Salvate il soldato Bocchino

Mallett legge sui giornali le notizie sugli Azzurri Non si può giocare solo per difendere. Subire meno punti possibili, incassare poche mete, rappresenta certamente un valore ma a quale prezzo vi arriva un’Italia che, al termine dell’RBS Sei Nazioni 2010, rinnova il problema della coperta corta? Il rischio che, in nome dei passivi più bassi di sempre, ci si dimentichi di costruire l’attitudine all’attacco dei giocatori, sempre più incapaci di rendere fruttuosi i possessi, e un sistema offensivo in grado di produrre occasioni da meta è alto.

Inoltre la gestione dei giocatori italiani -merce rara – può esserne influenzata.

prendiamo l’esempio di Tebaldi.

Il giovanotto di Noceto è stato gettato nella mischia nel tour estivo dove ha ben figurato quando nulla era da perdere, è stato responsabilizzato oltre i suoi meriti e dopo un paio di prestazioni negative è stato sostituito dopo soli 30′ sia a Parigi che a Cardiff.

Ve ne sarebbe abbastanza per ammazzare un cavallo.

Peraltro, ieri al suo posto Mallett ha schierato mediano di mischia Riccardo Bocchino, il miglior n.10 prodotto dal vivaio italiano negli ultimi anni.

I precedenti di Marcato e Toniolatti non sono incoraggianti.

Sia chiaro, non stiamo parlando di fenomeni ma sono quel che passa il convento e, in attesa che le due squadre in Celtic League aiutino i giocatori a crescere, la guida tecnica della Nazionale italiana dovrebbe avere il dovere di valorizzarli.

Allenando il Sudafrica ci si può permettere una selezione feroce, qui si deve far crescere quel che si ha.


9 Responses to “Salvate il soldato Bocchino”

  • Alessio Says:

    …altrimenti la tanto decantata Accademia FIR, a che serve?

  • Pier Flavio Says:

    Beh! caro alessio le accademie così come sono strutturate servono a poco però costano molto…e se in 10 anni di sei nazioni non esce nullla dal vivaio FIR non è colpa di gioca ma di chi ne amministra la crescita però nessuno ovviamente ne parla per clientelismi vari..alessandro ha scritto ciò che poteva scrivere ed ovviamente per chi non conosce bene il mondo FIR sa che c’è dell’altro tra le righe…buon rugby e sempre forza azzurri

  • Pier Flavio Says:

    scausa volevo scrivere ” chi conosce bene il mondo FIR…. :-)

  • Bruno Says:

    La celtic league in questo senso servirà a poco se i giocatori a 18 o 20 anni non arrivano già “formati”. Il bagaglio tecnico e l’attitudine mentale infatti non si inventano dopo quell’età, per non parlare poi dei criteri di selezione e del parco tecnici che stanno dietro le (costosissime) accademie.
    Sono poi sempre dell’idea che la formazione debba essere lasciata nelle mani dei clubs, se solo questi fossero messi nelle condizioni di farlo (ma anche i clubs in italia non sono esenti da colpe).
    Insomma, sembra diffusa la sensazione che si sia buttato al vento un decennio e più. E anche a quelli che sostengono (ce ne sono) che abbiamo ormai messo la scozia nel mirino (come se i risultati della nazionale poi esprimessero il grado di salute del rugby di un paese, il ché non lo credo) dico che per il gioco espresso e per organizzazione e struttura, la scozia è anni luce davanti a noi, pur avendo un numero di praticanti inferiore.
    Della FIR poi e di come è gestita si potrebbe parlare per ore… e non certo positivamente.

  • Bruno Says:

    “Allenando il Sudafrica ci si può permettere una selezione feroce, qui si deve far crescere quel che si ha.”

    Grande Alessandro. Mai frase fù più azzeccata e condivisibile. Mallett sembra ancora non aver capito dove si trova.

  • Controller Says:

    Sono d’accordo con Alessandro e con voi tutti,ahime’!
    Da parte mia, ho sempre sostenuto che fosse necessario spendere per avere allentori veramente in gamba,magari stranieri, per preparare i giovani probabili Nazionali,dunque nelle famose Accademie,che invece di essere un luogo dove poter inserire e pagare lo stipendio agli allenatori italiani amici degli amici, fosse veramente il luogo dove crescono i giovani azzurri nelle mani di gurus stranieri,affiancati da promettenti allenatoriitaliani.L’allenatore della Nazionale maggiore sarebbe dunque “solo” un coordinatore dei talenti emersi ai quali non deve insegnare l’alto livello (attacco e difesa) ma preparare la Squadra contro l’avversario di turno. Quindi si deve spendere di piu’in allenatori di calibro internazionale per i giovani da U16 ad U21,e meno succesivamente.

