Dondi:”Cresceremo ancora”

Un anno per entrare nella storia. Tutti gli osservatori avevano indicato il 2007 del rugby italiano come il periodo cruciale per le sorti della palla ovale azzurra. I test match di novembre per valutare i miglioramenti della squadra di Berbizier, un Sei Nazioni in cui vincere almeno due match per confermare attraverso i risultati il diritto, da qualcuno messo in dubbio dopo sette anni pieni di sconfitte, a partecipare al Torneo più antico del mondo. Poi a settembre una Coppa del Mondo per entrare tra le prime otto.


Niente male per una Federazione che, anno dopo anno, sta costruendo faticosamente un futuro diverso per uno sport che in Italia solo ora sale all’attenzione generale.

In fondo dalle nostre parti, calcio a parte, sono i risultati che possono far uscire dall’anonimato discipline che meritano molto di più.

Per il presidente federale Dondi, al suo secondo mandato, le soddisfazioni non sono mancate e il meglio(leggasi Coppa del Mondo, n.d.r.) potrebbe ancora arrivare.

Per esempio, quali dolci sensazioni quest’anno a Murrayfield…:”Per noi la prima vittoria in trasferta nel torneo delle Sei Nazioni ha avuto un sapore particolare.

Siamo alla nostra ottava partecipazione nel torneo e cominciava a risultare difficile spiegare ai colleghi anglosassoni quanto importanti fossero i progressi registrati di anno in anno dalla nostra squadra, soprattutto dall’avvento di Berbizier.

Il nostro gioco migliorava, come dimostrato nell’edizione 2006, ma le vittorie non arrivavano.

Vincere in trasferta, a Murrayfield dove l’anno prima erano cadute Francia e Inghilterra, in una delle fortezze storiche del rugby europeo farà in modo che gli altri ci guardino con un altro rispetto, d’ora in avanti.”

Quale bilancio per il Sei Nazioni più bello di sempre per l’Italia?:”Il bilancio del Torneo, nel quale per la prima volta abbiamo ottenuto due vittorie, non può che essere estremamente positivo.

Abbiamo battuto Scozia a Edimburgo e Galles al Flaminio, abbiamo messo paura all’Inghilterra a Twickenham, abbiamo chiuso con onore contro l’Irlanda che in questo momento gioca forse il miglior rugby, All Blacks a parte, perdendo nettamente solo contro la Francia all’esordio.

Inoltre, abbiamo finalmente fatto ingresso nelle prime 10 del ranking mondiale dell’International Board attestandoci al nono posto dopo essere stati addirittura ottavi.

Se consideriamo che ci siamo confrontati con realtà assolutamente superiori alla nostra come tradizione, numeri del movimento e budget possiamo constatare che la strada intrapresa è quella giusta.”

Ma i risultati positivi non riguardano solo il campo. La7 ha registrato record negli ascolti ed il Flaminio tre sold-out su tre, cosa significa per il rugby italiano?:”Moltissimo, significa un futuro roseo se saremo capaci di gestire le nuove possibilità.

Voglio ricordare, del resto, che il Flaminio registra esaurito anche nei test match fuori del Sei Nazioni.

Gli introiti devono aumentare se vogliamo mantenere il passo delle grandi e lo stadio deve diventare una fonte importante.

Proprio rispetto alla questione del Flaminio, dopo le recenti riunioni con il Comune e con il Coni registriamo grandi passi avanti.

Ora esiste un progetto concreto di aumento della capienza di circa 7-8000 unità, oltre all’ammodernamento della tribuna stampa e degli spogliatoi, ormai inadeguati.

Sono certo che presto cominceranno i lavori che saranno ultimati in tempo per la prossima edizione.

In fondo, portare il Torneo lontano da Roma sarebbe una sconfitta anche per me che ho sempre puntato sulla capitale per le partite degli azzurri, come avviene nei maggiori paesi.

Ma ora agli impegni presi dalle istituzioni dovranno seguire i fatti.”

