L’audace colpo dei soliti noti

Giancarlo Dondi Cari lettori, prima di leggere le mie opinioni sulla questione Celtic, vi invito a considerare che la mia idea in proposito è che le due realtà avrebbero dovuto essere a forte controllo federale con una compartecipazione di minoranza di capitali privati, e avrebbero dovuto avere sede in Veneto per il nord e a Roma per il centro-sud, e che non condivido gran parte delle modalità con cui ha proceduto la FIR nel processo di scelta. Tenendo presente queste considerazioni, questa è la mia idea:Uno scippo in piena regola.

Quello perpetrato ai danni dei Praetoriani Roma Rugby esclusi dalla Magners Celtic League da un Consiglio Federale che, anziché rappresentare un momento di crescita per il rugby italiano, ha scatenato una tempesta i cui esiti saranno devastanti.

I fatti sono noti.

Invitata dalla Celtic League a scegliere due franchigie italiane per il campionato 2010-2011, la FIR del presidente Dondi ha promosso una gara tra i possibili pretendenti.

 Possedere due realtà professionistiche in cui far crescere i migliori giocatori italiani gioverà alla Nazionale, traino per tutto il movimento, così come succede per Irlanda, Galles e Scozia.

 Alla gara partecipano inizialmente sette candidate, ridotte poi a tre: Aironi del Po(Viadana, Parma), Benetton Treviso e Praetoriani Roma Rugby, frutto dell’intesa tra Abbondanza (Rugby Roma), Biagini (Lazio) e Rebecchini (Capitolina).

La candidata romana è espressione di una intesa senza precedenti tra i maggiori club della capitale ma dichiara da subito di voler coinvolgere nel progetto l’intero centro-sud con le storiche piazze di L’Aquila, Benevento e Catania.

Inoltre, i romani raccolgono l’appoggio, organizzativo ed economico, del Comune di Roma, della Regione Lazio e della Provincia con un documento firmato da Alemanno, Marrazzo e Zingaretti.

 Le tre candidate giungono al voto del Consiglio Federale dopo che le documentazioni presentate sono state sottoposte al vaglio di un advisor esterno nominato dalla stessa FIR che le giudica valide.

Il verdetto arride ad Aironi e Praetoriani, un minuto dopo si scatena l’inferno.

Il Veneto, una delle culle del rugby italiano, è escluso dall’alto livello.

Dondi rilascia dichiarazioni avventate alla stampa svelando il suo voto ad Aironi e Treviso (lo scrutinio è stato segreto), alcuni consiglieri veneti minacciano apertamente Roma di stravolgere tutto, in spregio alle più elementari regole di correttezza.

Vengono istituite due commissioni, zeppe di consiglieri veneti, che devono valutare (di nuovo?) le garanzie finanziarie delle prescelte, l’estate passa tra polemiche da osteria sospinte dal vento della Lega Nord che cavalca la protesta.

Finalmente si giunge al Consiglio Federale di oggi che giudica, insindacabilmente, inaffidabile il sostegno degli Enti locali che ammonta a 1.500.000 di Euro su un budget di 8.300.000 per il primo anno.

I Praetoriani sono fuori, Benetton verrà esaminata nei prossimi giorni, se non risponderà ai requisiti la FIR si riserva di fare una propria Selezione per giocare in Celtic League.

 I maligni sussurrano da tempo che è proprio questo che il vertice FIR ha sempre voluto: una franchigia in un’area “amica”, quella che ruota intorno a Parma, ed una in pieno controllo federale con Roma e Treviso, possibili “nemici” interni, fuori dalle scatole.

Questa decisione cambierà il destino del rugby italiano, difficilmente in meglio.

 Basta dare un’occhiata alle prime reazioni politiche, assolutamente trasversali.

Comincia, durissimo, il delegato allo Sport On. Cochi, fanno eco l’On. Zingaretti per la Provincia e il Consigliere D’Amato per la Regione che reclamano la propria affidabilità.

