Le leggende del rugby:”Gibbo” Gibson

Mike Gibson Cameron Michael Henderson Gibson, più noto come Mike o “Gibbo”,  è nato a Belfast il 3 dicembre 1942 ed è una delle grandi leggende del rugby internazionale. Fece la fortuna di Irlanda e Lions negli anni ’60 e ’70, conquistando il Cinque Nazioni nel 1974 con i verdi e ben 12 presenze con la maglia rossa dei Leoni.Dominò la scena britannica e mondiale nella seconda parte degli anni 60 e per tutti i 70, giocando con la nazionale del trifoglio e con i Lions.

La sua prima apparizione con la maglia verde fu a soli 21 anni nel tempio di Twickenham durante il Cinque Nazioni del ’64 e coincise con una netta vittoria 18-5.

Iniziò giocando apertura, ma è nel ruolo di centro che si distinse maggiormente e dopo il suo ritiro lasciò un vuoto, conquistando un posto fisso nel XV più forte di tutti i tempi.

Le sue principali caratteristiche di gioco  erano una incredibile visione di gioco, l’abilità nel placcaggio (nonostante un fisico non dominante), la precisione nel gioco al piede e la velocità di base, soprattutto nei primi 20 metri.

Chris Laidlaw, mediano di mischia degli All Blacks di quegli anni, lo definì “un ammiraglio rosso in un campo di cavoli”, per sottolineare la sua versatilità e la capacità di compiere indistintamente tutti i gesti del repertorio rugbistico.

Giocò infatti in quattro posizioni dei trequarti, mediano di mischia al liceo, apertura all’università e a inizio carriera, centro negli anni d’oro e ala negli ultimi anni con l’Irlanda.

 È difficile dire se fu più forte come attaccante o come difensore, dal momento che nel placcaggio era pressoché perfetto, ma anche nelle fasi di attacco era di un livello superiore.

 Merito del primo periodo da mediano d’apertura, dove acquisì una tecnica di passaggio che metteva i compagni in grado di trovare ampi spazi nelle difese e un efficace gioco al piede, che gli guadagnarono un posto tra i migliori piazzatori della storia.

 Un altro punto forte del suo repertorio era la sua resistenza alla fatica, quella capacità di essere imprevedibile nei minuti finali quando gli altri “staccavano la spina”.

Studiò al Campbell College di Belfast e subito si mise in evidenza per la sua dimestichezza con l’ovale e per la sua velocità, giocando apertura.

Frequentò l’Università a Cambridge dove studiò legge e divenne una colonna della famosa selezione dei Light Blues.

Nell’autunno del 1963 disputò il suo primo Varsity match contribuendo con una meta alla vittoria sui rivali di Oxford 19-11.

 L’anno dopo fu selezionato con la nazionale irlandese.

 Giocò con l’Irlanda per ben 15 anni, conquistando 69 caps (un’enormità per l’epoca), segnando la bellezza di 112 punti (9 mete, 16 calci piazzati, 7 trasformazioni e 6 drop), un bottino che non può che lasciarlo impresso nel libro dei record.

Mai nessuno nel suo Paese fu così longevo con la maglia dei verdi, il suo record di presenze resistette per 26 anni fino al 2005 quando la seconda linea Malcom O’Kelly lo raggiunse.

Ma i record più importanti di Mike Gibson vestono il colore rosso della maglia dei Lions.

È infatti il giocatore che ha collezionato più test match con i Lions: ben 12 prendendo parte alle tournèe del 1966 in Australia, del 1968 in Sudafrica e del 1971 in Nuova Zelanda.

Al Loftus di Pretoria entrò al posto dell’infortunato Barry John e quell’episodio entrò nella storia come la prima sostituzione nel panorama internazionale.

 L’anno dopo si fratturò lo zigomo e il suo posto all’apertura fu preso da Barry McGann e quando rientrò passò centro.

“All’apertura devi coinvolgere la linea dei trequarti a centro, invece, sei più libero di esprimere te stesso.

Se vuoi correre lo devi fare al centro del campo, è per questo che preferisco giocare in quel ruolo.

Sei più vicino al pallone e hai il sostegno di tutti” disse un giorno Mike Gibson.   

Nel Paese dei Maori, nel Tour del ’71 “Gibbo” visse il suo apice sportivo, lasciando un’impronta indelebile nella storia del rugby.

Fu il giocatore chiave nella storica vittoria della serie contro gli All Blacks, divenendo il punto di riferimento di tutto il gruppo.

Barry John, altro artefice del successo dei Lions in Nuova Zelanda  disse di lui: “mi piace giocare con Mike al fianco, perché passare la  palla ad un altra apertura mi dà molta fiducia sulla riuscita dell’azione, è come se fosse la mia estensione”.

E Gibson replicò: “è stato esaltante giocare in una squadra così ricca di talenti, quando Barry aveva la palla in mano io provavo a fare qualcosa di impossibile, di non ortodosso e lo facevo, perché con quella squadra, molte cose riuscivano”.

Per Colin Meads, leggenda degli All Blacks che incontrarono i Lions, il segreto del successo  furono proprio gli uomini al centro del campo: Gibson, Barry John e Mervyn Davies.

Gibson saltò per infortunio i test match nei Tour dei Lions del 1974 e del 1977.

 Il suo comportamento fuori dal campo era impeccabile, da vero gentiluomo, calmo, riservato, ma per la sua eccessiva introversione in molti non lo vedevano bene come capitano.

Nel 1978 annunciò il ritiro ma l’anno successivo ottenne le sue ultima presenze in maglia verde, 15 anni dopo il suo debutto.

 Concluse la sua carriera con una doppia vittoria a 37 anni sull’Australia in tournèe, ma continuò a giocare nel suo club fino a 42 anni, facendo da guida per i giovani.

Gibson oggi è un noto avvocato civilista a Belfast e nel suo studio c’è un altro nazionale irlandese, il 36enne David Humphreys, apertura da 73 caps, che si divide tra tribunali e la maglia e, da questa stagione, la conduzione tecnica dell’Ulster.


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