Magners Celtic League, regna l’incertezza

Lo spettacolo della Magners Celtic League

Una grande opportunità o l’inizio del disastro? Il quesito è più che legittimo per chi volesse osservare quanto accade nel mondo del rugby italiano a proposito del possibile ingresso in Magners Celtic League di due squadre italiane. Possibile e per niente certo, a dispetto di quella che è stata la percezione generale da un anno a questa parte.

Almeno fino a qualche giorno fa, quando sulla stampa hanno cominciato a circolare le dichiarazioni del presidente della Union scozzese, Gordon Mc Kie:”Non vorrei che qualcuno avesse dato delle impressioni sbagliate agli Italiani – ha detto -.

La decisione spetta al Board della Celtic League che deve esprimersi entro il 31 Dicembre e potrà essere positiva solo se espressa all’unanimità.

 L’analisi delle documentazioni presentate da parte dell’Advisor è appena cominciata”.

Certamente, come dimostrano altri articoli comparsi sulla stampa irlandese, Oltremanica non è sfuggita la confusione con cui è stata condotta la “gara”, né che c’è un ricorso che potrebbe avere strascichi importanti.

I ribaltoni, le conseguenti scomposte reazioni da una parte e dall’altra, le carte bollate non depongono certo a favore della serenità del movimento e della condivisione del processo valutativo.

Ma ancora più pesanti appaiono le considerazioni di merito che vengono fatte sulle scelte FIR.

 Si obietta a Dublino che, se è vero che l’Italia rappresenta un mercato potenziale di 60.000.000 di fruitori, è altrettanto stupefacente che siano state scelte due sedi che, sommate, totalizzano 100.000 abitanti, considerato poi che  Treviso e Viadana in Heineken Cup non superano mai i 2000 spettatori.

Quando si diceva che ai Celti intressavano più gli aspetti commerciali dell’operazione che quelli tecnici non si era lontani dalla realtà. 

 Al di là degli interessi in gioco – è chiaro che gli scozzesi vivono l’ingresso delle franchigie italiane con preoccupazioni di natura tecnica, ma anche commerciale – la domanda che bisognerebbe porsi, in chiave italiana, riguarda l’opportunità di avviare una riforma dei campionati, peraltro in maniera non del tutto compiuta a chiara, in funzione dell’ingresso in Celtic League quando questo non è un dato acquisito.

 

Cosa ne sarà della massima serie italiana (comunque la si voglia chiamare)?

 

 Di più : in previsione del “cambiamento epocale” due realtà importanti per il denutrito movimento italiano come Calvisano (addirittura ex-Campione d’Italia) e Capitolina (uno dei migliori vivai nazionali costruiti in pochi anni) hanno deciso di rinunciare all’alto livello lasciandosi alle spalle una scia di debiti e gestioni faticose per concentrarsi sull’attività giovanile.

 E adesso?

 Le due società avrebbero compiuto la stessa scelta se avessero saputo che esisteva la concreta possibilità di non entrare in Celtic League?

 Può essere normale che di fronte alla loro decisione la FIR non abbia mosso un dito?

 E, se davvero si verificherà lo scenario peggiore, cosa sarà della partecipazione alle coppe europee (peraltro più volte messa in discussione dagli scarsi risultati delle italiane)?

Cosa è stato della proposta lanciata in Consiglio Federale e mai più citata di istituire quattro “selezioni” da far partecipare alla Challenge Cup secondo una formula apparsa subito di difficile realizzazione pratica?

 Insomma, le domande sono troppe per sperare di ricevere risposta a tutte in tempi rapidi e con efficacia.

Soprattutto se le soluzioni ai quesiti devono arrivare da chi, negli ultimi tempi, sembra aver smarrito la rotta di interesse per il movimento spostando il timone sulle coordinate della conservazione del potere fine a sé stesso.

 Se dovesse fallire l’ingresso in Celtic League la crisi sarebbe aperta ufficialmente, un ripensamento degli equilibri federali sarebbe neccessario.

 Intanto l’Italia guidata da Mallett scende in campo a Novembre contro gli All Blacks, contro il Sudafrica campione del mondo e le Samoa, mai battute.

Auguri.


10 Responses to “Magners Celtic League, regna l’incertezza”

  • M-URC Says:

    Vorrei scrivere molte cose dopo aver letto questo interessantissimo quanto ficcante articolo. Ma per non essere prolisso direi: “Praetorians aiutaci tu”. Secondo me solo una terza soluzione da presentare magari in extremis al board potrebbe salvarci.