Proprio Roma ha offerto una cornice meravigliosa, i 10000 a Piazza del Popolo non si vedono tutti i giorni:”Portare allo stadio e in piazza tanta gente è un grande orgoglio per il rugby italiano che oggi, finalmente, sente tutta una nazione alle spalle.

Non dimentichiamo da dove veniamo ma è certo che a settembre cercheremo di trascinare ancora di più la gente vicino alla palla ovale.”

Proprio i Mondiali in Francia potrebbero completare un anno eccezionale. Qual è l’obiettivo massimo?:”Non voglio parlarne(per scaramanzia, n.d.r.)!

Dico solo che, come faranno del resto gli altri, andremo per ben figurare.”

Il 4 aprile cominciano i Mondiali U.19 in Irlanda. Proprio l’U.19 e soprattutto l’U.21 hanno fatto registrare vittorie e progressi. Sono i primi risultati dell’Accademia azzurra di Tirrenia?:”Ogni fine settimana dell’attività internazionale mettiamo in campo almeno cinque selezioni.

La maggiore, la nazionale A, l’U.21, l’U.19 e la femminile con risultati incoraggianti.

La politica della federazione è quella di incrementare sempre di più l’attività e la formazione dei rugbisti di domani.

Siamo convinti che per costruire il futuro la strada sia questa, per questo investiamo tanto nell’Accademia e in tutte le iniziative in questa ottica.

Fa piacere raccogliere qualche risultato anche in questo settore, ma anche la federazione, come una piccola azienda, deve crescere in molti altri comparti, come il marketing e la comunicazione.”

La prossima rassegna mondiale segnerà la fine del contratto di Berbizier, avete avviato dei contatti per il futuro?:”Posso dire che la federazione ha avanzato delle proposte e che Pierre Berbizier si è detto disponibile a valutarle.

Da parte nostra c’è tutta l’intenzione di rinnovare l’accordo, con la massima disponibilità per metterne a punto le modalità.

Ora vedremo se l’intenzione sarà la stessa da entrambe le parti.”

Sembra giunto il momento per una riforma del rugby italiano. Arriverà dopo i mondiali?:”Da più parti si invoca un cambiamento e anche noi siamo convinti che sarebbe funzionale alla crescita del movimento, ma non dipende solo dalle decisioni della federazione.

Le soluzioni a cui pensano in molti(Selezioni o Superclub in grado di trattenere in patria i migliori azzurri, n.d.r.) richiedono uno sforzo economico che la federazione da sola non può sostenere.

Ciascuna delle componenti dovrà fare la sua parte nell’interesse comune.”

Come sono i rapporti tra la federazione e i club?:”Alcuni club(Treviso e Calvisano,n.d.r.) hanno avuto problemi con la Lega, non con la federazione.

Mi piace dire oggi che pensiamo che uscire dalla Lega non sia il modo migliore per risolvere i problemi che andrebbero affrontati dall’interno e insieme.

Mi auguro che i club rientrino in seno alla Lega per superare incomprensioni che in questo momento di crescita possono solo danneggiare il movimento.”

Lei è al terzo mandato, alcune voci parlavano di modifiche allo statuto della federazione per accedere all’eventuale terzo. Si candiderà?:”Anzitutto, ho ancora due anni, quindi oggi non ci penso.

Voglio però dire che in virtù di una normativa Coni per una conferma ci sarebbe solo bisogno di ottenerla con almeno il 55% dei consensi, non ci sarà bisogno di alcuna modifica, ma è presto per parlarne.

Abbiamo appena cominciato a raccogliere i frutti di un lungo lavoro attraverso le vittorie sul campo che non arrivano per caso, ma seguono una programmazione seria e rigorosa.

Inoltre, tradiscono i grandi meriti di coloro che lavorano dietro le quinte e che non hanno l’onore del proscenio.

Tutti insieme vogliamo continuare a lavorare per vincere.”


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