter e le segnature di Jack, splendida, e di Mc Allister dopo un placcaggio definitivo di Carter su Larkham.

Chris Jack, uno dei leader insostituibili del pack nero, marcava in meta al termine di una azione cominciata dal’altra parte del campo da Williams, entrato al posto di Eaton.

Splendida nell’occasione la trasmissione dell’ovale tra Mc Allister e Carter, con l’inserimento di Muliaina.

Lo stesso Mc Allister, schierato primo centro al posto dell’infortunato Mauger e autore di una prova estremamente convicente, mostrava grande reattività nel raccogliere al volo un ovale letteralmente “esploso” dopo il placcaggio di Carter su Larkham, sostituito dopo l’azione.

Al 72’ la meta di Tuqiri, l’ultimo ad arrendersi e lesto ad approfittare di un brillante grabber kick in controflusso di Giteau schierato all’apertura, rendeva meno amaro lo score per l’Australia.

Finiva con i guerrieri di entrambe le squadre sanguinanti, la folla dell’Eden Park in delirio e gli All Blacks, vittoriosi in casa per la ventunesima volta consecutiva, sul tetto del mondo.

Man of the match : risulta difficile individuare un singolo emergere tra tanti campioni al massimo delle loro possibilità, ma la prova di Luke Mc Allister, chiamato al difficile compito di sostituire un mostro sacro come Mauger nel ruolo-chiave di secondo playmaker, è stata esemlpare per capacità d’iniziativa, maturità, talento atletico e tecnico, lucidità nelle scelte di gioco. Chiamarlo riserva è un affronto all’ordine naturale delle cose.


One Response to “La marea nera travolge i tenaci Wallabies La Nuova Zelanda conserva la corona”

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