Sei Nazioni, uno sguardo alle altre

Brian O'Driscoll Mai come questa volta, nella centenaria storia del Sei Nazioni, l’equilibrio ha regnato sovrano. La colpa, o il merito, è della World Cup che ha lasciato pesanti strascichi su ognuna delle invitate al gran ballo del rugby europeo.


Francia: i campioni uscenti hanno cambiato tutto.

Dopo la bruciante delusione mondiale i galletti hanno perso in un sol colpo l’allenatore Laporte e le bandiere Ibanez, Pelous, Betsen e Dominici, oltre a Michalak sceso a giocare in Sudafrica.

Il nuovo ct Marc Lievremont predica il ritorno alle radici e mette in campo ben quattro esordienti tra i quali l’apertura Trinh-Duc, astro del Montpellier.

Basterà a confermarsi?

Inghilterra: il XV della rosa ha costruito il secondo posto mondiale su una mischia di ferro, il piede del divo Wilkinson e poco altro.

Confermato Ashton, il rugby inglese può contare su una generazioni di giovani prodigi in grado di lanciare una nuova età dell’oro.

Tait, Cipriani, Flood, Strettle scalpitano come giovani purosangue e se i sudditi di Sua Maestà riusciranno ad innescare la bomba Leslie Vainikolo, ariete del Gloucester, i conti potrebbero tornare.

Irlanda: dopo il tracollo mondiale i verdi di O’Sullivan si sono chiusi nel mistero.

Poche le notizie da Dublino, il ct continua a puntare su una generazione che comincia a mostrare la corda.

Riuscirà il leader O’Driscoll ad evocare la magia degli elfi per rivitalizzare i suoi?

L’Italia lo capirà già domani.

Scozia: eterni rivali degli Azzurri gli Highlanders, dopo avergli scippato il passaggio ai quarti di finale mondiali, vogliono rifilargli anche il cucchiaio di legno.

Per riuscirci, il ct Hadden si affida ad una squadra cinica quanto umile.

Intanto per l’esordio ha spedito Paterson in panchina preferendogli Parks e lui non ha gradito.

Galles: il nuovo ct Warren Gatland ha cominciato un lavoro i cui frutti potrebbero non arrivare immediatamente.

Dopo un mondiale disastroso il rugby del principato ha spedito due squadre, Ospreys e Cardiff Blues, nelle migliori otto dell’Heineken Cup dimostrando che il movimento è vivo.

Gli umorali Dragoni si affidano al genio di James Hook per puntare al terzo posto.


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