Italia, il giorno dopo

Dopo 24 ore, la delusione brucia ancora. L’ennesima sconfitta di misura contro una delle migliori squadre del mondo lascia più musi lunghi che sorrisi nell’Italia del rugby che sale a Sacile per preparare l’ultimo match di novembre contro il Canada sabato prossimo a Fontanafedda.


I volenterosi lumberjacks nordamericani venerdì scorso hanno rimediato nove mete e un definitivo 26-61 a Cardiff dal Galles, ma non sarà sufficiente agli azzurri un’altra squillante vittoria su una squadra mediocre per rendere positivo il bilancio dei test novembrini.

Del resto lo stesso Berbizier aveva indicato il termine dei primi due match contro Australia e Argentina come quello utile per stilare una riflessione sulla crescita della squadra azzurra e, nonostante i miglioramenti comunque emersi, le due sconfitte di misura (entrambe con sette punti di scarto) fanno scendere il barometro azzurro verso la bassa pressione.

Soprattutto la partita contro i Pumas argentini, estremamente intelligenti nella lettura del match ed abilissimi a sporcare il gioco e a sfruttare gli errori altrui, lascia troppi interrogativi senza risposta sulla qualità della mediana azzurra, lenta, impacciata, mai in grado di incidere nella gestione dell’ovale e di essere precisa nell’attuare il piano di gioco richiesto da Berbizier.

Per Griffen, apparso involuto e spento, e Pez, mai un’iniziativa all’altezza delle sue possibilità, è il giorno del redde rationem.

La luna negativa dei mediani ha frustrato un’altra prova superlativa di un pack ormai definitivamente al livello dei migliori.

Dopo aver “carrettato” in lungo e in largo i dirimpettai australiani, gli omoni guidati da un Bortolami vero leader hanno impartito una bella lezione ai “maestri” argentini dominando in mischia ordinata e in touche, con ben quattro rimesse avversarie rubate.

Con la conquista saldamente in mano sarebbe bastato seguire le basi del rugby da manuale per mettere a segno tre o quattro mete.

L’esempio lo hanno dato Picone e Scanavacca, mandati in campo solo al 27’ del secondo tempo, in occasione della meta di Stanojevic, ma ormai era troppo tardi.

Molto bene l’estremo Bortolussi e lo stesso Stanojevic che rinforzano un reparto arretrato che con il recupero di Masi sembra aver superato le difficoltà di organico dell’anno scorso.

A questo punto, si impone una riflessione seria sul sistema-rugby italiano che deve essere messo in condizione di produrre nuovi talenti, soprattutto in alcuni ruoli.

La soluzione delle selezioni sotto la guida tecnica ed organizzativa della federazione non sembra più procrastinabile.

Le rivoluzioni più efficaci si fanno dall’alto, è il momento delle scelte coraggiose.


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