Rugby romano, una luce in fondo al tunnel?

Alessandro Boscolo, tra i migliori nella vittoria della Roma - foto DAK Finita la stagione del rugby italiano è tempo di bilanci e per la palla ovale a Roma le ombre sembrano oscurare le luci. Se si vuole iniziare dagli aspetti positivi è doveroso cominciare dalla Mantovani Lazio. La squadra seniores, al primo anno in Eccellenza dopo la promozione della stagione precedente, ha raggiunto con largo anticipo l’obiettivo della salvezza cogliendo alcuni risultati importanti, come la vittoria nel primo derby della stagione.

Capitan Mannucci ha guidato un gruppo con soli quattro stranieri e un italiano “forestiero”, Pellizzari.

Per il resto la rosa è cresciuta all’ombra dei pini dell’Acquacetosa in un vivaio che anche quest’anno ha lanciato talenti interessanti.

Fabiani, Bruni, Bonavolontà, Ceccarelli, Filippucci, Tartaglia sono solo alcuni dei nomi in grado di garantire un futuro brillante alla Lazio, soprattutto nella nuova realtà del rugby italiano per la quale conteranno sempre di più la bontà del vivaio e i contenimento dei costi, specialità della casa laziale.

Unico neo della stagione la terza finale in tre anni perduta dalla squadra U.20 contro i Crociati Parma.

Superata la delusione il presidente Biagini e i suoi collaboratori, tutti ex-rugbisti, sono al lavoro per rinforzare le Aquile del rugby con la prospettiva di crescere ancora.

Diversa l’aria che si respira sull’altra sponda del Tevere, quella bianconera della Rugby Roma Olimpic.

Frenata da una gestione societaria deficitaria segnata da incompetenza e mancanza di rispetto per le persone e passione per il rugby, la buona rosa allenata dal sudafricano Daniel de Villiers ha comunque conquistato il Trofeo Eccellenza finendo sesta in campionato, non lontano dalla zona play-off, nonostante il clima intorno alla squadra.

Mancanza di assistenza per i giocatori infortunati, lacune nel supporto logistico, assenza di una dirigenza sportiva capace di sostenere lo staff tecnico al primo anno in Italia e alcuni ritardi nei pagamenti hanno condizionato pesantemente il rendimento di Saccardo, Leonardi e compagni.

Dopo la fine del campionato la situazione è ulteriormente precipitata.

Campo di allenamento chiuso, ultime mensilità in pericolo, l’annuncio del presidente Abbondanza di voler lasciare hanno depresso i giocatori che alle loro rimostranze si sono sentiti rispondere “andate al mare” da chi del dirigente ha solo la qualifica.

Le speranze per un cambio di proprietà sono ora riposte sull’editore Gabriele Caccamo, presidente di Porta Portese Rugby:”Ieri ho formalizzato l’offerta al Gruppo Abbondanza – ha annunciato – ed ho chiesto all’On. Alessandro Cochi di presenziare ai prossimi incontri allo scopo di svolgere un ruolo di garante degli interessi della città.

Avrò al mio fianco alcuni amici che sostengono il progetto d rilancio della Rugby Roma“.

Già il giorno prima il Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale aveva affermato:”di essere informato della situazione e di seguirla nell’interesse di Roma, pur nel rispetto dei rispettivi ruoli.

La Capitale non deve perdere un patrimonio sportivo con 81 anni di storia e un vivaio che conta centinaia di ragazzi”.

Il Comune sta facendo la sua parte per garantire un futuro alla storia bianconera avendo anche legato il rinnovo della concessione dell’impianto delle Tre Fontane al rilevamento della proprietà della Rugby Roma.

La prossima settimana dovrebbe essere quella decisiva per conoscere il futuro del sodalizio bianconero.


11 Responses to “Rugby romano, una luce in fondo al tunnel?”

  • Francesco Says:

    Caccamo ? Incrociamo le dita …
    A meno che non si abbia il coraggio di fare l’operazione Calvisano, ripartire dalla B, basarsi sul vivaio (a cominciare dalla eccellente Under 16) e crescere.
    Temo di trovarmi a gennaio – febbraio con una nuova serie di casotti societari perchè i soldi sono, al solito, finiti.

  • M-URC Says:

    I timori di Francesco sono anche i miei. Per quanto riguarda il tuo esempio, io non sarei andato a pescare così lontano ma sarei rimasto nelle vicinanze.

  • Simone Says:

    Il rugby romano non può prescindere dalla Rugby Roma, e lo dico da uomo dell’acqua acetosa

  • Bruno Says:

    Io sono sempre dell’idea che soprattutto in questo momento di difficoltà (del rugby italiano in generale direi, non soltanto di quello romano) le tre principali società della capitale dovrebbero continuare a potenziare e sfruttare i settori giovanili, e per non buttare soldi dalla finestra concentrare le forze su una squadra di punta in comune. In questo campionato di eccellenza una squadra Praetorians punterebbe sicuramente al titolo. E vincere non fà mai male… porta entusiasmo, interesse, sponsors, etc.

