L’Italrugby batte gli Usa, tanti giovani e ancora gli stessi errori

Joshua Furno Il tour delle Americhe si chiude per l’Italia con una netta vittoria, 30-10 lo score, strappata agli USA sul campo di Houston che ha fatto registrare il record di spettatori (17.214) per un match di rugby negli Stati Uniti. Il punteggio avrebbe potuto essere molto più netto in favore degli Azzurri se i ragazzi di Brunel non avessero commesso la solita, masochistica, interminabile sequela di errori di handling (19 alla fine della partita!) che hanno impedito loro di marcare almeno altre due o tre mete.

Altro neo dell’incontro per l’Italia la ricezione dell’ovale sui kick off dopo le marcature, un tesoro di possessi garantito dal consueto dominio della mischia chiusa e dalla accettabile prestazione della rimessa laterale dilapidato con errori banali : ecco i compiti a casa con i quali l’Italrugby torna dal viaggio oltreoceano.

Buone, di contro, le indicazioni giunte dai giovani – ottimo contro gli USA Morisi – dalla conferma di Gori, dal parziale recupero di Bocchino che sta migliorando molto dalla piazzola e, ripetiamo, da una mischia che cambiando allenatori, uomini e avversari non muta la propria straordinaria efficacia.

Il match si apre con la meta al 3′ di Festuccia abile a sfruttare l’errore degli americani in rimessa laterale e dopo il piazzato di Wyles all’11′ Bocchino risponde al 13′ per il 3-10.

Poi arriva il momento migliore per gli USA che mettono fisicità nei punti d’incontro e capacità di attaccare al largo.

Al 29′ arriva la meta della vecchia conoscenza Emerick ma Bocchino dalla piazzola e Gori, svelto e intelligente a sfruttare la spinta della propria mischia su introduzione USA, ristabiliscono il 10-20.

Nella ripresa due rossi per placcaggi pericolosi a Suniula e Emerick condizionano la prova dei padroni di casa ma, per gli errori di cui abbiamo detto in apertura, gli Azzurri devono attendere il finale per rimpinguare il vantaggio con una punizione di Bocchino (5/6 per lui) e una meta e la conseguente trasformazione di Burton entrato al 75′.

Finisce con due vittorie annunciate la stagione azzurra che per Brunel deve essere stata di studio, ora i prossimi impegni si trasformeranno in esami.

USA – ITALIA 10-30
Domenica 24 giugno, ore 2.30 - BBVA Compass Stadium, Houston
Stati Uniti: Wyles; Paterson (1′ st. Hawley), Emerick, Suniula A., Hume; Suniula R., Petri (36′ st. Timoteo); Clever (cap), Lavalla (11′-16′ st. Durutalo), Mokate (24′ st. Durutalo); Doyle (27′ st. Liufau), Stanfill; Fry (1′ st. MacDonald), Biller (27′ st. Asbun), Pittman (6′ st. Fry)
Italia: McLean; Venditti (2′ st. Sgarbi), Quartaroli (9′ st. Venditti), Morisi, Benvenuti T.; Bocchino (35′ st. Burton), Gori (22′ st. Tebaldi); Barbieri R. (33′ st. D’Apice), Bergamasco Ma. (14′ st. Favaro S.), Zanni; Furno, Pavanello A.; Castrogiovanni (cap, 33′ st. De Marchi Al.), Festuccia (14′ st. Giazzon), De Marchi Al. (2′ st. Rizzo)
Arbitro: Jerome Graces (Francia)
Marcatori: 3′ Festuccia tr. Bocchino, 11′ cp. Wyles, 13′ cp. Bocchino, 28′ m. Emerick tr. Wyles, 32′ cp. Bocchino, 34′ m. Gori tr. Bocchino, 73′ cp. Bocchino, 79′ m. Burton tr. Burton
Cartellini rossi: 45′ Suniula, 66′ Emerick.


4 Responses to “L’Italrugby batte gli Usa, tanti giovani e ancora gli stessi errori”

  • Simone Says:

    Ho paura che sulla tecnica individuale il margine di crescita sia limitato, la maggior parte degli errori é dovuta semplicemente a quello. Buono comunque l’atteggiamento dei giovani. Poi ce ne sarebbero altri come Esposito e un centro-estremo di colore che non mi ricordo come si chiama…

  • Alessandro Says:

    Ciao Simone, bentornato!
    D’accordo sulla tecnica individuale, si dovrebbe mettere a punto un percorso didattico che parta dai 12 anni, sono sicuro che aiuterebbe a colmare anche la famosa lacuna del n.10… Sulle individualità non dobbiamo dimenticare che Esposito, ala, da te citato e e Campagnaro, centro, attualmente infortunato si sono già affacciati alla prima squadra nei raduni e sono interessantissimi. A me è piaciuto molto Giulio Bisegni al mondiale U.20, una vera sorpresa per me. Per il ragazzo di colore se ti riferisci a Odiete devo dire che mi ha deluso molto come tenuta fisica e difesa, a questi livelli mi pare leggerino, speriamo di sbagliare. In ogni caso, per i prossimi anni tra i tre-quarti mi pare ci sia un discreto numero di talenti se consideriamo che Venditti e Benvenuti sono del 1990 e che Toniolatti è ancora relativamente giovane, che Andrea Pratichetti è per me pronto per giocare in Nazionale a patto che giochi di più nel club e che Morisi è per me il più forte di tutti. Resta sempre il buco all’apertura, vediamo come risponderà James Ambrosini nel Treviso, se dovesse esplodere nei prossimi anni ci potremmo davvero divertire, considerato che in mischia stiamo affatto male. tisembro troppo ottimista?? ;-) A presto

  • Luciano Says:

    Speriamo vivamente che sia l’inizio di un’ ITALIA italiana !!!!!!!!!!!!!!!

  • Bruno Says:

    Premetto che non ho visto la partita disputata contro gli USA. Ma ho visto cosa propone l’under 20 che, in prospettiva, sarà più o meno l’ossatura della nazionale a medio termine (3-4-5 anni), e vorrei tanto, pur non riuscendoci, condividere l’ottimismo di Alessandro che di sicuro è più esperto del sottoscritto. Ma aldilà del mio timore, che lascia il tempo che trova, sono davvero curioso di vedere come Brunel imposterà il suo lavoro più profondo (di fatto si inizia adesso). Mi piacerebbe infatti vedergli assegnato (com ampi e reali poteri decisionali) un ruolo di supervisore dell’impianto tecnico generale del rugby italiano, più che limitarsi a fare il selezionatore della nazionale. Quello che infatti manca è un’eminenza grigia di comprovate capacità tecniche (e Brunel le ha) che ripensi tutta la struttura e la filiera della formazione tecnica del giocatore medio italiano che verrà. E il mio sogno è sempre quello di vedere una collaborazione tecnica strettissima (magari con la Francia, a noi più vicina per geografia e mentalità) che porti uno stuolo di tecnici d’oltralpe a supervisionare il lavoro dei nostri tecnici giovanili a livello locale, su tutto il territorio. Credo sarebbe un investimento ben più produttivo che pagare il 60% dello stipendio a quanti tornano a “svernare” nelle franchigie.
    I vivai sono ancora numerosi in Italia, e da questo dobbiamo ripartire, senza perdere ulteriore tempo e risorse.

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