Inghilterra superiore. Ora è necessario guardare avanti

Corbisiero contro l'Italia Dunque il diluvio è arrivato. Dopo la vittoria sfiorata all’ultimo respiro contro l’Irlanda nel catino del Flaminio gli Azzurri sono stati travolti dallo tsunami di mete inglesi. Ben otto le segnature marcate dai Leoni di Sua Maestà per il record negativo dell’era Mallett, così come i 59 punti rimediati devono pesare come un enorme macigno sulle spalle di un ct che ha sempre fatto della ricerca del minimo scarto il proprio obiettivo massimale. Sottolineato che aver perduto nove rimesse laterali definisce un grave problema di organizzazione, è da dire che il confronto individuale tra italiani e inglesi a Twickenham è stato impietoso.

Per tutti gli 80′ del match Parisse e soci hanno subito gli uno contro uno al cospetto di atleti di livello superiore.

L’azione che porta alla meta di Cueto è un ricamo che difficilmente potremo mai sperare di vedere eseguita dai nostri.

La proprietà tecnica individuale, la velocità, la differenza di talento rugbistico tra le due squadre è attualmente un abisso in cui sono affogate le speranze di fare bella figura nella fortezza di Twickenham.

Su questa partita non c’è molto altro da dire.

Ora, come ha detto Parisse, gli Azzurri devono ritrovarsi insieme durante la sosta per affrontare e battere il Galles al Flaminio il 26 febbraio.

Paradossalmente fare risultato con i Dragoni e andare a giocarsi le proprie carte a Edimburgo potrebbe significare aver compiuto il miglior Sei Nazioni della nostra storia.

E ripartire da lì.


7 Responses to “Inghilterra superiore. Ora è necessario guardare avanti”

  • Simone Says:

    La differenza era abissale anche nel 12-17 dello scorso anno… giusto ripartire a qualcosa non funziona.

  • Francesco Says:

    Lo scarto non dà una esatta dimensione della differenza, come non c’erano 5 punti l’anno scorso.
    Questa volta è mancata la testa o la volontà di battersi, e le ultime due mete (che sono state la prevedibile “vendetta” inglese) ne sono la prova.
    Ogni volta a Twickenam è la solita partita di trincea contro le orde, ma se ci guardiamo la partita del 2007 a Londra si vede una differenza mentale enorme, e non in avanti

  • Bruno Says:

    Credo siano evidenti i primi segni del fallimento di una politica decennale fatta con la logica della cicala invece che della formica.
    Dov’è il ricambio generazionale ? Ci sono oggi giocatori di 25-26 anni di livello internazionale che possono non farci rimpiangere i vari Troncon, Bortolami e Mauro Bergamasco che il nostro rugby una volta era in grado di sfornare ? Il nostro rugby di base è di un livello enormemente inferiore alla concorrenza. Aver mantenuto a galla la nazionale con una dose più che massiccia, anzi, vitale di oriundi ed equiparati ha soltanto spostato in avanti il problema. Ci si è preoccupati del salotto buono (preso peraltro in prestito) e non delle fondamenta. Il barile ormai è stato raschiato fino in fondo. Non troveremo piovuti dal cielo altri Castro, Dellapè, Parisse, etc. Stiamo raccogliendo quanto (non) seminato. Il nostro rugby è quello dei massacri di challenge cup. La celtic league ? Altro specchietto per le allodole (e fonte di soldi e potere per i soliti dirigenti e procuratori) con Treviso a galleggiare appena e Viadana con una serie vergognosa di sconfitte sul groppone.
    Queste erano peraltro cose dette anni fà. Quel che accade oggi era prevedibile. Potremmo per assurdo anche riuscire a battere l’irlanda ai mondiali (così dondi si può far bello…contento lui) ma qui c’è bisogno di ripensare e riprogrammare totalmente il nostro rugby.

  • M-URC Says:

    Bruno io comincierei con il seminare in maniera massiccia tutta la parte SUD dell’Italia. Perche non ci scordiamo che quando parliamo di italrugby parliamo di mezza Italia e quando parliamo di “rugby professionistico in Italia” addirittura scendiamo al 10% del territorio.

  • Bruno Says:

    M-URC, sono pienamente d’accordo. Oltre a non essere eticamente accettabile (la federazione dovrebbe essere preposta allo sviluppo ed alla diffusione del rugby, non ad arricchire col professionismo alcuni personaggi che la gestiscono) perdersi per strada metà paese è anche da stupidi. Ma qui abbiamo a che fare con gente troppo preoccupata di mantenere lo status quo, senza alcuna capacità di guardare oltre. Non abbiamo una base di valore, così come non abbiamo tecnici a sufficienza (in numero e qualità) per non parlare di arbitri e dirigenti.
    Continuo a credere che l’impostazione generale del nostro rugby dovrebbe essere cambiata. Non è il professionismo che trainerà la base. L’alto livello si crea dal basso. Le strutture, i tecnici, le dirigenze, le metodologie dei paesi rugbysticamente avanzati sono già di “alto livello” nei settori giovanili e nelle piccole società. Creare una cultura rugbystica più ampia e professionale nella nazione intera è altra cosa che partecipare alla celtic league (e anche in quel caso abbiamo visto come è stata gestita la cosa. L’ultima “chicca” riguarda la tv con cui si è andati a fare i contratti). Nel decennio del 6 nazioni la nostra federazione ha gestito una quantità di soldi e visibilità enormi. Come sono stati utilizzati ?

  • Dan Says:

    Permettimi Bruno di correggerti ma l’ultima “chicca” è di ieri: quei mecenati dei Benetton lasceranno la pallacanestro e la pallavolo perchè costano troppo e si concentreranno sul rugby dove “almeno ci sono i diritti televisivi”! Io ci aggiungerei anche i contributi federali….

  • Bruno Says:

    Ma il fenomeno Benetton è un caso a parte. A Treviso abbiamo probabilmente visto in questi anni come spendere bene i soldi (anche se con Viadana hanno fatto e disfatto a comodo loro). Non ché poi le finali campionato Tre-Via con 25 stranieri/oriundi/equiparati su 30 siano state una bella cosa da vedere, ma almeno a Treviso una struttura seria se la sono data. A Viadana ad esempio gli stessi soldi non hanno prodotto molto. Rimane però il fatto che il rugby a Treviso rimane legato a filo doppio a quello che farà la famiglia benetton. Ben alra cosa sarebbe avere una base ampia e consolidata di imprenditori e sponsors che trovassero appetibile il rugby. Quel lavoro di diffusione territoriale e culturale è purtroppo mancato. E se molla Benetton sono dolori per tutti, non solo per treviso.

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