Le leggende del rugby: Ian Kirkpatrick

KirkpatrickIan Kirkpatrick fu l’innovatore del gioco della terza linea, ha giocato 39 test match, segnando 16 mete. Un record per un avanti, questo, che ha resistito molti anni. Un vero mito del rugby neozelandese e mondiale.

di Eamus Costello


Nel 2003 nel Regno Unito, votarono il “Greatest Ever XV” (la squadra ideale di tutti i tempi): a terza linea ala, per l’esattezza a “blindside flanker”, (terza linea chiusa), fu votato, il neozelandese Ian Kirkpatrick.

Kirkie, come lo hanno sempre chiamato, fu soprattutto un grande atleta.

Nel ’66, a vent’anni, quando esordì nella “First Class Rugby”, con Poverty Bay, era alto un metro e 96, pesava 102 chili e, soprattutto, era dotato di uno scatto bruciante e di una grande tecnica individuale che gli permisero di segnare, in 39 test match, 16 mete: un record per un avanti All Black, superato solo in anni recenti.

Fu un precursore della specializzazione della terza linea chiusa, in un periodo in cui non si faceva ancora distinzione tra i due flanker.

Nel ‘67, Kirkaptrick fu convocato per il tour in Francia e Gran Bretagna.

Davanti aveva mostri sacri e la sua doveva essere una convocazione per “fare esperienza”.

Invece, vista la sua padronanza del gioco, fu schierato terza ala contro la Francia: una vittoria memorabile nella quale segnò una meta, ma si ruppe anche il naso.

Non fu convocato per la prima partita internazionale dell’anno successivo ma poi, contro l’Australia, entrò dalla panchina per l’infortunato Brian Lochore a terza centro.

In quell’occasione, fu il primo All Black a segnare tre mete in un test match!

Da allora giocò tutti i successivi 38 test match, vestendo la maglia nera per ben 113 volte.

Ha segnato contro tutte le grandi del rugby realizzando 8 mete all’Australia, un vero record.

Tra il ‘71 e il ‘73 è stato uno degli atleti più popolari del mondo anglosassone.

Gli arrivarono molte offerte allettanti dalla Rugby League, il rugby a 13 professionistico, per trasferirsi in Australia o in Inghilterra.

Si dice che abbia rifiutato un contratto da 25mila sterline l’anno, per l’epoca una cifra enorme.

Le prestazioni nelle Serie contro il Galles nel ’69, il Sudafrica nel ’70 e i British Lions nel ’71, lo imposero al mondo come uno dei migliori interpreti del suo ruolo, tanto che fu chiamato a far parte del “President XV” contro l’Inghilterra, per il centenario della Rugby Football Union.

Segnò due mete bellissime contro i Lions nel ’71 e nel ’77.

Nel ’71, gli All Blacks avevano perso il primo test, il secondo dovevano assolutamente vincerlo: uscì da una maul con la palla nella sua metà campo, puntò l’estremo avversario J.P.R.Williams, ruppe il suo placcaggio e si tuffò in meta.

L’altra, nel terzo test del ’77, fu la sua ultima meta internazionale e arrivò dopo soli cinquanta secondi di gioco distruggendo sul nascere le velleità di Lions.

Non ebbe mai un grande rapporto con “il palazzo”, tant’è che dopo tante presenze come capitano gli tolsero i gradi, trattandolo un po’da capro espiatorio per la stagione non troppo brillante.

Accettò questa decisione con serietà, mettendosi al servizio del nuovo capitano.

Così come accettò la sorprendente e assai criticata decisione del coach Jack Gleason che non lo convocò per il tour in Francia, alla fine del ’77, nonostante avesse fatto faville pochi mesi prima contro i Lions.

Si voleva una squadra giovane e si pensò che a trentun anni il grande flanker non avesse più nulla da dare: fu la fine della sua carriera internazionale.

Giocò ancora un paio d’anni con Poverty Bay, per poi ritirarsi nel ‘79.

Ian Kirkpatrick è rimasto legatissimo al mondo del rugby neozelandese e, a sessant’anni appena compiuti, è ancora un punto di riferimento per l’intero movimento, soprattutto per le giovani generazioni.


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