La gente sceglie il rugby

Pubblico azzurro Dopo una prima fase di generale simpatia suscitata da questi strani tipi del rugby, grandi grossi, simpatici e che vincono così di rado, i 70.000 dell’Olimpico e lo strabiliante successo commerciale (se rapportato ai risultati della Nazionale), cominciano a suscitare qualche invidia. Le frecciate da parte di alcune autorevoli penne sono un sintomo del grande successo del rugby italiano che qualcuno farebbe bene a studiare più da vicino e in maniera meno superficiale, prima di lasciarsi andare all’ironia.

Domani a Roma l’Italrugby, che lo scorso 11 febbraio sotto la nevicata più intensa caduta sulla Capitale a memoria d’uomo ha offerto una grande prova di organizzazione, metterà in scena qualcosa che altri sport dovrebbero imitare.

Le famiglie, gli appassionati vecchi e nuovi (molto più numerosi), i ragazzi che hanno deciso in un periodo in cui i soldi non si gettano via di investirne un bel po’ (i biglietti non sono certo a prezzi stracciati) per trascorrere una giornata di festa sportiva troveranno molte cose che altrove non ci sono più, o non ci sono mai state.

Nel Terzo Tempo Peroni Village musica dal vivo, birra, premiazioni, un’area per imparare il rugby divertendosi tutti insieme prima e dopo la partita, senza violenza o pericoli fraternizzando con gli avversari.

Dentro lo stadio l’arbitro internazionale Giulio De Santis spiegherà dai maxi-schermi le decisioni dell’arbitro, mentre una scritta inviterà il pubblico a non fischiare i calciatori avversari.

Sul campo dove ogni domenica altri atleti si tuffano ingannando arbitri e avversari ci sarà Castrogiovanni che non voleva uscire nemmeno con una costola fratturata.

Magari è per questo, e per tanto altro, che la gente viene a vedere una squadra che perde così tanto.


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