L’Italia non convince contro un coraggioso Portogallo

Mauro carica i portoghesiIl 100° cap che proietta Alessandro Troncon nella storia del rugby avrebbe meritato di essere onorato in modo migliore. Il 31-5 con il quale l’Italia ha battuto un coraggioso Portogallo ha messo a nudo, soprattutto nel brutto primo tempo, le difficoltà che affliggono la squadra di Berbizier. Il match si apriva con una meta di Andrea Masi al 4’.


L’ariete aquilano era bravo a prendere il tempo su una bella linea di corsa che dettava l’assist sulla frontiera del vantaggio da parte di De Marigny.

Prima linea di difesa portoghese bruciata e tocco in mezzo ai pali, facile la trasformazione di Bortolussi per il 7-0.

Sembrava finalmente possibile assistere al ritorno della bella Italia ammirata dal mondo nell’ultimo Sei Nazioni ma era solo un’illusione amara.

Da qui in avanti gli Azzurri mettevano in scena una rappresentazione molto simile a quella già offerta contro la Romania.

Fallosi, nervosi – incredibile l’espulsione temporanea rimediata al 7’ dal capitano Bortolami in un match che, a lui per primo, non avrebbe dovuto creare problemi – i giocatori di Berbizier davano l’impressione di giocare con le mani e le gambe legate dalla paura di sbagliare.

Il Portogallo merita onore e stima per come ha affrontato questa Rugby World Cup 2007, ma certo non ci si aspetterebbe di vedere i lusitani strappare tesori di possesso dalle mani degli Azzurri, persino nelle situazioni a loro più congeniali come le maul o le ruck, ma tant’è.

Ormai è chiaro, l’Italia alla World Cup è questa.

Né conforta l’atteggiamento generale tra gli Azzurri, spesso beccati dalle telecamere impegnati in discussioni in campo che non fanno pensare al massimo dell’armonia.

Troncon si impegnava a richiamare i suoi compagni alla calma, ma sembrava impresa difficile.

Così il 10-0 arrivava solo al 17’, dopo fasi di gioco sbiadito, per un piazzato di Bortolussi ieri almeno preciso al piede.

Intanto ci si chiedeva a cosa servisse la presenza in campo di Vosawai, bravo soprattutto a regalare l’ovale agli avversari e incapace di essere presente in difesa.

Un’altra punizione dell’estremo italiano al 30’ fissava il 13-0 tra i fischi del pubblico del Parco dei Principi che avrebbe preferito una più coraggiosa touche.

Nel frattempo le incertezze italiane, come giustamente vuole il manuale del rugby, rinfrancavano i portoghesi che piazzavano un paio di strutture di gioco discrete, una delle quali conclusa in meta dal n.5 Gonzalo Uva tra il tripudio del pubblico per il 13-5 al 33’.

La prima frazione si concludeva su un piazzato di Bortolussi che marcava un 16-5 piuttosto povero all’halftime.

Tutti negli spogliatoi, e forse era meglio così.

Pierre Berbizier, che su questa stessa erba ha vissuto momenti di ben altra gloria, deve aver spiegato qualcosa ai suoi che nel secondo tempo scendevano in campo con maggiore determinazione, pur rimanendo imprecisi.

Più voglia e un poco di coraggio in più producevano un piazzato di Bortolussi al 63’ per il 19-5 e due mete, peraltro non sufficienti a raggiungere il punto di bonus.

La prima, al 72’, era frutto di una maul finalmente ben congegnata da rimessa laterale ai 5 metri in attacco.

Era Mauro Bergamasco a rifinire il lavoro dei suoi, e finalmente un segnale positivo arrivava anche da lui, 24-5.

Solo cinque minuti dopo Masi definiva la sua doppietta toccando l’ovale in meta su un delizioso calcetto a scavalcare di De Marigny che sorprendeva i lusitani di Morais, trasformazione a segno marcava il 31-5 definitivo.

Rimanevano solo 3’ per tentare di marcare la quarta meta, ma per gli Azzurri di ieri sera non erano abbastanza.

Contro la Scozia servirà un’altra Italia.


