“Chi è stanco del rugby è stanco della vita”

Chissà se Web Ellis, uno studente inglese nell’università della cittadina di Rugby, era consapevole, quel giorno di uno degli ultimi anni dell’Ottocento, che quel semplice gesto che aveva deciso di fare, avrebbe fatto nascere una delle più affascinanti storie sportive dell’esperienza umana su questa terra.


In fondo, quello era un pomeriggio uguale a tanti altri che lo avevano preceduto ma quel gesto lo rese speciale.

Dopo lo studio Ellis giocava a pallone con i suoi compagni nel parco che, all’uso anglosassone, circondava gli edifici dell’Ateneo ma quel pomeriggio era stanco di tirare calci alla sfera senza riuscire mai ad indirizzarla dove avrebbe voluto.

Così, quasi senza pensarci, una volta che la aveva tra i piedi Web la raccolse da terra con le mani e, nello stupore dei suoi compagni, cominciò a correre verso la porta avversaria.

Nessuno cercò di fermarlo fino a che non depositò la palla oltre la linea di fondo, dalla parte opposta del campo.

Fu così che il Rugby nacque.

Oggi un museo in quella cittadina sorge a ricordare quel pomeriggio che vide la nascita di una disciplina che fonda la sua stessa esistenza sull’amore per la propria storia, sulla cultura della tradizione, sulla lealtà dello scontro con un avversario che riconosci perchè accetta le tue stesse regole, sacre:rispetto, onore, coraggio, amore per la comunità.

Valori che brillano della propria luce e che abbattono i confini degli Stati, che scavalcano gli stupidi steccati, che uniscono invece di dividere.

Coloro che assistono anche per la prima volta ad un incontro del Sei Nazioni , ad esempio, questi valori li respirano, li assorbono dalla pelle.

I colori delle maglie da gioco, gli inni nazionali cantati a squarciagola, i volti da romanzo dei protagonisti che hanno tracciato la via del rugby.

“Il rugby è come la vita:si vince e si perde, un giorno fa bello, l’indomani piove, é una buona spiegazione tra uomini in 80 minuti, è una buona birra bevuta insieme. Ed è anche tutta una notte per cambiare il mondo”.

Le parole sono di Philippe Saint-Andrè, ex-tre quarti di una grande Francia che scrisse pagine di storia a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 e che al rugby ha dato tutta la sua vita agonistica.

Tutti quelli che sono stati generosi con il rugby hanno ricevuto in cambio qualcosa, ecco perchè ne parlano come l’esperienza formativa più importante della propria vita.

Gli scandali finanziari e di altra natura di altre discipline sportive fanno crescere nella gente la voglia di potersi appassionare a qualcosa di pulito, leale, che non rappresenti uno sfogo sociale per gli arrabbiati della comunità, ma solo la voglia di confrontarsi e di lottare per un obiettivo comune, di stare insieme a gioire e soffrire.

Nel rugby si accetta il risultato del campo senza discutere, non c’è posto per gli alibi.

La tua sconfitta non è mai colpa dell’arbitro o della sfortuna, si va in campo nudi di fronte alle proprie responsabilità, e chi vince è il migliore.

Lo combatti duramente il tuo avversario ma, alla fine, gli vai incontro e gli stringi la mano perchè sai bene che cosa hai in comune con lui, qualcosa che è talmente dentro di te che ti fa dimenticare cosa vi ha diviso fino ad un attimo prima.

Oggi che ci sono dei ragazzi con la maglia azzurra guidati da una leggenda francese che sfidano i più forti del mondo placcandoli senza mai cedere, senza abbassare lo sguardo nella sconfitta, le migliaia di ragazzini che invadono i campi di tutta la penisola sanno chi guardare, hanno qualcuno cui ispirarsi.


3 Responses to ““Chi è stanco del rugby è stanco della vita””

  • kloklo Says:

    il mio commento: genio genio e ancora genio. bravo il nostro eclettico campione e facitore di parole.

  • francesco Says:

    grazie per avermi fatto avvicinare a quello che è più di uno sport, è uno stile di vita.
    complimenti per il tuo blog sempre ricco e puntuale e che aiuta chi, come me, si avvicina a questa disciplina.

  • alessandro fusco Says:

    Grazie a te Francesco!
    Se solo riesco a far avvicinare anche un solo nuovo appassionato al rugby, maestro di vita per tutti noi, allora quello che faccio avrà raggiunto il suo scopo più gratificante, grazie

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