Tommaso Benvenuti, il futuro è Azzurro!

Tommaso Benvenuti Gli ultimi minuti del primo tempo di Italia – Inghilterra dell’11 febbraio sono rimasti negli occhi di chi era allo stadio Olimpico sotto la neve e di chi l’ha vista in tv, segnando l’immaginario del popolo del rugby ben al di là del risultato finale (19-15 per gli inglesi). I vecchi e i nuovi appassionati della palla ovale hanno esultato per le due mete segnate dagli azzurri in due minuti prima dell’intervallo, il finale di primo tempo perfetto. Due mete marcate in faccia alla spocchia inglese, il solco scavato nel punteggio e, per di più, due marcature che portano la firma di due ragazzi, nati nel 1990, che rappresentano la nouvelle vague del rugby italiano.

Il massimo.

Giovanbattista Venditti e Tommaso Benvenuti non ci pensano neanche ed è bene così, ma il rugby italiano sta crescendo nei cuori della gente e c’è fame, per mille motivi, di nuovi eroi.

Tommaso Benvenuti ha le stimmate del predestinato.

Nato a Vittorio Veneto (luogo legato a una delle poche vittorie militari italiane dell’era moderna) il 12 dicembre 1990 in una casa dove si mangia pane e rugby ha temprato le sue qualità fisiche anche con il nuoto e l’atletica senza mai staccarsi dalla palla ovale.

Non poteva essere altrimenti con un padre ex-rugbista, così come adepti ovali sono tutti i cugini e il fratello Giovanni, classe 1993, nazionale U.20:”Giocare un giorno insieme nella Nazionale maggiore è uno dei nostri sogni – dice Tommaso – ora lui è in Accademia Federale a Tirrenia dove io sono stato tre stagioni, magari un giorno non tanto lontano accadrà anche questo”.

In effetti, il futuro sembra correrle incontro:”Le cose negli ultimi anni hanno subito una bella accelerazione.

Dopo l’U.20 con cui nel 2010 da capitano ho vinto l’Europeo FIRA e il Junior World Rugby Trophy, l’esordio con la maggiore e il percorso con il Benetton Treviso sono soddisfatto di tutto quello che sta accadendo”.

Lei ha esordito con Mallett che la impiegava all’ala, mentre nel Benetton Treviso gioca centro, ruolo in cui la schiera Brunel :”Sarò sempre grato a Mallett per avermi dato la possibilità di esordire in nazionale e partecipare a una World Cup o a partite storiche come la vittoria di un anno fa contro la Francia.

Certamente io mi sento un secondo centro, e col numero 13 sulle spalle posso dare il massimo”.

Quattordici presenze e quattro mete, niente male come inizio:”la finalizzazione è una delle mie qualità, ma ho ancora molti limiti sui quali lavorare.

Per esempio il placcaggio e il passaggio, due fondamentali importantissimi per il mio ruolo.

A livello internazionale il margine di errore che ti puoi permettere è davvero minimo”.

Nel gruppo azzurro voi 20enni vi state affacciando con autorità, com’è il rapporto con gli anziani?:”Abbiamo un ottimo clima all’interno della squadra.

Naturalmente, come è normale che sia in ogni gruppo e specialmente nella tradizione del nostro sport, vi sono momenti di goliardia in cui gli anziani fanno sentire il loro peso, ma è solo per divertirci insieme e facilita il nostro ingresso”.

Lei Venditti, Gori e Morisi vi state ritagliando uno spazio importante grazie alla nuova impostazione di Brunel. Siete consapevoli del vostro ruolo?:”Per noi giocatori il punto di vista è differente rispetto a chi ci guarda da fuori.

Noi giovani siamo spesso insieme anche perchè stiamo crescendo fianco a fianco e, dopo la trafila delle giovanili azzurre, ora ci ritroviamo nell’alto livello.

Normale che siamo amici anche fuori dal campo, ma tra noi non parliamo mai di questo aspetto.

Piuttosto, cerchiamo di analizzare i nostri errori e ci aiutiamo a migliorarci.

Siamo consapevoli di dover impegnarci al massimo per progredire giorno dopo giorno, il professionismo in questo sport non lasca spazio a molto altro”.

Contro Francia e Inghilterra la squadra è sembrata in progresso ma è mancato il risultato:”il nuovo ct sta cambiando la mentalità del nostro gioco e noi giocatori siamo tutti molto coinvolti nel nuovo progetto.

In Francia abbiamo mantenuto a lungo l’iniziativa ma non siamo mai stati realmente pericolosi, contro l’Inghilterra è stato tutto diverso.

Tra noi non ne abbiamo parlato molto, lo faremo in sede di analisi da oggi in ritiro, ma la mia impressione è che abbiamo buttato via la vittoria per nostri errori.

Dobbiamo imparare a gestire meglio alcune situazioni di gioco, soprattutto quando siamo in vantaggio.

Questo è qualcosa a cui non siamo ancora molto abituati e dobbiamo costruire la nostra lucidità nella gestione dei momenti decisivi”.

Ora l’Italia ha di fronte la sfida alle potenze celtiche, Irlanda, Galles e Scozia, le stesse che affrontate a livello di club nel Pro12 tutte le settimane. Questo può aiutare?:”Certamente, soprattutto a livello psicologico, averli battuti con i club nel campionato di Pro12 ci aiuta nella confidenza.

Giocare nell’ex-Celtic League ci ha avvicinato molto soprattutto a irlandesi, gallesi e scozzesi.

Certo che, soprattutto il Galles, a livello di nazionale è in una fase davvero impressionante e dovremo affrontarli in casa loro.

Noi abbiamo una gran voglia di fare risultato, non è più tempo di onorevoli sconfitte.

Con l’Inghilterra l’abbiamo buttata via noi, ora vogliamo continuare a migliorare cercando il risultato”.

Maturi e vincenti, puliti e rigorosi nell’applicazione al lavoro.

I nuovi azzurri di Brunel stanno rispondendo alle nuove sfide.

Dietro a Benvenuti, Venditti, Gori e Morisi crescono i nuovi eroi del rugby italiano, i figli del Sei Nazioni.

Sabato scorso l’U.18 ha battuto l’Irlanda (18-11 il punteggio).

E se il futuro fosse azzurro?


Leave a Reply