Riflessioni sul rugby italiano che “deve” cambiare

Zanni contro il Galles   Il week end appena trascorso lascia diversi spunti di riflessione a chi governa le sorti dell’Italrugby. Quello che doveva essere il Super Sabato con le finali dei campionati al Flaminio ha decretato un verdetto definitivo, confortato da numeri eloquenti. L’Aquila-Prato (serie A2) del pomeriggio ha portato al Flaminio circa 6.000 spettatori – più della metà aquilani -, mentre la finale Viadana-Treviso del Super10, la massima serie, ha faticato a superare le 2.000 anime.

Se si considera che la Nazionale registra regolarmente 30.000 presenze nei match interni, lo squilibrio che caratterizza il movimento è fin troppo evidente.

 Del resto, non ci si può stupire se la gente fatica ad identificarsi in due squadre che nei primi 30 titolari hanno schierato la miseria di 5 giocatori nati in Italia (appena quattro Treviso, solo uno Viadana, n.d.r.).

L’esempio di tutto questo è quello di Andrea Sartoretto, trevigiano doc nato nel 1984, che, entrato nel finale dalla panchina dove era stato portato da Smith solo perchè ne mancavano quattro nel suo ruolo, in dieci minuti ha piazzato un placcaggio “australe” (nel senso dell’efficacia) che ha rubato l’occhio ai presenti e un sontuoso break nei 22 metri avversari.

La domanda è : se avesse giocato dall’inizio al posto di- per esempio-Horak contro il quale abbiamo nulla, Treviso avrebbe perso la finale?

Non abbiamo la controprova, ma la mia risposta è : no, e forse ci saremmo entusiasmati per le giocate di un giovane italiano.

Se si pensa che queste sono due tra le più attendibili candidate a gestire le franchigie che dovrebbero andare in Magners Celtic League per far giocare gli elementi di interesse nazionale, c’è poco da stare allegri.

Del resto, i segnali sono chiari.

I primi atti ufficiali della dirigenza viadanese dopo la candidatura sono stati quelli di ritirare la seconda squadra dalla Serie A (falsando così la regolarità di un campionato federale) dove giocavano i pochi italiani della rosa, e richiedere una deroga al tetto di cinque stranieri nella rosa delle franchigie che parteciperanno alla Celtic League.

Tutto ciò non sembra in linea con lo scopo primario dell’operazione che è, lo ripetiamo, far giocare i giocatori italiani in un livello competitivo per renderli pronti per la Nazionale, vero motore del movimento.

 Fortunatamente, all’orizzonte c’è la riforma che prevede oltre alle due franchigie italiane in Celtic League  il ritorno del Super10 a 12 squadre (due gironi da sei e finale scudetto tra le prime due) con meno stranieri dal 2010-2011.

Di questo, e di altro, si è parlato nel blindatissimo Consiglio Federale sabato mattina, ma l’impressione è che la quasi totale mancanza di contraddittorio all’interno dell’organismo  non giovi alle possibilità del presidente Dondi di sintetizzare decisioni realmente efficaci.

Intanto, dopo i confortanti passi avanti della candidatura italiana ad ospitare la Word Cup 2015, la Nazionale di Mallett si prepara ad un Tour terribile (Australia e Nuova Zelanda).

Dopo la conferma dello staff per il ct sono finite le prove di appello.


9 Responses to “Riflessioni sul rugby italiano che “deve” cambiare”

  • Simone Says:

    Daccordissimo su ogni virgola dell’articolo. Mi sembra ormai evidente che sia in atto un totale scollamento tra il Super10 e il resto del movimento. Basta frequentare gli ambienti del rugby giovanile per rendersi conto che non vi è alcuna componente aspirazionale verso il massimo torneo. Paradossalmente è più seguita la serie A. I motivi di tutto ciò sono molteplici e complessi e spero che anche tu Alessandro e altri giornalisti contribuiate a far emergere un problema che fa male a tutto il rugby italiano.

