In volo con l’Italrugby. I ragazzi diventano uomini

Cardiff – Decolli sotto il peggior diluvio a memoria d’uomo visto a Roma, sorvoli le Alpi cariche di neve bianca come il silenzio lucide di un sole freddo e accuminato come una lancia di ghiaccio, atterri nella pioggia di Cardiff, domani comincia l’RBS Sei Nazioni 2014. Sotto un cielo basso, grigio, pesante l’acqua cade con lo stesso, instancabile ritmo delle stagioni qui molto simili tra loro.Intorno le facce dei colleghi, di qualche dirigente, ma soprattutto degli Azzurri.

Ciascuno con la sua storia, i suoi limiti, le sue speranze di vittoria, le sue poche certezze.

Prendi la faccia di Angelo Esposito, classe 1993, che domani scenderà in campo per la prima volta con sulle spalle la maglia che sogna da bambino.

I suoi occhi sembrano cercare la risposta a una domanda angosciante : sono nel posto giusto? Questo è davvero quello che volevo?

Dovrà trovare la risposta da solo, proprio come il rugby e la vita prima di lui insegnano.

Domani avrà i suoi compagni accanto, stretti in un abbraccio incatenato, solo fino alla fine dell’Inno di Mameli e che gli scaldi il cuore!

Poi si scioglieranno, ciascuno raggiungerà il proprio posto sul campo.

Qualcuno cercherà con lo sguardo gli avversari, sfidandoli sfrontato.

Altri cercheranno nell’estrema concentrazione la forza di sopravvivere alla battaglia, altri ancora, anche se non lo ammetterebbero mai, intimamente penseranno “l’hai voluto, adesso sei qua, cavoli tuoi!”.

Esposito si allontanerà dagli altri, più degli altri.

Gioca all’ala, la posizione estrema, unica compagna la linea laterale, e sarà solo.

Solo con le sue paure, nudo come il suo coraggio, l’anima il campo di battaglia delle due forze che agitano l’Uomo da quando è nato.

Di fronte avrà i fenomeni del Galles.

George North, Alex Cuthbert, uomini che hanno rivoluzionato il concetto di ala.

Entrambi oltre i 190 cm. di altezza, entrambi oltre, molto oltre i 100 kg. di peso, senza grasso, costruiti per vincere.

Angelo Esposito è alto 187 cm. per 90 kg. di muscoli, a scuola era quasi un gigante, domani sarà un ragazzo appena nato chiamato a gettare sulla sacra erba del Millennium Stadium, la cattedrale nella quale i sacerdoti vestiti di rosso officiano da più di un secolo il sacrificio agonistico degli avversari, tutto quello che ha.

Tutto quello che può.

La sua vita di ragazzo votato al rugby, il suo corpo che dovrà usare come se non fosse suo, la voglia di essere come loro.

Fenomeno.

Ci riuscirà?

Il rugby ci insegna che non è la meta il fine, ma come ci si arriva.

Puoi vincere, meglio!

Puoi perdere, certo.

Ma fallo da giovane italiano, con la voglia di difendere quella stoffa azzurra sulle tue spalle, quello scudo tricolore sul petto.

Domani sarà terribile, domani sarà meraviglioso.

Non è questo che desideravi da bambino?


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