L’Italrugby comincia con una brutta sconfitta in Argentina

Uno dei placcaggi mancati di Burton Un’Italia con poca testa e priva di personalità cede all’Argentina con il punteggio di 37-22 nonostante l’evidente dominio in mischia chiusa che, a questo punto, diventa un’aggravante a carico degli Azzurri anzichè un punto di forza. Gli uomini Brunel hanno messo in campo una difesa di carta velina e hanno perso spesso sui punti d’incontro dilapidando tesori di possesso gettati via in maniera sconsiderata. Lodevole l’intenzione di cercare la costruzione del gioco in velocità, ma la realizzazione è stata devastante per l’Italia.

Gori, autore di una bella meta, ci ha messo la sua velocità ma a volte le scelte di gioco sono state discutibili, ancora peggio ha fatto Burton.

Inesistente in difesa – con tanti ringraziamenti da parte della vecchia volpe Contepomi che una volta individuato il punto debole ci ha infilato il coltello con grande lucidità facendo un figurone – con un passaggio sconsiderato ha regalato il pallone a Montero che ha dato origine alla meta di Senatore, proprio nel momento in cui l’Italia sembrava poter riaprire la partita dopo una lunga serie di giocate nei 22 metri avversari.

Proprio su questa segnatura altra figuraccia di Mauro Bergamasco che, in vantaggio evidente sul calcetto in meta degli argentini, si è fatto bruciare dal n.8 argentino in maniera imbarazzante.

Senza Parisse la squadra manca totalmente di leadership in campo.

Castrogiovanni è stato tra i migliori ma, per sua stessa ammissione, non ha le doti per fare il capitano.

Zanni e costante ad alti livelli ma è silenzioso, la leadership di Bortolami è morta nel 2007.

Nelle battaglie che ci attendono sarà fondamentale ritrovare il vero capitano, senza il quale la squadra sbanda paurosamente nelle situazioni decisive.

Note positive dalla mischia chiusa e, dunque, dall’esordiente De Marchi, ma anche Furno ha confermato di essere al livello, come pure il tallonatore Giazzon.

Da rivedere Quartaroli, la coppia con Sgarbi è male assortita e va dato spazio ad Andrea Pratichetti, mentre è giunto il momento di puntare con continuità su Bocchino per una serie di motivi.

Detto che nessuno pensa che sia il Carter italiano e che i suoi limiti si conoscono, non ci pare possibile possa fare peggio del Burton “ammirato” nell’ultimo Sei Nazioni e ieri a San Juan ma rispetto all’australiano ha un vantaggio enorme, almeno ai nostri occhi : è nato in Italia.

Se dobbiamo perdere in questo modo, preferiamo farlo con i nostri ragazzi, avremmo qualche recriminazione in meno.

San Juan, Estadio Bicentenario – sabato 9 giugno

Test-match

ARGENTINA – ITALIA 37-22

Marcatori: p.t. 1’ cp. Burton (0-3); 8’ cp. Contepomi (3-3); 22’ m. tecnica Italia tr. Burton (3-10); 25’ cp. Contepomi (6-10); 31’ m. Leonardi tr. Contepomi (13-10); s.t. 7’ cp. Contepomi (16-10); 12’ m. Gori (16-15); 14’ m. Roncero tr. Contepomi (23-15); 25’ m. Senatore tr. Contepomi (30-15); 33’ m. Contepomi tr. Contepomi (37-15); 37’ m. Bergamasco tr. Bocchino (37-22)

Argentina: Tuculet; Agulla (22’ st. Montero), Ascarate, Contepomi F. (cap), Gosio; Mieres, Landajo (22’ st. Cubelli); Senatore, Leonardi, Fessia (13’ st. De La Vega); Farias-Cabello, Macome (31’ st. Guzman); Gomez-Kodela (22’ st. Tetaz-Chaparro), Guinazu (25’ st. Postiglioni), Roncero (36’ st. Guinazu)

all. Phelan

Italia: Toniolatti; Venditti, Quartaroli, Sgarbi, Benvenuti T.; Burton (25’ st. Bocchino), Gori; Barbieri R. (16’ st. Favaro), Bergamasco Ma., Zanni; Bortolami (cap, 7’ st. Furno), Pavanello A.; Castrogiovanni, Festuccia (25’ st. Giazzon), De Marchi Al. (25’ st. Romano)

all. Brunel

arb. Garces (Francia)

Cartellini: 20’ pt. giallo Cabello (Argentina)

Man of the match: Contepomi (Argentina)

Note: esordio in Nazionale per De Marchi, Giazzon e Romano

 

 