  • Bruno Says:

    Mi conforta leggere quanto Controller dice. Segno che evidentemente gli aspetti sui quali intervenire sono (anzi, sarebbero) tutto sommato facilmente identificabili. Tempo addietro parlavo di come sarebbe forse stato utile stringere una sorta di alleanza strategica con i francesi (a noi anche più simili in termini di mentalità e approccio rispetto agli angosassoni) ed investire in tecnici piuttosto che in giocatori stranieri. Immaginavo una sorta di assistenza, sponsorizzata dalla federazione, tesa all’invio di tecnici francesi presso i vari clubs per una supervisione tecnica, soprattutto mirata ai settori giovanili. Il tutto ovviamente in un quadro di rivalutazione del campionato nazionale che è e deve essere il nostro punto di riferimento. Un campionato che è stato invece (volutamente) lasciato andare in malora e che, pur con responsabilità oggettive dei clubs, la federazione non ha seguito e curato a sufficienza. Tanto per fare un esempio, leggo in questi giorni che Dondi si è lamentato dell’eccessivo numero di stranieri di questi ultimi anni. Giusto. Ma dov’era la federazione che avrebbe potuto e dovuto mettere un tetto ?
    E non sono stati forse proprio Viadana e Treviso (adesso fatti passare come un esempio di affidabilità) i primi a sperperare soldi in questo modo ? (Ricordiamoci la finale scudetto con 5 italiani di formazione su 30).
    Mi chiedo se non era proprio possibile evitare di ridursi a questo punto, con una situazione di incertezza mai vista prima riguardante l’intero movimento, ed intervenire a fronte dei sostanziali introiti generati dalla nazionale in questo decennio e del ricco budget federale (parliamo di più di 500 milioni di euro, un’enormità). Non era davvero possibile ristrutturare i campionati, investire nella base, fare una politica più seria di proselitismo nelle scuole, evitare la desertificazione rugbistica di intere aree del paese, premiare la meritocrazia, imporre una politica sana sui bilanci, etc, etc in questi dieci anni e con tutti quei soldi ?

    Ma tanto adesso c’è la celtic league… panacea di tutti i mali…

    La vedo male, purtroppo.

  • Alessandro Says:

    Il “purtroppo” è d’obbligo, ma siamo d’accordo sulla visione pessimistica. La Nazionale è una squadra senza una guida che imponga l’interesse generale su quelli particolari, così ognuno pensa a sè. A farne le spese sono i giocatori nell’immediato, l’intero movimento a gioco lungo. Sarebbe necessario mettere un dirigente di carattere e capacità “sopra” a Mallett e a Checchinato che oggi hanno troppo potere e lo gestiscono nella direzione sbagliata. La Celtic League parte malissimo, con i giocatori che possono scegliere che andranno a Treviso, mentre a Viadana rimarranno gli avanzi. inoltre, non vi è un indirizzo tecnico nella distribuzione dei giocatori, cosa che produrrà situazioni tipo quella che vede Bortolami, Del Fava e Geldenhuys nella stessa squadra. I rumors che mi arrivano dicono che Viadana farà fatica a trattenere i nazionali che ha oggi in organico. Poi : ad oggi non vi è alcun contratto televisivo firmato e, quanto al pubblico negli stadi, le due italiane in Celtic League non andranno molto oltre i numeri che hanno registrato fino ad oggi in Heineken Cup. Siete convinti che un appassionato di Rovigo vada volentieri a tifare per Treviso in Celtic? Io no …
    Grazie a tutti per gli interventi e a presto

  • Simone Says:

    Da quanto ne so Mallett è solo uno strumento nelle mani di Dondi, il diktat è prendere meno punti e lui esegue. La questione Tebaldi è emblematica “Abbiamo trovato il fenomeno, buttiamolo dentro…” “Non è un fenomeno? Buttiamolo al cesso” è la politica dondiana da tempo rodata (vedi Nitoglia, Rubini e temo pure per Favaro). O si è talenti assoluti e si regge l’urto (Parisse, Bergamasco) o se invece si ha bisogno di più tempo si viene bruciati inesorabilmente.

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