Cariat:”Per la maglia n.10 è una corsa a tre”

PHP_7175 cariatJean-Phillippe Cariat è la “mente” offensiva del gruppo di lavoro guidato da Pierre Berbizier. Il ct azzurro ha grande fiducia nelle capacità di Cariat con il quale opera sulla base di un profondo affiatamento. Il braccio destro di Berbizier è un vero “malato” di rugby. Memorabile la frenesia con la quale disegnava schemi sui tovaglioli di carta del bar all’aeroporto di Dublino all’indomani di una sconfitta che ancora grida vendetta, di quelle che non vanno giù, un paio di Sei Nazioni fa.


Dopo due anni di lavoro i due francesi possono essere contenti.

L’Italia del rugby ha assunto una precisa identità, ha acquisito una dimensione internazionale mai raggiunta prima (ad oggi gli azzurri figurano al 9° posto del ranking mondiale dell’IRB, per la prima volta nei primi 10, n.d.r.), sono arrivate anche le vittorie di prestigio.

Ora è giunto il momento dell’esame di laurea, la Rugby World Cup di settembre in Francia.

Per questo appuntamento gli azzurri si stanno preparando duramente nel verde di La Salle-Morgex, nel cuore della Val d’Aosta.

Oggi si raduneranno per dar vita alla seconda fase del ritiro.

Monsieur Cariat, qual è il bilancio della prima?:”Nelle settimane iniziali abbiamo privilegiato il lavoro prettamente fisico, al quale i ragazzi hanno risposto molto bene.

Ormai il rugby è uno sport professionistico a tutti gli effetti e quasi tutti i giocatori sono arrivati in ritiro pronti ad affrontare un lavoro così duro.

Ora, progressivamente, cominceremo ad inserire nel piano di lavoro gli aspetti tecnici e tattici.

Soprattutto in Polonia (nel centro sportivo di Spala, n.d.r.) alterneremo sedute tecniche al recupero.”

Avete già “tagliato” sette giocatori, entro il 14 agosto dovrete passare da 32 a 30 elementi.

La scelta è stata dura?:”Scegliere i ragazzi da mandare via è stato durissimo per noi dello staff.

Tutti quelli che sono andati via avrebbero meritato di continuare per l’impegno profuso negli allenamenti al servizio del gruppo.

Purtroppo ci è imposto un limite e lo dobbiamo rispettare.”

Scendiamo nel particolare.

Per la maglia n.10, non convocato Scanavacca, avevate Burton(tagliato), Pez, Orquera e De Marigny.

A che punto siete?:”Intanto voglio dire che Burton non era andato male nel tour estivo, ma ha avuto pochi palloni giocabili e scarse possibilità di mettersi in mostra.

Nel ruolo di apertura vogliamo un giocatore che sappia rispettare alla lettera il piano di gioco e sia in grado di far giocare i compagni, piuttosto che giocare per sé.

Ramiro Pez ha molto talento ma deve trovare una maggiore regolarità e migliorare la lucidità nelle scelte di gioco.

Orquera è migliorato moltissimo giocando un‘ottimo Top14 nel Brive.

Ha un calcio potente e deve migliorare in precisione, è molto reattivo.

De Marigny ha giocato un buonissimo Sei Nazioni da estremo, ha calcio ed è molto affidabile.

Hanno tutti la possibilità di giocare e, inoltre, al mondiale alterneremo i giocatori.

Nessuno è sicuro del posto.”

I recuperi tra i tre-quarti di Bortolussi e Stanojevic sembrano fondamentali:”Certamente, sono giocatori che hanno già dimostrato di poter far bene ai massimi livelli ma, come dicevo, puntiamo a costruire un gruppo in cui nessuno si senta sicuro del posto.

Nei prossimi test(contro Giappone e Irlanda) faremo altri esperimenti per arrivare al torneo con le maggiori possibilità a disposizione.

Sarà un campionato duro, ma l’Italia sarà pronta a fare la sua parte.”

L’occasione è storica, obiettivo:quarti di finale.


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