  • Alessandro Says:

    Non aver paura di essere prolisso, è un piacere. Io non credo che la salvezza possa essere solo questa, per quanto resto convintissimo che una franchigia a Roma sia necessaria oltre che sacrosanta. Penso, piuttosto, che abbiamo bisogno di un ricambio ormai inevitabile, il tempo passa e il rugby italiano ha bisogno di dirigenti in grado di operare con una visione adeguata. Grazie e a presto

  • Simone Says:

    Ora ci troviamo in un grosso pasticcio che può trasformare una grossa opportunità in un gigantesco boomerang, su questo…. Auguri davvero alla FIR e, come accade in una qualsiasi squadra, quando la leadership è debole ognuno si sente autorizzato a parlare, polemizzare e le cose vanno di male in peggio.
    Per quanto riguarda la nazionale non sono d’accordo con la frecciatina di Alessandro: quando entra in campo la maglia azzurra spariscono qualsiasi acredine e polemica ed è solo Forza Azzurri.

  • edo Says:

    concordo con Simone….E poi a me sinceramente sembra che sempre tutto in questo sito si focalizzi sempre e solo sul discorso romano.. ma dico e che se entra roma cambia tutto?Ma va va…. che ce ne sono di cose da cambiare…

  • Alessio Says:

    Io, invece, credo che prolisso lo sarò: ma Alessandro, conoscendo i passati interventi, già lo sa! Oltre al questo, seguo altri blog sull’argomento rugby: in uno di questi si rimandava ad un’intervista, credo di Sport Italia e contenuta nel magazine TV “Total Rugby”, al nostro “caro” Presidente: il quale, candidamente, ammetteva che, in caso di ammissione delle 2 famose “entità” (così, testualmente, le definiva lui…), il campionato italiano diventerebbe un campionato praticamente dilettantistico (!), con un non meglio precisato numero di squadre (dodici?), a fare da contorno e non si capisce se da serbatoio a queste due famose squadre italiano/celtiche. Questo giusto per entrare nell’argomento coppe: se già ora prendiamo “il lesso”, come si dice nella mia natia Emilia, così ci braseranno definitivamente. Certo avremo un vivaio di giocatori italiani maggiore (e quale straniero verrebbe a giocare in un campionato semi o completamente dilettantistico?), ma certamente dire che la sola Celtic possa essere un traino per aumentare il bacino d’utenza e di appassionati, con uno scenario simile, mi sembra una follia. Forse qualcuno vuole credere che, in caso di fallimento, ovvero porta in faccia della “lega celtica”, ci si possa riprovare fra un po’ di tempo…beh, direi che sbaglia di grosso: non a tutti piace la minestra, anzi, il minestrone riscaldato: forse questo qualcuno non si accorge che all’estero le nostre beghe le seguono eccome, e che un’idea precisa se la sono fatta di noi! Senza questa possibilità, neanche il nostro Signor Presidente (e secondo me tutto il vertice FIR) sa quale scenario l’aspetti. Ed è questa la cosa peggiore. Perchè se l’intera operazione sarà un fallimento, sarà e dovrà essere terremoto! Troppi credono al lieto fine e danno per scontata la cosa (e qui do ragione agli scozzesi, che in quanto a questioni economiche, per nomea sono imbattibili). Forse sarebbe ora di proporre un “piano B” credibile, anche perchè se Roma otterrà ragione dalle sedi competenti a cui è ricorsa, saranno dolori di pancia e caos…

  • Alessandro Says:

    @Simone:
    figurati se non tifo senza riserve per gli Azzurri. Altro è perdere obiettività e essere convinti che la Nazionale negli ultimi due anni sia stata gestita nel modo migliore. Nono sono convinto della bontà del lavoro dello staff, Mallett era partito benissimo nel primo Sei Nazioni, poi mi ha deluso molto sia tatticamente che nella gestione dei pochi giocatori che abbiamo. Dunque, nessuna frecciatina e forza Azzurri!
    @Edo:
    scusa ma non mi pare che nel pezzo io dica che se entra Roma cambia tutto, anzi quello che c’è da cambiare mi pare che sia motlo chiaro, ed è la conduzione della FIR. Quanto a Roma, cerchiamo di intenderci. Secondo la mia personale esperienza nello sport professionistico a livello internazionale sono fermamente convinto che una delle due debba necessariamente stare a Roma, e lo direi anche se fossi nato a Mondovì. Questo è un discorso che riguarda lo sport professionistico i cui costi economici si giustificano solo se le franchigie operano in bacini che consentono migliaia di persone allo stadio e possibilità di sviluppo turistico e commerciale. Ne sono talmente convinto da pensare che se non fossero in grado gli imprenditori che hanno promosso i Praetoriani, dovrebbe essere proprio la FIR a fare una franchigia a Roma (e un’altra al Nord) a sue spese, per il bene dell’intero movimento.
    Mi auguro di essermi spiegato bene, quanto alla focalizzazione sul discorso romano, se hai tempo da sprecare fai un giro sui miei post e ti accorgerai che, nei miei limiti, cerco di aprire a tutto, nel caso specifico la cronaca porta Roma al centro.
    Grazie e a presto!