8 Responses to “L’Italia non convince contro un coraggioso Portogallo”

  • damiano Says:

    Ok bene tanti errori sul possesso palla si sono un pò innervositi, forse la testa era già alla Scozia e tanto altro. Ma vi ricordo che c’era anche il Portogallo che ha difeso con i denti ogni centimetro fino poi a crollare al 60′. Secondo me ci aspettavamo troppo dall’Italia dopo un ottimo 6 nazioni, ma ricordo che non è l’ennesimo ma è il primo dopo sette anni e per questo non siamo ancora una squadra che solo a sentirla nominare ti tremano le gambe, con il tempo forse(speriamo). Io la vedo così nel girone in cui siamo la Romania e il Portogallo ci hanno individuato sulla carta come la squadra con cui si poteva fare la partita della vita uscendone bene e così hanno fatto ( di fatto vedi la Romania con la Scozia già dopo la seconda menta hanno semplicemente controllato per non subire un passivo troppo largo). La Scozia la possiamo battare giocando come abbiamo giocato fin ora ma ovviamente senza i troppi errori fatti e sperando (la sciatemelo dire) senza invenzioni o pignolerie abritrali nei ventidue avversari che hanno contribuito a taglairci le gambe e a infondere fiducia agli avversari.

  • Francesco Says:

    In effetti è così per molti versi.
    Va detto che ieri sera l’arbitro ha applicato due pesi e due misure sui falli di antigioco (i gialli per i portoghesi potevano fioccare : giochiamo così noi e finiamo le partite in 10/11) e questo alla fine pesa. Per altro verso, il Portogallo di ieri non è neppure lontano parente di quello visto a L’Aquila (ci sono 20/30 punti di handicap tra le due squadre). Però i segnali negativi sono più di quelli positivi, che si riducono a mio avviso a le terze linee (Parisse e Bergamasco) molto più reattive e la ritrovata sicurezza di Bortolussi.
    Per il resto Bortolami continua a mancare come capitano, la scelta del gioco in fase aperta è debole (tranne Masi) e i primi cinque non hanno proprio giocato una partita da incorniciare.
    Quanto a Vosawai, la meta portoghese in quel punto (avevano comunque un altro uomo in soprannumero al largo) è frutto del fatto che non sa nemmeno difendere : il nostro tallonatore fissa il terzultimo uomo quando vede che chi lo deve prendere (Vosawai appunto) non lo sta facendo e così crea un doppio soprannumero al largo.
    A terza linea non può proprio giocare, casomai per i chili a seconda, sperando che torni Dellapé (anche se gli scozzesi si augurano l’opposto…)

  • Alessandro Fusco Says:

    Ciao e grazie per i contributi. Aggiungo solo quanto segue:l’Italia ha perduto 9 palloni nei primi 35′, altri 6 nei primi 15′ del secondo tempo. Una montagna di possessi she dovevano fruttare almeno altre due mete(ricordate l’assurdo passaggio in avanti di Masi al largo sulla sinistra dell’attacco azzurro all’altezza dei 22?). In ogni caso, la crisi che indubbiamente c’è mi pare esclusivamente psicologica. Dunque, risoverla potrebbe essere complicato o facile, dipende molto dai giocatori. Odio fare giornalismo di retroguardia o, peggio, pettegolezzo puro che lascio ad altri, ma certo qui a Parigi di spifferi sull’armonia del gruppo ne tirano…Stasera c’è un cocktail con la squadra e lo staff al completo a Casa Italia, vi saprò dire…A presto!

  • Francesco Says:

    …Se facciamo il mondiale delle voci e dei si dice finiamo in finale e perdiamo dall’Irlanda (che ho visto stare peggio di noi).