 Dure prese di posizione da Ciocchetti (Udc), mentre Marcello De Angelis (Pdl) parla apertamente di “decisione suicida, di incredibile arroganza e di miope visione.

 Tenere fuori Roma e l’intero centro-sud è una grave responsabilità che deve pesare su chi ha deciso”.

Il Sindaco Alemanno in serata chiede “un incontro con il Presidente Dondi per avere un approfondito chiarimento sui rapporti tra il rugby e la nostra città che non doveva rimanere fuori dalla Celtic League“.

E i Praetoriani? Con un comunicato annunciano una dura battaglia legale che lascia prevedere strascichi la cui durata ed i cui esiti sono tutti da immaginare.

 Certo la questione-Celtic, che arriva dopo la sconfitta nella corsa alla World Cup e i discutibili risultati della Nazionale, potrebbe aprire una crisi capace di scuotere il movimento dalle fondamenta fino a far vacillare il vertice della piramide.


7 Responses to “L’audace colpo dei soliti noti”

  • Francesco Says:

    Ma sei (siamo) sicuro che Treviso accetti di pagare un 2-3 milioni di Euro l’anno per farsi comandare dalla FIR ? Perchè le specifiche tecniche chieste (ed accettate da Aironi e Praetorians) danno fortissimi poteri alla FIR nella scelta di manager ed allenatori.
    La prima richiesta sarà la testa di Munari, ovviamente.
    L’idea che ne ho è che Dondi abbia messo su due franchigie ; una sua per territorio (Aironi), una sua (la franchigia federale) perchè Roma è fuori e Treviso non accetterà.
    Comunque vada, uno spettacolo squallido

  • Francesco Says:

    Dimenticato da prima : si sa chi ha votato sì e chi ha votato no ?

  • Alessandro Says:

    Caro Francesco, come ho scritto nel pezzo credo che stiamo andando verso la realizzazione della prima idea di Dondi:favorirne una nell’area che ruota intorno a Parma (obiettivo raggiunto) e un’altra a stretto controllo federale dopo che il Benetton si rifiuterà, se lo farà, di sottoscrivere il protocollo tecnico. A proposito dei voti, l’unico contrario è stato Pierluigi Bernabò, mentre Luisi e Arancio si sono astenuti…

  • rikkardo Says:

    che tristezza

  • Simone Says:

    Alessandro, da giornalista, entra nel dettaglio delle dinamiche politiche della questione; io, da semplice appassionato, dico che la candidatura più inadeguata mi sembrava proprio quella di Viadana, che pur essendo una piazza abituata all’alto (?) livello, è una mezza cattedrale nel deserto una realtà troppo locale e pergiunta con poco appeal turistico.
    Anche gli amici del nord dovranno convenire che Roma negli ultimi 10 anni è stata protagonista di una crescita esponenziale del proprio movimento ovale, e la squadra di Celtic avrebbe rappresentato l’occasione straordinaria di un definitivo salto di qualità. Quindi non posso dire altro che la più odiosa di tutte le parole: “peccato”.
    E la dico da rugbysta e non da romano.

  • Simone Says:

    Poi sinceramente non riesco a capire come gli stessi identici requisiti che avevano portato ad un risultato il 18 luglio possano darne un altro il 1 ottobre…

  • Sergio Says:

    Alessandro, questa è un’occasione persa per Roma e più in generale rischia di esserlo per il rugby italiano, sono d’accordo con te. Quello che non ci voleva era proprio una lite da pollaio per decidere dove dovessero andare le franchigie. Sono d’accordo con te anche sul fatto che le due squadre dovessero essere Treviso (l’unica realtà imprenditoriale, a mio avviso, capace di sostenere un’esperienza completamente professionistica a livello europeo) e Roma, che è dotata di tutte le infrastrutture e comunque può contare sull’entusiasmo di almeno 10-15.000 tifosi a partita, come conferma il Sei Nazioni. Ho paura che lo stesso comitato della Magners considererà Viadana una scelta antieconomica per gli standard della competizione, e da italiani rimedieremo l’ennesima figuraccia.

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