  • Francesco Says:

    @M-URC : l’altro esempio è .. dietro l’angolo, ma il Calvisano sta per risalire in eccellenza e non credo che la Capitolina voglia, salita in A (come mi auguro) reimbarcarsi nell’arrivo in Eccellenza o come si chiamerà domani

  • M-URC Says:

    @Francesco: pensiero corretto il tuo.

    @Bruno: il potenziale (vivaio) di queste tre squadre è straordinario. Ed è da questo punto di forza, che poi non significa solamente giocatori ma anche tecnici, organizzatori, dirigenti, strutture ecc., che i Praetorians dovrebbero partire. Credo che rispetto a 1 o 2 anni fa, gli intenti e lo scenario di queste società siano cambiati, direi “forse” (lo metto tra virgolette perchè sto parlando solamente di impressioni) avvicinati.

  • kirk Says:

    …Caccamo è come Teo Teocoli quando facevo il tifoso napoletano con la giacca celeste.
    La sua vita da dirigente rugbista è lo specchio di quello che sa fare, in dieci anni ha fatto minirugby iniziando alle tre fontane e finedo sull’argine di un fiume.
    Solo una cordata di ex giocatori può salvare la società, magari ripartendo da categorie più basse o tentando il prossimo anno di non retrocedere, ma la strada sono i rugbisti, non gli …”uomini d’affari”.
    La Lazio è ripartita tanti anni fa da lì.
    La Capitolina è partita …2 volte da lì.
    La strada è sudore è competenza.

  • flanker63rro Says:

    non conosco caccamo, dunque non commento ma concordo pienamente con kirk quando da la sua ricetta. Una societa’ e’ forte e puo’ crescere SOLO se ha un grande vivaio altrimenti al massimo ottieni dei risultati momentanei con uno spreco di risorse enorme. Non credo nelle favole e dunque come non credevo in Abbondanza non credo in un altro cavaliere bianco, magari come Abbondanza , imposto dalla politica o interessato al rugby per altre ragioni. Il futuro si costruisce dal basso e mai dall’alto. La nazionale e la celtic sono la dimostrazione. Investire sul futuro significa investire nei ragazzi e nei tecnici non in stranieri mezze calzette che impediscono ai nostri ragazzi di crescere. almeno prima gli straniere a Roma erano dei fuori classe (Hayden, Trapp, Oliver, Ashton ed il Grande GREENWOOD).

  • Francesco Says:

    …Scusa flanker, ma Fourie e Shelford ?
    Però parliamo di un’altra era geologica, quando qui si faceva del professionismo mascherato e gli altri paesi erano dilettanti veri
    D’accordo a partire dalla base, se lavori sul vivaio e hai tecnici bravi i giocatori li formi, oggi sono stato a vedere l’U 16 sotto Alessio Murrazzani e certe cose non vanno neanche spiegate, vai lì e prendi nota.
    Ed è questo il pluasvalore che la RR avrebbe rispetto s tante altre società.
    Solo che poi servono i soldi se vuoi giocare per i playoff nazionali, se vuoi salvarti basta il budget della Lazio, ma, poichè a Roma si fanno adepti solo se si vince, se non bastano i 300 non paganti dell’Onesti devi fare qualcosa.
    Ben venga una cordata di giocatori, basta che mi si dica chi mette i soldi, percbé a chiacchiere siamo meglio del Tolone ma poi …

  • flanker63rro Says:

    scusami francesco, hai ragione, come facevo a scordare pote e wayne. la 16 ha certamente l’onere di essere allenata da alessio ed andrea ma e’ un eccezione nella RRO degli ultimi anni. non sono un dinasauro, ma i soldi non risolvono tutto. ti sei mai domandato perche da sempre , era dilettantistica ed era “professionistica”, al livello seniores il mondo anglosassone e francese ci ha sempre massacrati? vai nei grande club mondiali e vedi come si lavora con i ragazzi e quanti ragazzi sono al campo e quanto si investe sul mini rugby e sulle giovanili …..poi ne riparliamo. se non hai una base forte non andrai da nessuna parte.

  • Francesco Says:

    @ flanker63rro : totalmente d’accordo, d’altro canto il vivaio è stato completamente dimenticato alla fine degli anni novanta – inizio 2000 quando c’era la possibilità di creare un vero e proprio sistema.
    E questo nonostante la base zonale di reclutamento (per capirsi Municipi XI XII e XV) sia da sola una roba enorme.
    Ora abbiamo i cocci o quasi (meno cocci che 3 anni fa, direi, ma sempre cocci) e bisogna metterli insieme, sapendo peraltro che quei mostri che venivano in Italia (uscendo da Roma direi per tutti Botha e Lynagh) oggi non ci possono venire, al massimo con i soldi che ti danno puoi prendere giocatori tecnici ma “undersized” che peraltro ti possono insegnare (ho in mente Dingo Williams e Basson)
    Comunque è un piacere discutere di queste cose con te e con gli altri frequentatori del blog

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