Word Cup e Celtic League, quale futuro?

Giancarlo Dondi Non solo Sei Nazioni. Per quanto prestigiosa, la platea europea non basta più  all’Italia, a dimostrazione di quanto sia cresciuto il rugby nello stivale ad onta dei risultati sul campo. A margine della presentazione di Italia-Irlanda, il presidente della Federazione Italiana Rugby Giancarlo Dondi ha presentato ufficialmente la candidatura italiana per ospitare la World Cup del 2015 o, in subordine, del 2019.

La prossima edizione sarà disputata nel 2011 in Nuova Zelanda e, dopo l’enorme successo commerciale di quella del 2007 in Francia, le previsioni non sono positive circa gli introiti derivati dai flussi turistici e dalla vendita dei biglietti.

 Per questo, l’International Board vuole riportare l’edizione del 2015 in un paese europeo che abbia un importante appeal turistico, una ricettività alberghiera e un impianto infrastrutturale di garanzia assoluta.

Questi requisiti incoraggiano Dondi nel sostenere la candidatura dell’Italia, ma  non basta.

L’IRB pretende una garanzia pari a circa 80 milioni in euro dal Governo del paese ospitante entro l’8 maggio.

E qui, iniziano i problemi.

 Dondi aspetta questa garanzia dal Governo, ma l’iter seguito per ottenerla appare confuso.

 Nonostante la presenza nel Comitato Promotore di Andrea Costantini – Scala proprio in rappresentanza dello stesso Governo, l’unica iniziativa politica per ottenere la garanzia sembra essere la presentazione di un disegno di Legge da parte dell’On. Fava (Lega), amico personale di Dondi.

Ma l’iter legislativo necessario per l’approvazione di un disegno di Legge fa a pugni con i tempi stretti richiesti dalla situazione.

Peraltro, la nota dell’IRB parla espressamente di un “atto governativo”, che nulla ha a da fare con l’approvazione di un disegno di Legge, competenza del Parlamento.

 A questo punto, non ha aiutato a dissipare la confusione l’intervento dello stesso Costantini-Scala che, a proposito degli impianti da utilizzare per la rassegna iridata, ha parlato di “stadi modernissimi ed efficienti” riferendosi a quelli attualmente in uso per il calcio.

La situazione è ben diversa, soprattutto in rapporto a quanto avviene, per esempio, in Germania o in Inghilterra, dove una nuova generazione di impianti è attiva e produce reddito.

 Il presidente Dondi è poi tornato sulla questione Celtic League, confermando che sono tre le candidature per le due partecipanti italiane.

Treviso, Viadana-Parma e Roma si contendono l’onore.

Martedì prossimo in Campidoglio la realtà romana si presenterà alla stampa.


One Response to “Word Cup e Celtic League, quale futuro?”

  • Filippo Says:

    Si parla tanto della Celtic League, delle franchigie come strumento per riportare a casa i nostri campioni (?) sparsi per i vari campionati europei. Tralasciando la tematica “impianti” che meriterebbe una analisi approfondita (acqua acetosa per esempio…), mi chiedo se realmente qualcuno sarà in grado di garantire gli stipendi che i campioni (?) percepiscono all’estero, altrimenti dubito fortemente nel rientro di che guadagna cifre impensabili alle nostre latitudini. Anzi, credo che sia più facile che giocatori di valore, come Ghiraldini per esempio, cerchino fortuna, e guadagni, lontano dai nostri “impianti all’avanguardia”.
    Saluti
    Filippo

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