  • Dario Says:

    Io sono nato vicino a Mondovì…
    …e la penso esattamente come Alessandro: una delle due franchigie deve essere a Roma, l’altra al Nord (Treviso per me va benissimo).
    Per lavoro passo parecchio tempo all’estero e sono spesso a contatto con alcuni colleghi Inglesi e Scozzesi. Ebbene, le vicende della FIR le conoscono (e bene) e vi assicuro che nemmeno loro riescono a capire quale sia la strategia della nostra federazione (a patto che ce ne sia una). Questa è effettivamente la cosa che mi preoccupa piu’ di tutto, ed è per questo che vedrei di buon occhio un cambiamento radicale al vertice della federazione (ct della nazionale compreso? perchè no?).

    Detto cio’ non mi passa nemmeno per la testa di tifare contro gli Azzurri e/o di criticare Mallett senza prima aver giocato la partita. Sempre e comunque Forza Azzurri!!

  • Alessio Says:

    Per completare il mio intervento, il video di cui parlavo (datato 31 ottobre) si trova al seguente indirizzo:
    http://www.youtube.com/watch?v=rmMXBGbQTBE

  • Francesco Says:

    Io non sono nato vicino a Mondovì ma la mia mamma sì, e penso che stiamo marciando in ordine sparso verso un risultato che non sappiamo quale concretamente sia.
    La gestione della cosa è stata imbarazzante a tutti i livelli, anche da parte dei Praetorians che non hanno fatto una campagna acquisti (via RR per capirci) a confermare il loro progetto ma hanno spigolato di qua e di là, prendendo giocatori validi dal Calvisano ma lasciando andare a Treviso (ossia l’arciconcorrente dopo il voto estivo) due o tre pezzi pregiatissimi a cominciare da Zanni.
    L’impressione è stata un poco da armiamoci e partite, e il mancato rinnovo del contratto a Todeschini non ha aiutato.
    Gli altri attori hanno dato spettacoli bizzarri per non dire penosi, a cominciare da Dondi e dalla FIR che nomina un trevigiano (e va bene che era lato Tarvisium ma insomma) a fare le pulci alla candidatura romana, il tutto dopo le riunioni venete autoconvocate al grido di Roma ladra (invece Viadana tutto a posto ?).
    Tutto questo senza nemmeno avere in tasca la certezza granitica che il board della Magners ci avrebbe accettato anche se avessimo indicato Segni e Rovato quali franchigie.
    Che gli scozzesi (che comunque giocano davanti a 3500 spettatori massimo) non ci vogliono mi pare evidente, perchè il numero dei giocatori li relegherebbe in breve ad essere inferiori all’Italia, ma credevo che la FIR avesse assicurazioni certe di una potente suasion da parte degli irlandesi e dei gallesi (chi spinse per farci entrare al 6 mazioni ?).
    Se non è così siamo alla frutta.
    Poi c’è il problema di dove collocare le squadre, e trasformare tutto il rugby a sud di bologna in un farm team del nordest è una scelta molto pericolosa per il futuro (NB questa è già atata la situazione sino a poco tempo fa, non credo che Nitoglia Bernabò e Pratichetti fossero andati a Calvisano per il clima o il paesaggio)

  • M-URC Says:

    All’Italia è stata data la possibilità di entrare in CL esclusivamente per motivi commerciali. E questo mi sembra ovvio, visto e considerato che il nostro apporto tecnico attuale è quello che è. Quindi per i loro sponsor entrare in un bacino di 60.000.000 di possibili utenti (cioè 4 volte in più di quelli attuali) è molto appetibile. Se la Fir invece si presenta con una franchigia che ha come capo fila Viadana, probabilmente c’è qualcuno, a livello decisionale, che non ha capito bene cosa volessero o che comunque ha frainteso il loro obiettivo principale. Senza considerare quello che è il NOSTRO OBIETTIVO PRINCIPALE. Quello di far crescere il nostro movimento sia sotto il profilo della conoscenza di questo sport che di aumentare il livello tecnico dei nostri giocatori. Secondo me con una mossa sola siamo riusciti a NON centrare due obiettivi. Ottimo e abbondante.

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