  • Franco Says:

    ciao.
    ero presente al terzo tempo sotto la tribuna coperta,ed e’ stato un momento surreale.Mi giravo in cerca di qualcuno italiano (non che non parli inglese) con cui scambiare impressioni della partita, ma erano tutti stranieri fijiani, kiwis, inglesi, argentini….Mancava all appello anche la dirigenza nonche il seguito di mogli fidanzate cugine sorelle ed amiche che dovrebbe fare da contorno all evento supremo del campionato.
    Invece e’ chiaro che i mercenari che compongono se squadre del top10 non hanno alcun seguito,sono li per strappare un contratto di un paio di anni prima di essere sostituiti da qualcuno mediocre come loro.

    Ho sentito parlare di una regola di 13 italiani in campo nei 15 titolari (non in lista) nel prossino futuro?

  • Alessandro Says:

    Rispetto alla riforma in tema di stranieri vi sarà l’obligo di iscrivere a referto 16 giocatori di formazione italiana, 4 stranieri e 2 equiparati. Mnetre per le macro-selezioni previste per la Challenge Cup si prevedono 15 italiani e 7 stranieri. In Heineken andranno come previsto le due franchigie in Celtic League, mentre il campionato diventerà a 12 con due gironi da 6. A presto!

  • Franco Says:

    Perfetto!
    ma quando entra in vigore? gia dal prossimo campionato?

  • Alessandro Says:

    No Franco, dal 2010-2011

  • Barumbabee Says:

    Ero al flaminio sabato per le 2 finali ed ho visto e “sentito” il placcaggio di Sartoretto su Robertson e devo ammettere che hai perfettamente ragione, stentavo a credere che Kaine si potesse rialzare, tanto di cappello ad una tecnica ottima di un nostro giovane.

  • Alessandro Says:

    Sono contento che tu abbia assistito e sia d’accordo. Possibile che questi ragazzi debbano ammuffire in panchina o nelle seconde squadre per far giocare stranieri inutili?

  • Francesco Says:

    Anche io ho assistito alla partita ed avevo l’azione di Sartoretto in linea di vista frontale ; gran placcaggio per la velocita’ di esecuzione.
    Credo che se Treviso avesse giocato con 15 giocatori battezzati in fasce nel Sile le presenze sarebbero cambiate di poco
    Il problema e’ che la FIR non ha fatto alcuna pubblicita’ per un evento di per se’ non unico (ossia il 6 Nazioni esiste solo nel rugby, una finale scudetto c’e’ anche a tamburello) fidandosi dell’effetto &N.
    Ha toppato di brutto e dovrebbe riflettere.
    Altra questione e’ il perchè nessuno a ROma abbia voluto mettere una pezza ad un errore del genere facendo lui promozione.
    Per quanto attiene al campionato, sono state squadre come Viadana a drogarlo, con sana ricoprtura della FIR che tessera come italiani tutti, ultimo Gower, e il circolo si perpetua (tessero un kiwi, gli trovo una zia a Voghera, lo italianizzo, diventa di formazione italiana, spazio per il prossimo).
    La riforma pensata, a cominciare dai due gironi stile “vecchio sistema Coste” mi sembra valida, ma va messo che i roster li chiudi a dicembre, non a marzo, per evitare una camionata di giocatori dell’emisfero sud in primavera

  • Barumbabee Says:

    C’è da dire che chi ha innescato questo “abuso” di giocatori stranieri nelle formazioni italiane, ha trovato terreno fertile nell’indifferenza (o celato benestare) della Federazione, che doveva porre regole ferree sin dal principio.
    Sono rimasta invece molto soddisfatta dei convocati della Nazionale A, mi sembra ci siano tanti giovani di talento (che vorrei tanto vedere nella nazionale maggiore) e con i 4 partenti per i Test Match australi, vi ha trovato posto anche Sartoretto.

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