Stadio Flaminio, telenovela vicina al termine

Mallett, Dondi, Alemanno, Crimi e Petrucci Chissà se Pierluigi Nervi, emerito architetto legato all’evoluzionismo e al razionalismo che firmò opere come il viadotto di Corso Francia, lo stadio di Firenze e la sala delle udienze pontificie in Vaticano, avrebbe mai immaginato che un’altra sua creatura – lo Stadio Flaminio – sarebbe stata un giorno al centro di una vera e propria telenovela a puntate che riguarda la ristrutturazione dell’impianto. I fatti sono ormai noti.

Lo Stadio Flaminio, vero gioiello dell’architettura italiana ai piedi dei Parioli divenuto dal 2000 la casa del rugby azzurro nel Sei Nazioni, ha bisogno di adeguarsi al successo della manifestazione.

Le strutture mobili che portano la capienza a 34.000 posti non bastano più.

Ora si rende necessario un intervento strutturale, come previsto da un progetto commissionato dalla FIR che renderebbe l’impianto, ampliato a 42000 posti coperti, pronto anche per le eventuali Olimpiadi 2020.

Questo adeguamento è imposto dagli standard dell’organizzazione del Sei Nazioni e la FIR, che non si può sottrarre, o riuscirà ad ottenerlo in breve tempo o si vedrà costretta a emigrare in un’altra città, segnando una sconfitta per il Comune di Roma proprietario dell’impianto.

Il sindaco Alemanno insieme con il delegato alle Politiche Sportive Cochi ha dimostrato grande disponibilità alla soluzione dei problemi, garantendo anche sostegno economico.

Dopo una serie di incontri la Fondazione Nervi, che raccoglie gli eredi dell’architetto, ha inviato una lettera ad Alemanno e al presidente della FIR Giancarlo Dondi il cui contenuto non è stato divulgato ma che è stata definita “interlocutoria” dai ben informati:”La famiglia Nervi è stata coinvolta in maniera attiva – ha spiegato Cochi – la comunicazione ricevuta non cambia gli accordi precedenti che prevedono un imminente incontro con FIR e Fondazione Nervi per trovare finalmente una soluzione che tenga conto delle esigenze di tutti”.

Ma al di là del parere positivo degli eredi, la mancanza del quale ha finora frenato il lavoro di FIR e Comune, sarà necessario che il progetto venga avallato da un altro grande architetto.

Il sindaco Alemanno, infatti, ha affidato a Renzo Piano in relazione alla candidatura per le Olimpiadi 2020 la riorganizzazione dell’intera area del Flaminio, dal viadotto di Corso Francia a viale De Coubertain, nel quale troneggia l’Auditorium firmato proprio da Piano:”Lo stadio Flaminio è uno snodo fondamentale della zona – ha detto Piano – è un piccolo capolavoro di architettura del secolo scorso  e il rugby gli si addice, ma c’è da fare un lavoro intelligente intorno”.

Insomma, la fine della telenovela sembra vicina, è il momento di chiudere per il bene di tutti.


Leave a Reply