Il mio nome è Ali

Ali Williams festeggia con i compagni la vittoria della Bledisloe Cup Grazie al padre Rodney, nato nel Kent ed ex-rugbista nel Blackheat, avrebbe potuto giocare per l’Inghilterra. Per il sangue della mamma, Helen, avrebbe potuto essere eleggibile per la Scozia. Per nascita Alexander James Williams, in tutto il mondo conosciuto come Ali, è neozelandese e per destino il suo sangue è nero come la maglia degli All Blacks.


Il 27enne seconda linea ha legato la sua faccia alla maglia con la felce d’argento in maniera indissolubile nel corso degli ultimi anni, da quando, ancora 21enne, esordì a Twickenham contro l’Inghilterra.

Al termine del match, perduto per un soffio, Martin Johnson gli si avvicinò e, porgendogli la sua maglia, gli augurò buona fortuna:”Arrivando da uno come lui – ricorda Ali – fu qualcosa di assolutamente speciale”.

Williams è uno di quei tipi che, baciati dal talento fisico, potrebbe affermarsi in molti sport.

Alto 202 cm. per 112 kg., prima di approdare nella terra di Ovalia Ali ha avuto modo di farsi largo nel calcio, nel tennis e nel cricket.

Solo nel 1999 quando aveva ormai compiuto 17 anni – è nato il 30 aprile 1981 – ha votato la sua vita agonistica al rugby, durante il suo ultimo anno al King’s College di Auckland.

Da quel momento in poi le cose, nella carriera di Williams, sono avvenute ad una velocità travolgente.

Perfino nella terra della Lunga Nuvola Bianca non sono moltissimi i giocatori con quelle misure fisiche e con le sue qualità di combattività e leadership.

Dopo qualche tempo speso ad imparare le basi alla Auckland Rugby Academy fece il suo esordio nell’NPC nel 2001, per poi essere scelto dai Blues la stagione successiva.

Pochi mesi ed ecco la convocazione per il tour nell’emisfero nord con gli All Blacks per affrontare Inghilterra, Francia e Galles.

Sembrava tutto troppo facile e bello, per Ali infortuni e contrarietà erano solo dietro l’angolo.

Gli All Blacks perpetuano la maledizione della World Cup perdendo la semifinale contro gli eterni rivali dell’Australia nel 2003, poi un maledetto osso di un piede di Williams fa crack.

Frattura da stress, Ali è fuori dalla squadra per il tour del 2004:”Tu realizzi davvero di avere qualcosa solo quando lo perdi.

Ma quella mancanza mi ha dato la forza per tornare”.

In questo periodo Ali approfitta per migliorare le sue potenzialità ed affinare le abilità che lo rendono oggi uno degli interpreti più completi del ruolo.

Tutto questo in virtù di una tenacia e di una voglia di essere migliori che ha pochi eguali.

Se qualcuno gli chiede se il suo prossimo obiettivo è vincere un Grand Slam o la World Cup Williams ha una sola risposta:”Io voglio essere capace di sfruttare al massimo le mie potenzialità, essere migliore per quanto mi è possibile.

Io penso di essere ancora lontano da questo”.

Per anni colonna dei Blues nel Super12 e poi nel Super14, i suoi problemi con il coach australiano Dave Nucifora lo hanno portato ai Crusaders di Mc Caw, mentre nell’ANZ Cup ha firmato con i Tasman Makos, cosa che non gli impedisce di essere ancora eleggibile per i rossoneri di Canterbury.

Cosa rarissima per una seconda linea, Ali ha dimostrato in diverse occasioni la sua abilità come calciatore, eredità dei suoi trascorsi giovanili.

Memorabile, nel Tri-Nations del 2005, l’assist con cui propiziò la seconda delle tre mete firmate da Doug Howlett nella vittoria contro l’Australia all’Eden Park.

Uno splendido cross-kick dalla linea dei 22 metri australiani di fronte ai pali sulla destra dell’area di meta, degno del miglior specialista.

Ma Williams pensa anche alla sua vita fuori dal campo.

Proprio con Howlett è animatore e sostenitore del Kids can Charitable Trust che aiuta i ragazzi neozelandesi senza possibilità economiche.

Quando è lontano dal campo potreste trovarlo a pescare nel Golfo di Hauraki insieme con il fratello Jay, anche lui seconda linea con Auckland, mentre l’idea di Ali è quella di riprendere un giorno gli studi in Business all’Auckland University of Technology, per essere una persona migliore il rugby potrebbe non bastare.


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