  • Alessio Says:

    Forse gli altri se la sono giocati alla morte contro di noi, fatto sta che questa Italia sarà una grande squadra:
    1) quando riuscirà a convertire la pressione in carica agonistica e non in paura (anche perchè quando si insinua la paura di sbagliare, regolarmente sbagli, questo è lapalissiano!);
    2) conseguentemente a quanto sopra, riusciremo ad adattarci anche alle decisioni arbitrali che possano sembrare le più ingiuste e assurde (leggi Bortolami, ma non solo…): significherebbe tranquillità dei propri mezzi sempre e comunque;
    3) smetteremo di essere seguiti da una stampa che cerca di fare questi giochetti stupidi di stampo gossipparo così come fa con il calcio: se non ci hanno considerato per una vita, e come per magia lo hanno fatto solo per quanto accaduto al 6 nazione e, allora è meglio tornare sport minore ed essere nuovamente dimenticati; in questi giorni ho letto sui quotidiani tante belle cose, ma anche una marea di boiate!
    4) quando i giocatori della nazionale non daranno retta ai giornali e a quelle televisioni che li vogliono solo perchè il rugby è lo sport del momento: se non arriviamo ai quarti ed il prossimo anno vonciamo il cucchiaio di legno, voglio vedere se la TV si ricorderò del rugby…

  • alessandro fusco Says:

    Tutto vero, però occhio a non cadere nel provincialismo nemico della crescita o nei complessi di superiorità, il rugby ci insegna anche a rimanere autocritici. L’attenzione che aumenta porta soldi, quindi anche migliore spettacolo, atleti migliori, e così via. Ma anche le “boiate” di cui parla Alessio. Io ho fede nel rugby e nei suoi anticorpi naturali, con lo sforzo di tutti riusciremo a crescere senza perdere contatto con i valori del mondo ovale. Cosa ne pensate?

  • Alessio Says:

    Appena spariranno quei valori, morirà anche gran parte del movimento. Purtroppo “i ragazzi” pagano lo scotto di non essere più outsider: e questo, inevitabilmente, ha molti “contro” e pochi “pro” (leggi stampa non sempre specializzata e competente, televisioni che improvvisamente accendo riflettori e telecamere,ecc.). I pericoli nell’introduzione del professionismo sono questi e tanti altri: in primis, lo snaturare lo spirito di uno sport tra i più antichi e pieni di valori positivi. Tra cui accettare la sconfitta e non considerarla un fallimento, ma una lezione. Già il fatto che si incominci a criticare gli arbitraggi mi fa imbestialire: non credo nella congiura, piuttosto all’errore umano plausibilissimo. Ci sono buoni arbitri capaci, ci sono quelli più propensi a sbagliare. Se vali, sempre e comunque, il campo lo dimostra: e non c’è direzione di gara discutibile che possa smentire questo concetto; tanto più che è stata introdotta la prova televisiva per le mete ed i microfoni per i collegamenti arbitri-guardalinee. Ho anche letto da qualche parte che Bortolami è stato preso di mira dal giudice di gara: se così fosse stato l’avrebbe sbattuto fuori cercando il primo pretesto. Io la vedo più obiettivamente, e cioè che ieri sera il capitano non ha svolto al meglio il compito, probabilmente perchè troppo nervoso pure lui.

  • Francesco Says:

    Non so se la sparizione dei valori implicherà la fine del movimento. Il problema è che il rugby è una cultura, oltre che un gioco, e diffondere una cultura non becera in un paese abbastanza becero (guardate la politica e l’antipolitica, non contano destra e sinistra) è problematico. Andare ai pub a vedere l’Italia e sentir urlare “rovinalo” anziché “placcalo” è un problema, ma tocca a chi può e vuole cercare di spiegare le cose.
    Tornando alla direzione di gara : se vogliamo dire che la cattiva partita dell’Italia dipende da quello, andiamoci a nascondere, ma evidenziare come l’arbitro abbia tollerato una serie di falli da giallo dei portoghesi senza mai sanzionarli (abbiamo già dimenticato l’entrata su Bortolussi nel secondo tempo ? Munari ha detto che l’arbitro guarda la palla e non chi monta : manco in B italiana gli arbitri commettono questo errore…) non è calcisticismo, ma serenità di giudizio.
    Quanto poi al boom mediatico, il caos attuale è frutto della sovraesposizione ante sfida con gli all-blacks, e la discesa per terra (direi la picchiata) ha lasciato scarsa serenità a tutti.
    Passerà a fine ottobre, quando si tornerà al S10 e i pochi (ma più di prima, e questo è un gran bene) guarderanno Heineken e le altre partite internazionali.

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