10 Responses to “L’Italrugby comincia con una brutta sconfitta in Argentina”

  • Bruno Says:

    Questo è (purtroppo) quanto passa il convento.
    Tolti due o tre della vecchia generazione, questa squadra è frutto di quanto si è investito in questi anni. Ed è solo l’inizio (della fine). Nel giro di due o tre anni (venuti meno altri punti di forza per ragioni anagrafiche) la nazionale esprimerà ancor meglio il vuoto programmatico di chi si è riempito la bocca (e con essa le tasche) di paroloni come “alto livello”, “celtic league”, “accademie”, etc, etc. Non rendendosi conto che l’alto livello è il risultato di investimenti, pianificazione e lungimiranza. Se non si investe nella base, nei piccoli club, nel territorio, nella preparazione dei tecnici giovanili, nel miglioramento quantitativo e QUALITATIVO, nella diffusione di una vera cultura rugbystica (ANCHE A SUD DEL PO) nella meritocrazia, e quantaltro, non si riuscirà a rimanereil nostro rugby a livelli decenti. Si è continuato a costruire sulla sabbia e i primi pezzi della struttura stanno già venendo giù (vedi aironi…).
    Prima si fà tabula rasa di questa federazione, meglio è. C’è bisogno di gente nuova, idee nuove, aria nuova.

  • Coffee Says:

    Scusami alessandro, un’informazione! ma dove hai visto la partita? e dove potrò, vedere le prossime con canada e usa? grazie

  • oliver63 Says:

    se poi con bocchino perdi col canada, sono cazzi …

  • Alessandro Says:

    @coffe : Ci sono diversi siti che trasmettono in streaming, facili da trovare sul web!
    A presto Ale

  • Alessandro Says:

    @Oliver: Oliver, grazie per il tuo intervento! Per il futuro, evita di usare questo tipo di termini se vuoi che pubblichi i tuoi post, su questo blog preferiamo non usarli, anche se mi pare di capire l’intento goliardico!
    Certo, perdere sarebbe grave, con o senza Bocchino in campo. Per come la vedo io, peggio del Burton visto a San Juan è difficile fare.
    Grazie ancora e a presto!

  • Coffee Says:

    Grazie! e complimenti per il blog

  • Gabriele Says:

    Ciao Alessandro, si sentono tante critiche che a volte mi lasciano un pò sorpreso, sopratutto se viste nell’ottica generale del movimento:
    1) in questo tour vengono lanciati dei giovani e questo comporta tanti “rischi”, ma la filosofia di Brunel è questa, quindi al di là di prestazioni deludenti (Burton , che giovane non è) bisogna anche essere un pò comprensivi.
    2)Le tante critiche che piovono sul movimento e sulla sua gestione non le condivito in toto, perchè quì non si tiene in considerazione che per certi cambiamenti e per introdurre una cultura sportiva e di conseguenza economica e d’interesse occorrono parecchie “lune”, e noi non siamo tra i movimenti più vecchi. Non credi che piano piano, con tutti gli sbagli, i ritardi che i cambiamenti comportano, dietro cui poi pullulano le più fantasiose dietrologie di intrighi e quantaltro, dicevo non credi che quella scaletta tanto auspicata cioè Accademie-Eccellenza-Pro12-Emergenti-Nazionale stia ingranando? Infatti vedo da notizie di mercato sempre più giovani che il prossimo anno giocheranno in eccellenze ed altri che sranno in Pro12.

  • Alessandro Says:

    @Gabriele :
    Grazie per il tuo intervento e benvenuto!
    Sono d’accordo con gran parte della tua analisi. Anche io non amo la dietrologia e sono convinto delle difficoltà fisiologiche che il nostro movimento deve incontrare per via di una serie di fattori oggettivi, come ad esempio la relativa gioventù da te citata.
    Un affezionato lettore, Bruno, che ha aperto questa discussione è più spietato nelle sue lucidissime analisi ma anche in quelle c’è molto di vero. Si stanno compiendo alcuni passi ma, come in tutte le attività umane, molte cose potrebbero e dovrebbero essere fatte meglio o diversamente. Detto questo io sono convinto come te che comunque il nostro rugby stia progredendo e resto positivo considerando una cosa sopra le altre : sono certo che l’attuale classe dirigente non abbia ricambi all’altezza in questa fase storica. Sui motivi di questa situazione potremmo scrivere un volume intero, per brevità dico che a mio parere anche le analisi più spietate non possono non tenerne conto. Dunque restiamo giustamente attenti e esercitiamo il diritto di critica senza perdere di vista la cornice complessiva.
    Grazie ancora e a presto!

  • Bruno Says:

    @Alessandro e Gabriele
    Concordo pienamente sul fatto che, aldilà delle responsabilità di una dirigenza federale che si è rivelata non all’altezza di gestire al meglio un potenziale enorme di tempo / risorse / entusiasmo / brand sei-nazioni in questo decennio e passa, non è che a vari livelli dal movimento tutto siano poi emerse figure di spicco capaci di prendere in mano la situazione.
    Ma la questione vera di fondo non è la struttura che ci siamo dati (accademie-pro12-nazionale) quanto piuttosto come alimentarla, tanto quantitativamente quanto qualitativamente. Il lavoro meno appariscente ma più fruttuoso a lungo termine, cioè quello di investire sul territorio e sulla qualità dei tecnici che lavorano sui giovanissimi, è stato decisamente trascurato. Il fatto di poter associare al brand 6-nations tutto il movimento, con tutto ciò che consegue in termini di interesse di pubblico e sponsors, è stato del tutto ignorato (e lo dice uno che si occupa di marketing). Portare una volta l’anno 70.000 persone a vedere gli all-blacks (loro si che si rivendono bene) si scontra con il fatto di avere partite di campionato con 300 persone, a volte meno. Quante persone conosciamo che seguono il 6 nazioni ma non sanno neanche che esiste un campionato ? E quanto è appetibile per imprenditori e sponsors investire in un movimento che porta un ritorno così misero ? Ed inoltre, è noto a tutti noi che spessissimo i ragazzini che arrivano su un campo di rugby vengono da famiglie dove un fratello, un padre, uno zio giocavano a rugby. Ma quanto è penetrato il rugby nell’immaginario collettivo e nelle scuole ? Quanto si è diffuso fuori dalle tradizionali roccaforti ? Queste e molte altre sono le questioni base che determinano la crescita del movimento. E comunque, se anche la struttura messa sù funzionasse bene (il che non é) perché lasciare visibilità e possibilità di crescita professionistica solo sull’asse treviso-viadana-parma ? E qui poi ci sarebbe da dire molto su come è stata gestita la faccenda celtic league (le fidejussioni fantasma alla fine non erano proprio quelle di roma…) e di come si stia gestendo il materiale umano, con poco spazio di crescita per i giovani, con i club che non accettano imposizioni sugli stranieri, con risorse gettate per pagare gli stipendi a giocatori finiti e tornati a svernare in Italia, etc, etc.
    Sinceramente sono dell’idea che il pacchetto “rugby” in Italia sia stato gestito coi piedi e che si sia gettato a mare un patrimonio. Le altre nazioni sono cresciute molto più di noi se teniamo in considerazione tutti i risultati(nazionali, clubs in tutte le competizioni, nazionali giovanili) le strutture, l’interesse di pubblico, il ritorno economico e d’immagine, l’appeal televisivo, etc. Ed il gap aumenta ogni anno di più. Ecco perché dico che stiamo regredendo, non avanzando.
    E fortuna che dietro di noi non abbiamo troppa concorrenza che spinge (almeno non a breve termine) ma ben presto nazioni come russia e giappone ce le ritroveremo addosso.

  • gabriele Says:

    Ciao Bruno,
    logicamente ognuno parla anche in base alle proprie esperienze, a cio che vede, io ti posso dire che nella provincia in cui abito (lucca) fino a qualche anno fa non c’era traccia della parola Rugby, oggi non solo nel capoluogo di provincia ma anche chiamiamole cosi nelle realtà perifichere (es. in garfagnana) qualcosa si stà muovendo. Probabilmente dove stai tu forse hai visto un peggioramente nella nascita/morte di società, dal mio piccolo e sperduto punto di vista invece è nato qualcosa. Sai per me parlare in termini di livello nazionale è difficile, seguo il rugby con passione dall’entrata dell’Italia nel 6N, forse non in termini di risultati di Nazionale, ma di seguito ed espansione proprio fermi non siamo rimasti. 13 anni di Elite non sono sufficienti per colmare il gap con le altre armate europee, ci mancano ancora troppi anni di assestamento e culturizzazione. Resto sempre anch’io convinto che si può fare di più e meglio, probabilmente se ci sarà un cambio di strategie in FIR questo nuovo scalino sarà fatto, non tutta la scala, ma un solo scalino. Io non credo che questa Federazione abbia inguaiato il rugby come a volte si vuol far credere, è forse arrivata ad un punto che più di così non riesce a progredire, però da questo ad accusarla, come avviene ormai per qualsiasi decisione, di andare contro gli interessi del nostro rugby, beh questo non lo crederò mai.
    Saluti

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